mercoledì, Aprile 2, 2025

Nini Sanna

Il navigatore Vittorio Malingri ricorda il velista-scrittore scomparso di recente. “Era una persona che sembrava uscita da un libro”

VITTORIO MALINGRI


Nini Sanna alla Rolex Giraglia 2019

Si chiamava Salvatore Sanna Cherchi, ma tutti lo conoscevano come Nini Sanna. Che personaggio! Sardo di Banari, diplomato Nautico, capitano di lungo corso, una vita in Liguria dove ha aperto nel 1972 ad Imperia la scuola Veladoc. Velista, scrittore (avventure sul mare), avventuriero nella migliore delle accezioni. C’eravamo visti l’ultima volta davanti a una birra al Bar du Port di Saint-Tropez, insieme con Francesco Bascianelli, il compagno di barca – un 42 piedi – con cui si apprestava a correre la Rolex Giraglia 2019. Barba bianca, cappello a falde larghe, occhiali sportivi e sigaro. Aveva anche il look del lupo di mare. Se ne è andato a 86 anni. Lascio però a Vittorio Malingri, navigatore, l’onere del ricordo. Ha scritto un post molto bello, che mi ha concesso di pubblicare. (f pozzo)


La foto di Nini Sanna postata da Vittorio Malingri

Io me lo ricordo così come in questa immagine.

Da molto giovani io, Giovanni Soldini Enrico “Jons” Caccia, Claudia Palisi “Zia Claude”, Maurizio Sommariva “Morris”, e altri amici, a cui mio padre faceva scuola vela a Sanremo, abbiamo conosciuto Nini Sanna.

L’abbiamo amato subito, il tempo passato assieme a Nini era preziosissimo. Nini per noi é sempre stato un Guru. Sono quello che sono anche parecchio per colpa sua. Ci ha aperto gli occhi sui dislocamenti ultraleggeri, le sue barche erano disegnate da Santarelli e Bill “the wizard” Lee.

Con Nini e Ida (Schiavi) tiravamo molto tardi in quadrato davanti a del buon vino o rhum. Il fumo di sigaretta si tagliava con il coltello. Con lui, che per noi era un adulto, era valido tutto; erano tempi in cui ci piaceva non essere politically correct, chiamare le cose con il loro nome, ridere a crepapelle su battute pesanti e ascoltare racconti veri vissuti da persone reali.

Nini era l’avventura in persona, sembrava uscito da un libro, di quelli che scriveva lui. Comandante di rimorchiatore d’alto mare, anni in Indonesia con un equipaggio Malese; ne hanno fatte una piú di Bertoldo, un Corto Maltese in carne e ossa.

Si, passavano ore a guardare “Flying Shamal”, la sua barca, un flying duchman di 45′ piedi. Il Gio e il Morris ci hanno fatto anche qualche regata, io non potevo perché ero figlio del Guru delle barche solide.

Poi ci siamo iscritti tutti alla Trasmed, regata fighissima. Partenza in gennaio da la Grand Motte, giro attorno a Mahon, Aiaccio. Poi Aiaccio Tunisia, Tunisia Alessandria di Egitto, Egitto Turchia. Il ritorno one shot Turchia-La Grande Motte.

Botte da 70 e anche 80 nodi, alla faccia della Vendée Artique cancellata in questi giorni.

Una l’ho fatta con il CS&RB, la seconda con il Moana45′ di Enzo “Fonty” Fontana, anche lui sempre con noi a San Remo a ridere, bere e raccontare. Anche Enzo da tempo in navigazione con la sua piroga verso l’isola dei Navigatori.

Un giorno nel canale di Sicilia, durante una botta di 50 nodi e le onde più alte che abbia visto in Mediterraneo, il Moana Bio Bip inseguiva Flying Shamal. C’eravamo tutti, io, il Fonty il Gio, Morris, Jons. Dall’ onda davanti a noi l,’unica cosa che si vedeva di Flying Shamal era la testa d’albero. Nini navigava a secco di vele e lo abbiamo passato. I giorni seguenti si é messo all’inseguimento e ci ha raggiunto proprio nell’enorme antiporto di Alessandria d’Egitto a pochi metri dalla linea di arrivo. Entrambi sotto spi in mezzo alle navi ormeggiate e in movimento. Nini ci raggiungeva inesorabile. Sticazzi, facevamo il tifo per lui anche noi, già vederli a galla e vivi dopo quello che avevamo passato era un miracolo. Ad un certo punto ho orzato passando davanti al bulbo di una nave, tagliandogli la strada, il che ha impedito a Nini di fare lo stesso e tagliare la linea davanti a noi.

Non l’ho mai visto così incazzato. Non era per la regata, in quel momento era il comandante di lungo corso a farmi un cazziatone fotonico. “Certe cose non si fanno, ci sono delle regole in mare, vanno rispettate….” ovviamente aveva ragione.

Qualche mese fa mi ha chiamato per farci i complimenti per il disegno del nuovo Moana35′, il nuovo corso dei Moana é ultraleggero. “Sono anche figlie tue Nini, lo siamo in tanti. Buona navigazione bevetevi un rhum alla nostra salute assieme a Francone ed Enzo”, gli avevo detto.

Colgo questa occasione per ricordare a tutti, pubblico e giornalisti, infiammati per dei cosiddetti “navigatori” che forse prima di fregiarsi di questo termine dovrebbero fare qualcosina in più che seguire delle rotte già tracciate, che i nostri più grandi navigatori viventi sono ben altri. E ce ne è ancora uno solo tra noi oggi. Gente come Nini che oltre ad andare molto forte in mare ci andava per cercare la LIBERTÀ. Per farlo, al contrario della stragrande maggioranza di questi, lasciava a casa tutte le dinamiche contorte e ipocrite del mondo di terra.

Si navigava verso l’orizzonte con una vecchia giacca di cerata gialla sgualcita, un maglione di lana fatto a mano, un cappello di lana con il pon pon, tantissimi sogni da raggiungere… e da raccontare.

Ti voglio bene Nini.