Coco Bandero
Anna Paolo Zoomax presso San Blas Islands Panama
Lo scorso numero vi ho raccontato di Zoomax e delle San Blas, ricordando anche il mio passaggio in quell’arcipelago. Non avrei mai immaginato di leggere la notizia che mi è arrivata sempre da Zoomax: la scomparsa dell’isola Coco Bandero. Ho fatto una ricerca in internet e purtroppo l’isola è scomparsa già da qualche tempo, ma non sono ancora state chiarite le vere ragioni. Vi riporto alcune notizie tratte da un articolo di Valentina Pigmei su Coco Bandero, di una leggenda dei Kuna, e delle reali cause che potrebbero ave causato la “sparizione” dell’isola…
Di seguito l’articoletto di Anna e Paolo, la foto dell’isola quando era ancora abitata dall’unica famiglia, e di ciò che è rimasto…
«L’altro giorno siamo tornati a Coco Bandero, dopo 13 anni, ed il paesaggio che si è presentato ai nostri occhi ci ha lasciato senza parole. Una delle isole che compongono questo piccolo arcipelago è scomparsa!
Non sappiamo se la causa sia da attribuire al cambiamento climatico o all’incuria della popolazione locale che a forza di tagliare palme ne ha provocato la totale erosione.»
Coco Bandero era un’isola non più grande di un campo da calcio, abitata da una sola famiglia comandata da Rosalinda, un’anziana signora india dallo sguardo al contempo minaccioso e accogliente. Come tutte le donne sposate, Rosalinda indossava abiti vistosi, un corpetto di stoffe colorate, braccialetti (wini) alle caviglie e un fazzoletto rosso e giallo in testa. Sulla riva più esposta di Coco Bandero c’erano montagnole di coralli dal colore rosa pallido. Scrivo «c’erano» perché l’isola, che negli ultimi tempi si era visibilmente rimpicciolita, oggi non esiste più proprio a causa, sostengono i Kuna, della maledizione della manta.
Raccontano che Rosalinda, abile comunicatrice, fluente sia in spagnolo che in inglese, avesse aperto l’isola al turismo dei mochileros, ovvero gruppi di ragazzi e ragazze con lo zaino in spalla, in arrivo dalla terraferma in cerca di avventura, e cominciato ad arricchirsi troppo. Per far spazio ai turisti, lei e la sua famiglia avevano sradicato palme e barriere di coralli, scatenando la rabbia e l’invidia di alcuni Kuna che, per punirla, avevano seppellito una manta sotto la sabbia di Coco Bandero. Oggi Rosalinda non c’è più, ha lasciato questo mondo, scomparsa insieme alla sua isola, ma nei miei ricordi si è fusa insieme al paesaggio: l’idea che quest’isola, a causa dell’innalzamento del livello del mare e dell’azione dell’uomo, sia stata risucchiata dall’oceano, è così doloroso che preferisco pensare che sia davvero stata colpa della manta.
Coco Bandero non è l’unica isola ad avere avuto un triste destino. Il 29 maggio del 2024 è stato ufficialmente effettuato, con una decina di anni di ritardo rispetto alle previsioni, il trasferimento dei primi Kuna dall’isola di Gardi Sugdub (“Isola del granchio”) verso la terraferma, nel nuovo insediamento di Isber Yala o Nueva Cartì, a 15 minuti di barca. La notizia che un’isola, abitata da 1.300 persone e grande come cinque campi da calcio, verrà a poco a poco svuotata per via del cambiamento climatico ha fatto il giro del mondo. L’agenzia Reuters ha scritto: «Se gli isolani abbandoneranno le loro case come previsto, l’esodo sarà uno dei primi attribuiti all’innalzamento del livello dei mari e al riscaldamento globale».
«….E dunque ogni volta che saprò di un’isola che sparisce mangiata dall’oceano e dal mare che sale, penserò alla leggenda della manta seppellita nella sabbia: in fondo questa storia ha molto di vero, dice che l’emergenza climatica è anche una punizione per lo sfruttamento sconsiderato della terra e del mare.»