martedì, Dicembre 3, 2024

Bernard Moitessier, l’uomo, il navigatore e l’Onda del destino

Il grande navigatore e scrittore Bernard Moitessier è un mito della vela, pioniere della navigazione in solitaria e grande scrittore. Scorrendo la sua biografia si intravvede un’Onda del destino che varie volte lo investe, distruggendo barche, amori e sospingendolo a vagabondare per il mondo. Solo alla fine, nell’ultimo tentativo “Tamata” (in polinesiano “tentare”) riesce a trovare l’Alleanza con gli elementi e la pace nel suo spirito inquieto. L’Onda divenuta gentile può così sospingerlo con l’animo alleggerito e il perdono degli spiriti della sua terra natale nell’Ultimo viaggio.

Il suo viaggio inizia nel ventre materno, come scrive lui da “embrione inconsapevole”, quando i giovani coniugi Moitessier decidono di lasciare la Francia nel 1925. Il padre fresco di studi in Commercio e la madre con tele e pennelli si trasferiscono in Indocina, ad Hanoi dove nasce il primogenito. Dato a balia ad una indigena, Bernard si immerge nella natura vergine e nella cultura pervasa di spiriti e rituali. La sua prima infanzia mette le basi di quell’Alleanza con la natura di cui parla nei suoi libri e che mai lo abbandonerà.

In età scolare si fa cacciare da tutte le scuole, attirato più dal richiamo della natura circostante che dai libri. Quindicenne approda infine all’Istituto Industriale di Saigon e alla Scuola Agraria di Ben Cat dove apprende le nozioni tecniche che gli serviranno in barca.


Bernard Moitessier – l’uomo, il navigatore e l’Onda del destino – The wave © Sara Stocchi – pasta modellante e acrilico su tavola


Moitessier: La navigazione e l’Onda

La navigazione entra nella sua vita in modo naturale: inizia a veleggiare nel golfo del Siam sulle giunche dei pescatori. Racconta nei suoi libri l’esperienza avuta a 13 anni con il padre di un amico, suo primo mentore del mare. Una tempesta li aveva sorpresi lontano dall’approdo e attendevano sottovento all’isola di Hon Non Tai che si esaurisse. Dopo una settimana all’ancora stavano rientrando al villaggio e un’onda anomala e imprevista li sorprende e li costringe a passare ore a svuotare la barca.

 
Bernard Moitessier – Giovane ed irrequieto

Bernard impara dal pescatore una prima grande lezione che sarà profetica per tutta la sua vita. « Subito dopo il cattivo tempo , si pensa che tutto sia tornato normale, ci si sente felici e si tende ad abbassare la guardia. È allora che, un’ultima grande Onda può sorgere dal nulla e affondare la barca in un attimo. Fu così che l’antenato del padre di Kieu fu tratto in inganno. Se quel giorno non fosse intervenuto il delfino, per lui sarebbe stata la fine, come oggi è mancato poco che succedesse a noi.

Quell’Onda tenterà per tutta la vita di sorprendere Moitessier, affondando le sue barche, lasciandolo senza soldi sulle spiagge e scandendo sempre nuovi finali ed inizi. Il Delfino, la sua forza interiore e il suo coraggio, però lo terrà a galla e lo salverà sempre.


La prima traversata

A ventidue anni, nel 1947, decide di partire definitivamente e lasciare l’attività commerciale di export di famiglia e la casa paterna. Il vero battesimo della navigazione d’altura, dopo una piccola attività di cabotaggio commerciale, avviene nel 1951 con l’amico Pierre Deshumeurs.

I giovani avventurieri armano un ketch di 12m, vecchio e malandato, lo Snark e partono per una traversata tra Indocina e Indonesia, toccando Singapore. Un rocambolesco viaggio che si conclude con l’affondamento della barca consumata dalle teredini ma rafforza in Bernard la voglia di scoprire e navigare ancora.

Inizialmente scrive solo dei diari di bordo per registrare i meri eventi, ma con la lettura di autori contemporanei sviluppa un grande talento narrativo. Le tappe della vita e del duraturo connubio tra Moitessier, le barche ed il mare sono scandite dai suoi libri:

 Bernard Moitessier – Il viaggio dello Snark

La notorietà

Moitessier raggiunge l’Europa e la notorietà dopo i 33 anni, quando reduce dai naufragi delle sue prime barche cerca rifugio e pace. Tenta di conformarsi alla vita occidentale: lavora come rappresentante per una casa farmaceutica e trova una compagna e molti amici.

Non abbandona però i sogni di mare: elabora il progetto di una barca in acciaio, solida e sicura, che fa disegnare da Jean Knocker. Le attrezzature per la costruzione e lo scafo vengono fornite dal cantiere Meta di Jean Fricaud che spinge Bernard anche a scrivere e pubblicare.


Bernard Moitessier – In navigazione

Nel 1961 la svolta, un doppio matrimonio attende Moitessier: con Françoise de Cazalet e con Joshua, in onore di Slocum, la sua nuova barca. Prosegue in parallelo la passione per le due, Bernard decide di intraprendere un viaggio di nozze speciale con Françoise verso Tahiti, a bordo di Joshua.

L’Onda lo porta a non navigare più da solo a vista ma con nuovi obiettivi e nuovi orizzonti da condividere. La barca viene armata con economiche ma robuste attrezzature: ricava ad esempio gli alberi da pali del telegrafo, inizialmente ha poche vele ma non verricelli.

Il viaggio di nozze

Dopo un paio di stagioni in Mediterraneo a fare scuola vela, nel 1963 Moitessier salpa con Françoise per una grande avventura. Joshua li accompagna fedele dalle Canarie alla Martinica, dal Canale di Panama alle Galapagos, dalle Isole Marchesi a Tahiti.

Bernard inizia a riflettere su quanto sia diversa la vita in mare e a terra: « Credevo d’essere un solitario perché non concepivo che si potesse navigare altrimenti che da soli. Mi accorgo adesso di come la solitudine in mare possieda colori intensi, violenti talora, ma sempre caldi. Non hanno niente in comune con quella specie di grigiore, di vuoto totale che tocca a una persona senza compagni. Immerso tra una folla indifferente che va sempre di fretta. »


Bernard Moitessier – Joshua 1963-1966

La vita di mare continua ad esercitare un forte richiamo su Moitessier a discapito delle convenzioni e ritmi della vita a terra. Le sue scelte saranno condizionate in futuro da queste lunghe navigazioni senza scalo, in cui il navigatore si sente integro e al posto giusto. Come uccelli d’alto mare Bernard e Françoise si sentono parte della comunità di altri vagabondi dei mari che incontrano nel loro viaggio.


“Dammi vento e ti darò miglia”

Arrivati a Tahiti, dopo otto mesi di navigazione tranquilla tra le isole i due coniugi sentono l’urgenza di tornare in patria. Françoise ha lasciato in Francia i tre figli avuti dal primo matrimonio e Bernard le aveva promesso di non stare troppo lontani da loro. Un’idea folle prende forma ancor prima di passare il canale di Panama: il navigatore voleva tornare via Capo Horn.

 Joshua stessa lo incoraggia e sussurra da prua al suo comandante. « Sono una buona barca, ma non sbagliare la strada, dammi vento e ti darò miglia, migliaia di miglia». Come racconta Moitessier nel suo libro “Capo Horn alla vela”.


Bernard Moitessier – Riparazione di una vela in navigazione

Il 23 novembre 1965 partono da Moorea alla volta di Gibilterra convinti a seguire la “rotta logica” ma non scontata. Percorrono 14000 miglia senza scalo, in quattro mesi tra le burrasche delle alte latitudini e onde gigantesche e anche Joshua mantiene la promessa. La storia ricorderà l’impresa di Bernard ma anche quella di Françoise, prima donna, senza esperienze precedenti, a doppiare Capo Horn.


Françoise Moitessier – 60000 milles à la voile di Françoise Moitessier

Il giro del mondo in solitaria e “La lunga rotta”

Rientrato a casa questa volta sull’Onda del successo e della gioia, fatica però a ricominciare la vita di terra. « Sento una voglia terribile di ritornare a vivere sull’acqua”, confessa quasi giustificando le decisioni che prenderà in seguito.


Bernard Moitessier – Joshua

Costretto dalle condizioni economiche sempre precarie, scrive di getto “Capo Horn alla vela”, il resoconto del loro splendido ed incredibile viaggio di nozze. Ma nemmeno l’ammirazione del pubblico lo conforta, anzi si sente un “traditore” a monetizzare i ricordi della sua anima.


Moitessier e la Golden Globe Race

Progetta per Joshua una nuova sfida, mai tentata prima: un giro del mondo senza scalo doppiando i grandi capi (Buona Speranza, Leeuwin e Horn). Nello stesso anno, nel 1968 The Sunday Times annuncia la regata Golden Globe Race che coincide esattamente con il progetto di Moitessier. Una regata in solitaria intorno al mondo, senza scalo con partenza da un qualsiasi porto in Inghilterra, doppiando i tre capi e ritorno.


Francis Chichester – Gipsy Moth IV

Indeciso se degradare la sua sfida ad una prova sportiva, alla fine accetta il retto e parte il 22 agosto da Plymouth. Finalmente solo in mare ritrova se stesso: « Le gioie del marinaio sono semplici come quelle dei bambini.”, commenta Bernard. Joshua è una compagna fedele che lo segue nella sua corsa, tanto che doppiati i tre capi Moitessier si trova in testa. Supera anche Robin Knox-Johnston che era partito un mese prima di lui.


Golden Globe – Robin Knox Johnston


La lunga rotta

Ma qualcosa scatta in Bernard, la mano sul timone gira e punta di nuovo su Capo di Buona Speranza e oltre, verso Tahiti. Rinuncia alla vittoria sportiva, al premio di 5000 sterline per il viaggio più veloce e al trofeo d’oro per il primo arrivato. Al resto del mondo giustifica con queste parole la sua scelta. « Proseguo senza scalo verso le isole del Pacifico, perché sono felice in mare e forse anche per salvare la mia anima».


Bernard Moitessier – La lunga rotta su Joshua 

Il pubblico si divide: c’è chi vede nella decisione la sua debolezza e lo giudica perdente e chi lo eleva al di sopra del conformismo. La sua Onda lo deviò dal giusto cammino o lo portò così in alto da vedere altre prospettive che da terra non si comprendono? Non si può giudicare allora come ora, Moitessier fece la scelta giusta per lui, per la sua anima, in quel momento.


La motivazione della sua scelta

In “Tamata e l’Alleanza”, quasi un suo testamento spirituale in alcuni passi, ritorna sulla sua decisione e la motiva: « La meta originaria è quasi all’estremità del bompresso, ma tutto svanirebbe se io mi accontentassi. La verità che inconsciamente cerco, si svelerà poco alla volta e ora so che essa mi chiama infinitamente più lontano. Tornare ora equivarrebbe a non essere mai partito. Sarebbe la tacita accettazione delle regole del vecchio gioco imposto dagli altri. Sarebbe tradire me stesso.


Bernard Moitessier – Tamata e l’alleanza                                        


Bernard Moitessier – La lunga rotta

Il sole, il mare, il vento, la Croce del Sud così alta in cielo. Gli albatri che vedono ogni cosa uguale e planano rasenti alle onde, sfiorandone creste e cavi per indicarmi la rotta… tutto me lo dice all’unisono, nel canto del vasto silenzio azzurro dove naviga la mia anima da tantissimo tempo.»

Moitessier percorre più di 37000 miglia con Joshua compiendo un giro e mezzo del globo, riconfermando le sue grandi doti marinare. Arrivato a Tahiti nel giugno 1969 scrive il libro di questa sua impresa “La lunga rotta” che viene pubblicato due anni dopo.

Rinuncia ai diritti d’autore del libro per offrirli al Papa ed ad associazioni ecologiste ma la sua campagna non trova riscontri. Deluso cerca di creare il proprio piccolo paradiso personale su un atollo polinesiano, abbandonando per sempre l’Europa e il materialismo occidentale.


I primi viaggi: Vagabondo dei mari del sud

Per capire la rinuncia di Moitessier al conformismo e alla cultura occidentale bisogna fare un salto indietro nel tempo, agli anni della guerra in Vietnam. Quando ventenne stava appena iniziando a seguire il suo sogno, una cruda realtà lo riporta a casa ed è un’Onda che rischia veramente di affondarlo.

L’Indocina viene invasa dal Giappone quando la Francia perde la Seconda Guerra Mondiale. Dopo il Bon Vien Tua, “il fiore/bomba che uccide tutto” anche l’impero nipponico capitola ma arriva il regime comunista Viet Minh.

Moitessier si arruola nel Gruppo Volontario della Liberazione e i suoi fratelli collaborano con una compagnia di tiratori cambogiani. Un tragedia colpisce i suoi fratelli: Françou uccide un loro amico d’infanzia e si suicida e Jacky scappa tormentato dai rimorsi in Guaiana. La famiglia collassa, il padre soccombe, gli amici fraterni muoiono, Bernard per salvarsi torna in mare, ma questa ferita non si rimarginerà mai.


Il Marie Therese

Dopo la prima navigazione sullo Snark e gli orrori della guerra Moitessier sa che può rifugiarsi ed evadere solo in mare. Acquista una nuova barca, la sua nuova passione, il Marie Therese, una giunca di legno a cui dà il nome di un’innamorata.

« Una barca è la libertà, non solo il mezzo per raggiungere una meta, come credevo non molto tempo fa. Piccola casa spartana che porto con me e che mi trasporta dove voglio nel mondo, Marie Therese, rappresenta adesso la ricca solitudine dei grandi spazi. Dove passato e futuro si fondono per divenire l’istante presente nel canto del mare. »

Nel 1952 parte da Singapore per la sua prima traversata in solitaria dell’Oceano Indiano da nord a sud, sfidando il monsone. Si rafforza ancora di più il suo legame con la barca, come scrive, « Noi siamo due: Marie Therese ed io. Questa fusione dell’uomo e della barca si è costituita progressivamente, per tappe: al nostro primo incontro ero semplicemente innamorato di questa bella giunca. Ma affinché l’uomo e la barca fossero un tutt’uno ci voleva proprio il monsone dell’Oceano Indiano. Mare in cui ci siamo infilati candidamente “per vedere se era vero”.


Bernard Moitessier – Un vagabondo dei mari del sud

Ed “era vero”: il monsone non giocava; abbiamo rimontato insieme quell’inferno di venti contrari per uscirne dopo sei settimane. Quell’inferno portò in superficie l’istinto animale che prese possesso dell’unità “barca-uomo”, dandole l’unico ordine di resistere. » Spiega così nel “Vagabondo dei mari del Sud”.

Conclude questa impresa incredibile con la randa strappata e con un’altra Onda del destino: per un errore di carteggio naufraga sugli scogli delle isole Chagos. Perde la sua barca ma trova il mare, uno spazio sicuro, che gli regala quella pace che errabondo cercava da sempre.


Bernard Moitessier – Il naufragio di Marie Therese


Il Marie Therese II

Solo e senza soldi si trasferisce nelle Mauritius dove troverà la sua “Isola dell’Amicizia”, come la definisce nei suoi scritti . Ricomincia a lavorare nei più disparati impieghi: dalla pesca subacquea, rischiando la vita nei mari infestati di squali alla segreteria del Console di Francia. In tre anni il naufrago Bernard si riprende, un amico mauriziano lo consiglia. « Hai un’anima da tappo di sughero, non c’è cosa che riesca ad abbatterti ». Infatti Moitessier vuole continuare a vivere e ripartire verso il suo mare: costruisce così un’altra barca il Marie Therese II.

Riparte prua verso Trinidad con una sosta a Cape Town in Africa dove imbarca come compagno di viaggio il suo amico Henry Wakelam. Purtroppo un’altra Onda lo investe: nel 1958 mentre naviga nel mar delle Antille dopo tre giorni di veglia ha un colpo di sonno. Perde anche Marie Therese II che si incaglia sulla barriera corallina dell’atollo Diego Garcia.


Bernard Moitessier – Il viaggio e il naufragio di Marie Therese I

Il senso del viaggio

« Ho sempre avuto la sensazione che le lunghe traversate costituissero per me una pulizia profonda da tutta la spazzatura accumulata nel soggiorno a terra. Quando la costa si perde alla vista, l’uomo di fronte al suo Creatore non può restare estraneo alle forze della natura che lo circondano. Presto ne farà anche lui parte semplificandosi e purificandosi a contatto delle forze brute che lo circondano e lo assorbono.

Credo sia questo bisogno non solo di novità ma di pulizia fisica e morale che spinge il navigatore solitario verso altri lidi. I corpi e gli spiriti liberati dagli attaccamenti e dalle servitù terrestri possono ritrovare la loro essenza. Ritrovare la loro purezza in seno agli elementi naturali che gli antichi avevano reso loro dei.

Vento, Sole e Mare, Trinità  dei Marinai.»

Moitessier commenta così il vero senso del suo viaggio: una purificazione per ritrovare l’Alleanza primordiale con spiriti e natura. Finalmente risulta comprensibile perché dieci anni dopo sceglie di proseguire la navigazione piuttosto che rientrare in Francia, alla vita di terra.


Bernard Moitessier – Nel suo elemento


L’ultimo tentativo e il perdono: “Tamata e l’Alleanza”

Nel 1971, decide di costruire la sua propria oasi felice a Poro-Poro con Ileana la nuova compagna da cui ha un figlio Stéphan. « È la prima volta che mi trovo così totalmente in pace con me stesso. Una pace duratura, senza mire folli, senza colpi sensazionali da preparare per “salvare il mondo”.

Il pianeta e i suoi abitanti possono andare dove vogliono, è affar loro, non mio. Vivo nel presente. C’è Joshua, la mia famiglia e Poro-Poro e tutto intorno la bellezza raggiante dell’atollo. Il resto non mi riguarda più », scrive su “Tamata e l’Alleanza” un Bernard momentaneamente sereno, perché sarà solo un momento passeggero.


Bernard Moitessier – Tamata

L’instancabile ed inquieto Bernard riparte verso Nuova Zelanda ed Israele, promuovendo ovunque campagne ecologiste e per il disarmo del nucleare. Nel 1982 Moitessier trasferitosi in California si trovava in rada sulla costa messicana con l’attore Klaus Kinski quando si scatena un ciclone improvviso.

La barca finisce arenata in spiaggia: dopo migliaia di miglia insieme un’Onda del destino separa il comandante da Joshua, la più fedele compagna d’avventura. Il navigatore non ha la forza né economica né fisica di recuperare la barca e la regala a due giovani che lo stanno aiutando.


Gli ultimi anni di Moitessier

Alla fine degli anni Ottanta termina la stesura del suo ultimo libro “Tamata e l’Alleanza”, una biografia rivisitata e un testamento spirituale. Tamata è anche l’ultima barca del navigatore che gli viene regalata dagli amici dopo che perde Joshua, per motivarlo a continuare a “tentare”. Moitessier non smette mai di tentare, anche quando la “Bestia”, un tumore alla prostata, lo attacca.


Bernard Moitessier – Per un mondo migliore

Vive gli ultimi anni con la nuova compagna Veronique tra Parigi e Tahiti e nel 1993 ha il tempo di rincontrare Joshua. La sua barca torna ad essere una nave scuola e un museo grazie al Museo Navale di La Rochelle che l’acquista e la ristruttura.


È tempo di riflettere su una vita intera, Moitessier tira le somme e spera in un mondo migliore.

« La vita mi ha insegnato che l’uomo ha la Scelta nelle sue mani. Quindi ha il Potere di guidare il suo destino invece che subirlo. Non ha solo il potere ma anche la Responsabilità. Quando avremo costruito la Pace, quando l’avremo solidamente bloccata passando la Grossa Spugna che cancella le vecchie liti e perdona le offese di una volta.

Allora Spirito e Cuore marceranno fianco a fianco sul Sentiero dell’Alto. E in quel cammino non c’è bisogno di sapienti equazioni per vedere che ci condurrebbe verso un’enorme Possibilità. Quella di creare un mondo finalmente degno dell’Uomo. Un mondo dove non regnerà più l’Ingiustizia, il Sangue, la Miseria e la Vergogna. »


Bernard Moitessier – Vela, Mari lontani, isole e lagune


Dominique Charnay – Moitessier la via delle isole

Lacerato tra la sua infanzia e formazione nello spiritismo del mondo orientale e la sua origine nella Francia occidentale, Moitessier cerca il perdono fino all’ultimo. Perdono per le colpe dei suoi fratelli, per la bomba atomica, per la guerra e la violenza, sentendosi quasi responsabile della condotta umana.

Alla fine di “Tamata e l’Alleanza” trova il perdono degli spiriti e capisce che l’Onda non era del destino ma del suo animo sempre inquieto. “L’ultimo pezzo è entrato nel puzzle”, può finalmente salpare in pace per l’ultimo viaggio verso Casa, il 16 giugno 1994. Come scrive ne “La Lunga rotta”: « Nel fondo di noi stessi, sappiamo che conta solo il cammino percorso. »


Bibliografia

  • Un vagabondo dei mari del sud, Ed.Mursia
  • Capo Horn alla Vela, Ed.Mursia
  • La lunga Rotta, Ed.Mursia
  • Tamata e l’Alleanza, Editrice incontri nautici
  • Vela, Mari lontani, isole e lagune, Editrice incontri nautici
  • 60000 milles à la voile di Françoise Moitessier, Ancre de Marine
  • Moitessier, la via delle isole di Dominique Charnay, Ed.Mursia