Zoomax
Come non insistere con la Polinesia grazie al bellissimo racconto di Anna e Paolo. Conoscete già questa splendida coppia che a bordo di Zoomax sta girando il mondo da oltre 10 anni…. Le fotografie sono splendide, le esperienze raccontate altrettanto. Buona lettura
Mauruuru Fenua
Il titolo significa Grazie Polinesia in tahitiano.
Nel post precedente ci eravamo lasciati alla pass sud di Fakarava al plenilunio di giugno. La vita nelle acque della pass che abbiamo potuto osservare durante i giorni precedenti la riproduzione delle cernie resterà uno degli eventi subacquei più straordinari a cui abbiamo assistito. Sono cernie di un’unica specie, Epinephelus polyphekadion. Il loro comportamento è inconsueto, per natura schive e solitarie, in questa occasione si radunano nella pass a migliaia, disponendosi sul fondo e lasciandosi cullare dalla corrente. Sono totalmente indifferenti alla presenza dell’uomo, e si direbbe anche alle bolle emesse dai subacquei (che normalmente i pesci percepiscono come una minaccia). Quando vai loro incontro non si muovono fino all’ultimo momento senza degnarti di uno sguardo, e solo quando sei a pochi centimetri di distanza, aprono un varco per farti passare. La tranquillità delle cernie è di contrasto con il fermento che caratterizza le altre specie animali presenti nella pass. Si percepisce chiaramente che ci si sta preparando ad un evento speciale. Il numero di predatori aumenta di giorno in giorno, in particolare gli squali ma non solo, anche carangidi, barracuda, milk fish, tonni, fucilieri, etc. La notte di plenilunio, il 22 giugno, le cernie attendono che la marea inizi a calare e la corrente inverta la direzione, da entrante ad uscente. È in quel momento che avviene la riproduzione. Succede tutto in pochi attimi, le femmine rilasciano le uova che vengono fecondate dai maschi per poi essere trasportate dalla corrente in mare aperto dove avranno maggiori possibilità di sopravvivenza. Ed è questo il momento in cui i predatori fanno festa, approfittando della vulnerabilità delle cernie.
Durante la lunga permanenza alla pass sud, andiamo spesso a sgranchirci le gambe sull’isola di Tetamanu, dove vive una comunità di 30 persone, perlopiù impegnate a lavorare nel piccolo resort ‘Pension Tetamanu’ che ospita subacquei provenienti da tutto il mondo per immergersi nella mitica pass sud di Fakarava.
I mesi trascorsi a Fakarava ormai non si contano più! Giriamo per l’atollo in lungo e in largo sulla base alle condizioni del vento.
Siamo nella stagione di punta, la maggior parte delle barche in transito in Polinesia esplora le Tuamotu nei mesi di giugno-luglio per poi spostarsi alle isole della Società e proseguire verso ovest. Fakarava è uno degli atolli più frequentati. Durante uno dei maramu (forti colpi di vento da sud-est, piuttosto frequenti durante la stagione secca), ci troviamo ad Hirifa, l’ancoraggio più protetto, insieme ad altre 50 barche.
Si potrebbe pensare che la situazione sia intollerabile….”siamo arrivati fino in Polinesia per stare ammassati come in una baia in Sardegna ad agosto!”. In realtà in questi anni abbiamo trascorso molto tempo in ancoraggi remoti, godendoci il silenzio e la solitudine degli innumerevoli angoli incontaminati che ancora si trovano nell’immensità di questo oceano. Ogni tanto fa proprio piacere stare nel casino! Si conosce gente di tutto il mondo, con alcuni nascono delle belle amicizie, di giorno si organizzano esplorazioni di gruppo in acqua o a terra, al calar del sole ci si trova spesso a bere una birra in spiaggia oppure sui gommoni. C’è chi nuota, chi va sul paddleboard, chi fa kite o wing foil, chi pagaia in kayak o canoa, tutti dedicano una parte della giornata alle riparazioni o ai lavori di manutenzione sulla propria barca. C’è un buon spirito di collaborazione: ci si consulta, si condividono attrezzi e strumenti, ci si dà una mano.
Amo molto osservare quanto i bambini che viaggiano con le loro famiglie godano di questa vita. Dopo aver fatto scuola in barca con i genitori, passano il resto della giornata insieme ai bambini delle altre barche. Sono svegli, sanno pescare, pulire i pesci, se hanno sete raccolgono e aprono una noce di cocco. Ogni giorno si imbattono in qualcosa di sconosciuto, un frutto, un pesce, un insetto, affrontano le novità con curiosità e allo stesso tempo con prudenza. Quando sono in tanti è una piccola babele, diventano presto poliglotti e se la lingua è una barriera si arrangiano comunque a comunicare. Gli insegnamenti virtuosi per un bambino che fa questa vita sono innumerevoli. Cito solo i primi che mi vengono in mente: impara a razionare l’acqua in barca, a mangiare quel che c’è, a trascorrere lunghe giornate noiose durante le traversate, si sveglia quando sorge il sole e va dormire poco dopo il tramonto. Penso che, se fatta prima dell’adolescenza, l’esperienza di viaggiare per il mondo in barca gli darà un imprinting che si porterà dietro per tutta vita.
Bisogna tener conto che sugli atolli corallini delle Tuamotu non cresce praticamente niente, salvo Ogni due o tre settimane facciamo un salto a Rotoava, il villaggio di Fakarava, per fare cambusa. palme e qualche sporadico banano, quindi per rifornirsi di frutta e verdura bisogna aspettare l’arrivo della nave dei rifornimenti, che salvo condizioni meteo avverse o guasti tecnici, arriva tutti i mercoledì. La scena che si presenta è sempre la stessa: non appena viene scaricata la nave c’è l’assalto ai due negozi del villaggio. Si fa a gomitate per accaparrarsi quel che arriva, ed è sempre un’incognita. Di solito non mancano verze, carote, patate e se si è fortunati anche pomodori e melanzane. Per quel che riguarda la frutta, sembra incredibile ma è più facile trovare le mele importate dalla Nuova Zelanda che le papaye ed i manghi le cui piante a Tahiti grondano di frutti. Se non si è presenti quando la merce viene esposta e si arriva anche solo con mezz’ora di ritardo non si trova più niente!
È proprio un mercoledì di metà luglio che facciamo una buona scorta di fresco e partiamo per una tranquilla veleggiata notturna . La destinazione è Tahanea, un atollo disabitato che si trova ad un’ottantina di miglia da Fakarava.
Ci siamo già stati in passato e lo amiamo per i colori mozzafiato della sua laguna e per le sue acque cristalline. Questa volta ne approfittiamo con calma esplorando anche zone che non conosciamo. Un mese di godimento assoluto insieme agli amici norvegesi, Carine e Bruce di Noxoma, e gli americani Carmen e Tom di Sauvage, e Gill e Michael di Gerty.
Un giorno vediamo a poppa della ZoomaX lo sbuffo di una balena, abbastanza lontano, ma in avvicinamento. Dopo poco capiamo che sono due, e non solo respirano in superficie ma le vediamo anche battere le pinne ventrali (flipper-slapping) , tirare fuori la testa (spy hopping) e saltare fuori dall’acqua (breaching). Sono megattere. Quando sono a poche centinaia di metri ci avviciniamo con il tender, e insieme a noi gli equipaggi delle altre barche ancorate nei paraggi. Teniamo una distanza di sicurezza perché c’è anche un piccolo. Effettivamente notiamo che la balene hanno un atteggiamento protettivo nei suoi confronti e quando ci avviciniamo troppo il maschio si separa dalla mamma che resta con il piccolo e si allontana per creare un diversivo e cercare di attirarci verso di lui. Restiamo affascinati ad osservarle per più di un’ora, poi si spostano verso il centro della laguna.Questa è la stagione in cui le megattere migrano dall’Antartide per venire a partorire nella acque calde e protette dei tropici. La Polinesia Francese e Tonga sono dei veri santuari per la loro osservazione.
L’ancoraggio cui è stato dato il nome Seven, per la forma del reef che lo protegge, è bello da togliere il fiato. Ancoriamo in poco più di tre metri d’acqua con la chiglia della zoomax che quasi spazzola il fondo sabbioso con il brandeggio della barca. Nella foto si vede Paolo che ci passa giusto giusto.
Ci sono due piccoli motu. Ci andiamo a nuoto. Nel più grande dei due c’è l’insediamento di un ricercatore francese che si è stabilito qui per un anno per studiare i Prosobania parvirostris (chevalier des tuamotu, o titi in polinesiano), piccoli uccelli endemici, specie protetta a rischio di estinzione. Ad osservarli si capisce perché sono in pericolo. Hanno un atteggiamento troppo confidente, si lasciano avvicinare molto, scappando senza convinzione proprio solo all’ultimo momento. Il ricercatore si è costruito una capanna sopraelevata in mezzo al motu e ha un piccolo trimarano della Hobie per spostarsi nell’atollo. Purtroppo in queso periodo è assente, peccato, sarebbe stato interessante conoscerlo.
A fine agosto ritorniamo a Fakarava per l’arrivo di Vittoria, la nipote acquisita che abbiamo visto nascere e crescere, e che prima di affrontare il quinto anno del Politecnico e laurearsi in Design Industriale si è concessa una lunga vacanza agli antipodi. Dopo aver fatto un bel giro a Tahiti e Moorea, ci raggiunge alle Tuamotu con un volo interno.
Sappiamo che con lei ci divertiremo un mondo, era già cosi quando veniva in barca da bambina con gli altri nipoti.
È bello vedere la meraviglia nei suoi occhi quando si immerge nella pass sud di Fakarava, e ammirare la determinazione con cui impara ad andare sul kite surf, senza mollare nonostante i voli e le bevute. Si adatta ai ritmi di vita in barca con una naturalezza sorprendente, anche nei quasi cinque giorni di traversata verso le Marchesi, quasi tutti di bolina.
Già, la nostra permanenza in Polinesia sta per giungere al termine, e ripartiremo proprio dalle Marchesi, che 11 anni fa furono il primo scalo, il primo arcipelago polinesiano che visitammo . Allora il tempo pessimo si accanì: nuvole basse perenni ed incessante pioggia torrenziale sembravano volerci nascondere la bellezza di queste isole. Speriamo questa volta si concedano.
Arriviamo in piena notte a Fatu Hiva, nella famosa baia delle Vergini. Svegliarsi al mattino in un ancoraggio che si è raggiunto con le tenebre è sempre emozionante. Lo è ancora di più quando ai nostri occhi si presenta questo spettacolo.
Dopo tanti mesi alle Tuamotu, la vista di queste montagne imponenti ricoperte da una vegetazione così rigogliosa è come una boccata di ossigeno puro, ci carica di energia e ci mette di buon umore!
Ad Hanavave, il piccolo villaggio della Baia delle Vergini, ogni casa ha un giardino pieno di fiori e di piante cariche di frutti. La natura su queste isole è generosa ed è proprio su questo che si fonda la vita della popolazione di queste isole. È facile attaccare bottone con i marchesani. Sono aperti, desiderosi di descrivere con orgoglio la loro quotidianità che per molti è fatta di caccia, di pesca e di lavoro nei campi. In pochi hanno uno stipendio mensile sul quale contare, ma non aspirano neppure ad averlo. Ci dicono che la terra ed il mare forniscono loro tutto ciò che serve. In molti hanno anche vissuto altrove, a Tahiti o anche in Francia, ma sono tornati perché qui sono più felici. A completamento d’informazione bisogna dire che la buona qualità di vita ed il benessere della popolazione sono senza dubbio favoriti anche dagli ottimi sistemi sanitari ed educativi, forniti e finanziati dalla Francia.
Saltelliamo tra un’isola e l’altra, che sotto il sole, si mostrano in tutta la loro bellezza.
Il 16 ottobre giunge il momento di partire. Si riattraversa l’oceano Pacifico, questa volta verso est, con destinazione Panama. Una traversata fuori dalle rotte comuni, che affrontiamo con un sentimento contrastante di curiosità e di preoccupazione. Sarà lunga, oltre 4.000 miglia, e caratterizzata da condizioni meteo incerte.
Nel momento in cui scriviamo le ultime righe di questo post, stiamo avvistando terra americana, tra poche miglia arriveremo a Panama City.
Ma questa è un’altra storia che scriveremo a breve.
Abbiamo realizzato alcuni video che descrivono in immagini quello che qui raccontiamo a parole. Chi fosse interessato li trova sul nostro canale Youtube Sailing Yacht ZoomaX