Genova nel cuore
Ciaociao, e così anche il salone 2021 di Genova è andato… ma nonostante i media ne abbiano esaltato i contenuti e le presenze straripanti, posso confidarvi che non è stato così.
La vera “vendita” sono stati il progetto del waterfront che vedete sopra e l’attesa di un salone del 2024 che strabilierà il mondo….. staremo a vedere, chi ci sarà vedrà….
Comunque una settimana a Genova mi ha riportato indietro di 50 anni, perchè questa città è stata la mia seconda patria per molti anni quando navigavo con le navi della Costa Armatori, ed “il passeggiar m’è stato dolce fra i caruggi ”.
Allo stend del Frangente c’è stata una discreta affluenza, anche se inferiore alle attese, causa anche il contingentamento dei biglietti, ma la mia attenzione era volta a promuovere l’iscrizione a RTM, e non era scontato che chi comperava un libro lo facesse. Così si sono avvicendati amanti della vela, velisti in erba, skippers, anche semplici lettori, ma solo lunedì abbiamo incontrato velisti “puri” , con i quali è stato interessante condividere lo spirito del sito rottedituttoilmondo.
Per noi velisti non ci sono state novità a vedere: praticamente barche a vela tutte sopra i 42’ e due soli cantieri presenti con una certa gamma, il resto ( molto poco) tutte mega barche di lusso, o quantomeno per un pubblico ristretto.
Il Frangente ci aveva riservato un appartamentino “da Elisa” sopra Piazza Dante, ultimo piano con vista sulla città….super…., vicino alla casa di Colombo (che era uscito in barca per una traversata atlantica…ahahah), proprio a due passi da Via XX Settembre e dalle fermate degli autobus.
Sono un romantico, e l‘emozione di trovarmi davanti al grattacielo dove una volta c’era l’ufficio di collocamento della Costa era forte, non vi dico la voglia di rituffarmi nei caruggi per ritrovare un ambiente che mi aveva “ospitato” 50 anni fa…..e così non ho saputo resistere alla tentazione di addentrarmi nel ghetto, oggi una casba per la frequentazione extraeuropea…. per vedere se era ancora in “vita” la trattoria dove andavo ai “miei tempi”, era la fine anni 60: un locale con due soli tavoli lunghi e stretti ( alla genovese….) dove si mangiava gomito a gomito, non più di una ventina di persone.
Ero giovane, avevo sempre fame…consumavo…. e Franco ( il titolare, un omone grande e grosso), mi aveva preso sotto la sua ala protettrice; durante il corso di radarista dormivo in arsenale a bordo dell’ANNA C. , e la sera arrivavo in trattoria dopo il secondo turno e per me c’era sempre un piatto abbondante di tagliolini con l’aragosta <………magna toso, mi diceva…..>
Poi ho cambiato vita, e negli anni ’80 sono tornato spesso a Genova da Milano per lavoro, ma Franco aveva ceduto l’attività e si era trasferito a Tasso di Lumarzo;un giorno ho deciso di andare a salutarlo, un’ora di macchina fra le montagne sugli Appennni, ma purtroppo lui non c’era, e da allora non ho più avuto modo di andare a Genova se non in giornata per la visita al Salone della Nautica, e così ho perso il contatto con lui..
Orbene, sono passati oltre 50 anni dai “miei tempi”, ma certi ricordi sono indelebili, anche perchè mi piace avere davanti tutta la mia vita, e così mi sono messo di buzzo buono per sapere se qualcuno aveva continuato l’attività di quel ristoratore, e martedì pomeriggio, alla chiusura del salone, ho ripercorso su e giù i caruggi sopra piazza Caricamento ed ho trovato l’osteria in predicato, che oggi si chiama Archivolto Mongiardino. C’era una signora che lavava i piatti, le ho chiesto se sapeva qualcosa di Franco, e mi ha detto che ancora adesso ci sono persone che vanno a mangiare da lei e parlano di lui, ma la notizia sorprendente è che aveva una figlia, Barbara, che dopo la sua morte ha continuato con successo l’attività sempre a Tasso.
Ho cercato in internet il ristorante da Franco a Tasso, l’ho trovato, ed ho scoperto che effettivamente è un locale di successo, dove si apprezza la storia di Genova in un piatto di scampi. Pesce fresco, piatti sempre diversi a seconda del pescato giornaliero: baccalà, i ravioli di pesce, tagliolini fatti in casa conditi con crema di pinoli e tagliolini con sugo di scampi la classica frittura mista e il dolci fatti alla maniera casalinga. Leggendo queste righe non ho resistito alla tentazione di contattare sua figlia; l’ho chiamata al telefono, dovevo ricordare Franco, raccontarle che lo conoscevo bene, e in questo modo rendergli “omaggio”.
Ho avuto un piacevole “amarcord” con lei……chissà se andrò mai a trovarla…….mi piacerebbe….
Sono entrato in clima di ricordi e a questo punto vi racconto un altro episodio: a Genova abita Gianfranco, che mi ha “svezzato” al primo imbarco da allievo, anche con lui ho mantenuto buoni contatti, e questa mia permanenza a Genova è stata l’occasione prima di gustare a casa sua il baccalà ( quello salato, mentre noi veneti chiamiamo baccalà quello secco!!) con le verdure al forno, e poi sulla strada del ritorno attraverso la Val Trebbia una deviazione fino al valico del Fregarolo, dove la ristoratrice Norma ci ha fatto assaggiare alcune prelibatezze che meritano il pur scomodo viaggio: i pansotti con il sugo di noci, il risotto con le erbe ed i funghi, il cinghiale alla cacciatora e l’agnello fritto…….. vi assicuro che ne valeva la pena.
Questa è la ricetta originale del baccalà alla genovese: cipolle, peperoni, patate, olive taggiasche, pinoli, pomodori (messi a 3/4 della cottura), nonché aglio, prezzemolo e olio, e a chi piace anche peperoncino.
Poi però al vostro gusto potete unire anche zucchine , melanzane e poche carote.
Beh, per chiudere questa parentesi culinaria vi informo che chi dovesse andare a Genova e volesse gustare una gran pasta al pesto dovrebbe andare al Rosmarino, mentre per una cena di pesce “giusta” da Vittorio al mare, oppure alle Cicale Bistrot, dove consiglio una tartare di ricciola …..e buon appetito.
E adesso parliamo di barche, della mia: non so se vi avevo detto di aver scoperto che il serbatoio principale aveva una perdita, e così sabato con Graziano abbiamo provveduto a vuotare tutto il gasolio in taniche e “disarmare” la dinette per portare alla luce il serbatoio e cercare di capire dov’era il problema e come risolverlo.
La mia barca ha un po’ di anni, e forse questo era uno degli ultimi interventi che mi aspettavo di dover affrontare, ma quando succede bisogna aggredire il da farsi, e così ho scoperto che attraverso una piccola infiltrazione di acqua di mare attraverso i candelieri, peraltro risolta con il rifacimento della coperta, si era formato un deposito di sale sopra il cielo del serbatoio che ha corroso l’acciaio, con la formazione di alcuni pori di “trasudazione” dai quali con la pressione usciva un po’ di gasolio.
Inoltre ho scoperto che il galleggiante del serbatoio non funziona bene e non mi da i valori giusti, oltre al tubo di sfiato che si è intasato…..forse a causa della mucillaggine o delle vespe che ostruiscono il foro di uscita sulla fiancata.
Per fortuna l’evidenza del problema è emersa in Italia, fosse capitato in Grecia sarebbe stato difficile affrontarlo e risolverlo velocemente.
Qui invece abbiamo subito sbarcato il serbatoio e ho già dato disposizione di farne fare uno nuovo in acciaio 316.
Si, perchè non sono certo l’acciaio di quello sbarcato avesse questi valori, mentre la garanzia per un serbatoio in acciaio inox preferisco sia 316….. in mare con la salsedine e l’umidità i materiali devono essere di ottima qualità
Certo che il Sound of Silence ha ricevuto molti “regali” da questo anno pandemico….. che sia effetto del covid?