martedì, Aprile 8, 2025

Ugo e il moro

Ugo e il Moro
di Ugo Marinelli


Ragazzi,
dopo varie amarezze patite negli ultimi tempi, ieri mi è capitata una cosa di quelle che mette contenti: sono stato al timone del “Moro di Venezia”, la mitica barca italiana finalista per la conquista della Coppa America allora di proprietà di Gardini ora dell’industriale Della Valle (quello delle scarpe). L’esperienza stata a dir poco da crepacuore per le concomitanze fortunate che si sono succedute.
Provo a raccontarvi come è andata.
In questi giorni il “Moro di Venezia” e ospite del porto di Ancona. Della Valle la comperò due anni fa per usarla all’inizio come barca laboratorio ma con l’intento finale di usarla come “testimonial” qual’ è ora. Sta infatti concludendo un giro che da Genova si concluderà a Venezia e nei vari porti ospita a bordo gli “esagitati” locali per passeggiate di un’ora scarsa. In ogni posto visitato ci sono state resse da stadio per prenotare un giro a bordo.
Con queste premesse ieri mattina prendo con me la macchina fotografica per scattare alcune foto dall’alto alla barca in navigazione (attorno al porto di Ancona ci sono alture con ottima vista) e mi avvio al circolo nautico per prenotare un giro ma con il cuore in pace che le probabilità di trovare un posto fossero zero.
Mi presento di fronte alla ragazza che raccoglie le prenotazioni, con il cappello in mano e gli occhi bassi (stile emigrante in cerca di lavoro) e tutto sembra confermare la triste finale: “Mi dispiace, non sono autorizzata a raccogliere altre prenotazioni” E poi: “Se vuole c’è posto subito altrimenti niente.” Se voglio? Altro che se voglio! “Però si deve togliere le sue scarpe che hanno la suola di gomma nera” Guardi signorina, io mi tolgo scarpe, calzoni, mutande, tutto……..” Mi guarda con sguardo compassionevole, io balbetto qualcosa del tipo: “corro a prendere la macchina fotografica in macchina, aspettatemi, non andate via senza di me.” Non so se abbia capito ma quando sono tornato c’era ancora tempo per salire.
Dal circolo nautico il bestiame (noi) viene portato con un veloce gommone a bordo del “Moro” già in attesa fuori del porto. Il bestiame ammonta a otto persone. L’equipaggio attuale è quattro persone, contro i sedici per le regate di Coppa America, grazie ad alcune comodità aggiunte alla barca (motore ausiliario, verricelli elettrici, avvolgifiocco etc.) che però l’hanno un po’ snaturata. Dico un po’ perchè rimane sempre un mostro: 23 metri di lunghezza, con un peso di soli 25.000 kg, albero alto 34 m (un palazzo di 10 piani circa), superficie velica minima 320 m2 (fate il raffronto con i vostri appartamenti, c’è da rabbrividire).
Appena a bordo l’accoglienza è molto cordiale e ci annunciano che oggi il giro, in via del tutto eccezionale, sarà di quasi due ore. Vai Ugo, questo sì che è culo (scusate ma ci voleva proprio).
OK, la barca comincia a prendere il passo, 4 nodi. 5, 6, 7, ……..8 nodi con una bava di vento (con la mia sarei dovuto andare a motore). Scatto alcune foto, mi piazzo vicino al timone e dico ad un ragazzo se mi scatta una foto mentre “fingo di timonare”. Il timoniere mi dice “Non c’è bisogno di fingere, puoi tenerlo tu, io sto qui vicino e controllo che non succeda nulla”. Beh ragazzi, io sono un tipo che mi controllo abbastanza, ho ormai una certa età, ma confesso che mi tremavano le mani. Mentre prendo il controllo della ruota del timone il log segna ancora 8.10 nodi dopo alcuni secondi crolla a 7.
Divento tutto rosso. Il timoniere mi dice con voce rassicurante: “si porta come tutte le barche a vela, questa è solo più grande ed un po’ più permalosa”.
Grazie non-mi-ricordo-più-come-ti-chiami ora sono più tranquillo, la velocità risale sino a 7.7, ma di più non riesco a farla andare.
Andiamo un po’ avanti così risalendo il vento che proviene dalla nostra dritta (destra), viriamo, ma dal nuovo lato la barca fa le bizze e crolla a 6.5 nodi per riprendersi sino a 7. No, decisamente con questa andatura di più non so fare. Viriamo di nuovo riportando il vento sulle mura di dritta. Andatura identica alla precedente, ora sento meglio le vibrazioni del timone, la velocità sale, mi concentro, sale ancora sino 8.05. Sono felice.
Mi accorgo che sto tenendo il capo piegato da un lato come faceva Paul Cayard durante la Coppa America.
Mi sento un pirla, raddrizzo piano piano la testa con fare noncurante, ma per pensare a questo la velocità crolla di nuovo a 7.
Maledetta barca, sei veramente permalosa, bisogna pensare solo a te.
E a tenere la testa piegata come un pirla.