Catania – Etna – Marina di Ragusa
Giovedì 26 settembre
Doveva essere la sede del ritrovo di ve-lista , ma mi sono ritrovato da solo a interpretare e vivere il senso di questo appuntamento. Ma andiamo per gradi.
Ci svegliamo presto per partire da Porto Bolaro, alle 7, avevamo preparato tutto la sera prima, rifornimento di acqua, lavato la barca e lucidato acciai perche fosse presentabile al comitato di accoglienza e ai velisti che mi aspettavo di incontrare, almeno qualcuno….
Appena entro in dinette vedo una macchia nera sul tappeto, giro l’occhio e vedo pagliuzze di cenere ovunque. Esco in coperta ed è un disastro… sembrava di essere sotto ad un vulcano in eruzione. Ho immediatamente collegato allo stesso fenomeno accaduto anni indietro quando in Calcidia aveva preso fuoco il promontorio del golfo di Kassandra e la fuliggine portata dal vento aveva ricoperto la barca, e trovandoci adesso quasi sotto all’Etna ho capito che la fuliggine era stata portata dal vento, conseguenza dei pennacchi e delle nuvole di fumo che uscivano dalle bocche del vulcano. E così, prima di sporcare tutto di nero, abbiamo dovuto rilavare la coperta e un paio di tappeti, zio bric ……….. e solo verso le 8 abbiamo lasciato gli ormeggi diretti a Catania: un unico bordo, oltre 40 miglia, sotto le pendici dell’Etna.
Una lunga “smotorata” sotto il sole, e alle 17 entriamo nel porto di Catania. Indovinate quale nave vediamo per prima? Ma la Diciotti, che invece di andare a soccorrere i naufraghi e pattugliare le nostre coste va a fare la guardia allo Stromboli o si riposa in porto…. vai a capire la logica….
Sull’Etna
Tamata: un piccolo grande circolo di amici, stretti attorno al Vate Nunzio, che dà ordini per ormeggiarci in punta alla banchina , e subito altri amici velisti ci aiutano, addirittura per ripescare e pulire due corpi morti, e quando alla fine siamo in posizione, passerella a terra, tutti salgono a bordo, in pozzetto, baci ed abbracci come se arrivassimo dall’America….
Dovete sapere che questo fine settimana c’era il raduno di Ve-Lista a Catania, deciso un anno prima, ma sono arrivato solo io, per giunta in barca, quindi il comitato voleva anche essere un gesto di ringraziamento che…. ho subito compensato con 4 bottiglie di prosecco, formaggio, tartine di pane con ndujia che hanno alzato ha temperatura… mancavano solo i cori…….
E così adesso saremo ospiti di Tamata, che subito propone il programma del raduno studiato per noi: venerdì mattina colazione alla siciliana, poi visita a Ragusa, cena al mercato, sabato gita sull’Etna , domenica cena di addio nella sede di Tamata…. e come dire di no???
E qui comincia la tre giorni catanese, che pur inserita nel progetto dei Quaranta Ruggenti ha costituito un significativo test sulla capacità organizzativa di questo piccolo circolo associato Uisp .
Non vi faccio la cronaca delle giornate, mi limito a darvi alcuni flash:
Le colazioni a base di granite alle more e al caffè, con brioches calde o cannoli di ricotta fresca di poche ore sono una delizia, e vicino al porto, sotto la sede di Tamata, c’è una delle migliori pasticcerie di Catania .
La sede di Tamata, dove abita Nunzio, è una via di mezzo fra un museo navale e un laboratorio di elettronica: tre stanze dove trovi libri di mare, coppe di regate, modellini di barche, vetrine con trofei, foto del vecchio porto di Catania, apparecchi radio a onde corte per dirottare….. missili, cinepresa puntata sul molo di Tamata, decine di strumenti per misurare tutto…. anche l’amicizia ed il cuore di un presidente che viaggia con una vecchia Morini 250, o con una 500 rosso sbiadito, o con una barca che sa di storia antica…
Catania, una città che riserva sorprese ovunque, nel centro storico con la via Etnea che affonda le radici nel mercato , che non bisogna perdere , nella parte vecchia dove convivono etnie diverse senza conflitti, nella vivacità che i giovani esprimono riempiendo locali e piazze.
L’Etna, che sempre sbuffante si può visitare con una cabinovia prima, gipponi poi, ed infine a piedi a 3000 metri con le guide…. e una coda di turisti che ormai costituiscono una risorsa molto interessante economicamente
l’ultima sera l’ultima cena ( ah ah ah) Nunzio si è dato da fare tutto il Giorno per preparare i suoi piatti, ma gli amici lo hanno emulato cucinando e portando cibo per un….raduno di Velisti…. e come conseguenza abbiamo dovuto a malincuore rinunciare anche alla parmigiana preparata e tanto promessa dal presidente
Per finire la cordialità e accoglienza dei soci di Tamata, ma vorrei dire dei siciliani in genere, che sono sempre pronti a porgerti una mano.
Lunedì mattina alle 7 siamo partiti, quatti quatti, alla volta di Merzemeni, lasciando sul molo la Diciotti e un’altra guardia costiera gemella, che forse starebbero meglio in mare.
Davanti ad Augusta un pesce spada rincorre un pesce volante ed anche lui cerca di volare fuori dall’acqua, davanti alle mura di Siracusa un branco di grosso delfini ci accompagna per un po’ , e dopo 10 ore di motore arriviamo al Marina di Merzemeni. Anche qui una sorpresa piacevole: servizio encomiabile, sono venuti a farmi strada con il gommone per superare una entrata che bisogna conoscere per non farsi male, assistenza all’ormeggio, prezzi sotto la media e le biciclette per andare in paese…
Per chi non la conoscesse, questa frazione di Pachino era un vecchio Borgo di pescatori, una tonnara , ed è stato rimodernato mantenendo però, anzi esaltando, la sua anima marinara.
Una piazzetta sulla quale si affacciano bar e ristoranti , pochi negozi di souvenir, e tanti turisti, famiglie con bimbi, che giocando gioiosi ricreano atmosfere di altri tempi..
E per onorare usi e costumi ci fermiamo da Campisi per gustare uno spaghetto di grano duro con alici, mandorle e finocchietto selvatico, anche se con troppo aglio ( come ha detta Giancarlo), accompagnato da un vino secco : ETNA….
Adesso siamo in navigazione. Sempre a motore, e dopo aver doppiato Capo Passero , superato Pozzallo, siamo in vista di Marina di Ragusa, destinazione finale di questo primo trasferimento.
Da domani si ritorna alla vita di terra…
Mercoledì 2 ottobre
Ragusa
Siamo arrivati in anticipo, un caldo che se fossimo in estate si direbbe torrido, ma siamo in ottobre, in Sicilia, e gli amici di quaggiù mi hanno sempre detto che settembre ed ottobre sono i mesi migliori…. e finora si è avverato.
Al canale 74 mi avvisano che verranno ad aspettarmi fuori dal molo, e senza problemi andiamo in banchina, prima su un pettine di quella centrale poi su mia richiesta mi spostano sulla banchina di ponente, che Giovanni mi ha detto essere migliore. Due corpi morti, una prima lavata della coperta, una grande doccia e poi ci rilassiamo……..sono in mare da un mese, e sono felice di aver raggiunto il primo obiettivo del progetto QUARANTA RUGGENTI.
Volevo venire a Ragusa, volevo incontrare Antonella e Giovanni, e ci incontriamo la sera stessa, non solo per vederci ma con la piacevole sorpresa di portarmi la macchina e rendermi autonomo negli spostamenti durante la permanenza.
Passano gli anni, ma lo spirito non cambia, e non scivoliamo nei ricordi pur felici di reincontrarci.
Oggi, mercoledi, abbiamo dato un colpo di mano allo smobilitamento del Sound of Silence: con un valido aiuto di Giancarlo abbiamo tolto tutte le vele, scotte, messe le gonne, e prima pulizia…. Stasera sono stanco ma felicemente stanco, perché da oggi è iniziata la vita di terra, il cambio di marcia di un percorso che a fasi alterne mi vede in mare, al lavoro su progetti a largo respiro, e a casa con mia moglie , gli amici e mia nipote che ho “ereditato” l’anno scorso.
Ho conosciuto il meccanico, Emilio, mi sono presentato dicendo….” mi manda Picone” ed è stato facile collegare le mie conoscenze locali con un suo cliente, e sono certo ( almeno spero) che avrò un valido aiuto in questo soggiorno invernale.
Etna da Augusta e Faro di Punta secca
Mercato di Siracusa
Orecchio di Dionisio
Verona 23 ottobre
Sono a casa, a verona, rientrato nella normalità, o quasi. Si, quasi, perchè questa volta è stato un po’ più difficile del solito riprendere i ritmi di terra.
Avevo riservato un paio di settimane alla mia permanenza a Ragusa, non tanto per disarmare il soundofsilence, bensì per vivere l’atmosfera di questa terra, conoscere l’ambiente del marina, assaporare questa estate prolungata, farmi qualche bagno e stare in compagnia di Antonella, magari davanti ad una granita al caffè.
Dopo la partenza di Giancarlo è arrivata una perturbazione che è durata tre giorni, senza pioggia ma con vento ad oltre 35 nodi….. per fortuna avevamo già tolto tutte le vele….. e ne ho approfittato per iniziare la sistemazione degli interni e della coperta, lavare il lavabile, sostituire tutte le drizze con i testimoni e scotte.
Senza impegni di navigazione, di rotte, di cambusa, di ormeggi, mi sono sentito libero di vivere la giornata come veniva: mi alzavo senza fretta, se c’era vento me ne andavo a spasso per il paese, la sera a cena da solo a gustare piatti di pesce, oppure a vedermi qualche film da internet.
Qualche mattina mi ha chiamato, anzi svegliato Antonella …….<<ci vediamo fra un quarto d’ora in piazza per il caffè???….>> ed io mi catapultavo giù dalla branda, mi infilavo i pantaloni corti ed una maglietta, e con passo addormentato attraversavo tutto il marina per recarmi nella pasticceria in piazza, sotto la torre, davanti al mare, dove lei mi aspettava.
Granita al caffè con mandorla tostata per me, granita alla pera per lei con brioche, due bicchierini di acqua frizzante….. e ce la raccontavamo, come ai vecchi tempi quando a Milano lavoravamo assieme… <<che hai fatto ieri sera? Le bimbe bene? Che dici dell’Italia? E in azienda? Come vanno le vendite? Perchè non molli tutto e vai in barca con Giovanni?>>.
Una mattina mi ha detto che le ho insegnato io a vendere la consulenza, e mi ha ricordato l’episodio, quando le dissi che nel settore sanitario aveva un budget di 1 miliardo di contratti di consulenza da fare in un anno, ma non avrebbe dovuto preoccuparsi, perchè non avrebbe dovuto vendere nulla, ma solamente farsi comperare…… questo era il nostro segreto, farci scegliere per le nostre competenze…
E giù a raccontarcela, a confrontarci, a sistemare il mondo…. così come una volta sistemavamo le aziende….. quando ci chiamava un cliente con un problema sorto improvvisamente, e gli rispondevo….<<non si preoccupi, ci pensiamo noi…>>…e lui rispondeva …..<<era quello che volevo sentirmi dire>>…. che tempi ragazzi, non c’era nulla di impossibile da risolvere, o quasi……ma nulla dura in eterno, ed anche quel tempo è si lontano, finito……ma per lasciare posto ad un’altra vita, ad altre esperienze da consumare, ad altre emozioni da provare, a……..VIVERE….senza l’assillo di dover vivere……
Forse non vi ho mai detto qual’è la mia filosofia: la vita è un contenitore del quale non conosciamo le dimensioni, da riempire di esperienze……da qui ne consegue CARPE DIEM….. ecco, adesso forse ci conosciamo un po’ di più…….. e il mare , la barca, gli amici sono gli elementi principali per proiettarmi nel futuro e progettare nuove esperienze…..se ne avrò il tempo.
Adesso sto vivendo Quaranta Ruggenti, per questo mi trovo qui a Ragusa, e ne avrò fino a settembre dell’anno prossimo…
Graziano, il papà della mia barca, mi aveva detto che a Punta Secca abitava un suo ex capo, ex direttore di Azimut, un personaggio che dovevo conoscere; ed una domenica mattina mi telefona Francesco, per chiedermi se potevamo prendere un caffè assieme…. Beh, è venuto a bordo nel pomeriggio, ed il tempo di un caffè è durato tre ore….. non vi dico il piacere di scambiare pensieri ed opinioni con chi aveva lavorato in un ambiente che profuma di mare, ed ora si era rifugiato nel paese natale, lo stesso di Montalbano, a meditare sul suo futuro.
Qualche giorno dopo mi ha invitato a cena proprio a Punta Secca, dandomi appuntamento nella piazzetta del faro. Quando il tempo non manca cerco di gustarmi il suo incedere, di assaporarlo, e così sono arrivato all’appuntamento con oltre un’ora di anticipo, al tramonto, guidando in una strada in mezzo alle serre che caratterizzano la zona. Siamo in ottobre, per fortuna non c’è il turismo estivo che forse tutti conosciamo e che già avevo visto qui, con pullman pieni di gente che viene scaricata in un paese che non ha la struttura per accoglierla, che viene solo per vedere la casa dello scrittore che si affaccia sul mare, per scattare un selfie, e poi ripartire……
Adesso il paese è dei suoi abitanti, si rianima, ha un sapore tutto suo, ed arrivando ho parcheggiato davanti al faro, davanti al porticciolo, in piazza, dove quattro ragazzotti del ’99 parlavano un dialetto stretto, proprio con tutte le tonalità del linguaggio di Montalbano, tant’è che chiudendo un attimo gli occhi l’ho visto mentre recita uno dei suoi monologhi… e sull’onda di questa immagine che mi era apparsa ho deciso di curiosare nella piazza, di ascoltare i loro discorsi, o meglio il loro dialetto che non capisco, di godermi la scena di quel palcoscenico dove fuori stagione si recita la vera vita de paese.
Ho preso una sedia proprio sotto al faro, ho ordinato una birra e con le orecchie dritte mi son goduto ascoltare le chiacchiere di un altro gruppo di persone anziane, sedute vicino a me: sono quasi le 19, ero in maniche di camicia, ma non faceva freddo, siamo in Sicilia, e l’atmosfera era quasi magica, si, perchè al tramonto il faro dall’alto dei suoi 37 metri con una portata di 37mn ha iniziato a lavorare, periodo 8 sec, fasi 1,5-1-1,5-4……. e mi son lasciato portare lontano, tanto da non accorgermi che era arrivato Francesco.
Lui è nato qui, è cresciuto qui, ha iniziato a pescare qui, ha iniziato ad amare il mare qui…..e mi ha raccontato la sua storia di Punta Secca, quando il borgo viveva della tonnara, quando il vecchio barone possedeva tutto, anche le persone, e come oggi solo poche persone lo possono raccontare……..ed io ascoltavo, rapito dalle sue storie, e non mi sono reso conto che erano passate le 21, e cominciava a rinfrescare….. e docile docile mi son lasciato accompagnare allo Scjabica, dove lo chef Joseph Micieli, giovane rampollo che Francesco ha visto nascere, mi ha piacevolmente sorpreso con tutti i sapori del mare.
Non potevano mancare comunque i sapori della campagna, e l’ultima sera Antonella e Giovanni mi hanno accompagnato a Donna Fugata, in mezzo alla campagna di Ragusa, davanti al castello, a gustare la ricotta calda, appena fatta, il caciocavallo fresco, le torte salate caratteristiche della zona, annaffiate con 1,2,3…forse 4 bottiglie……
Non me ne sarei più andato da Ragusa, perchè quando si è coccolati non solo dalle onde del mare ma anche dagli amici, nuovi e storici, quando cominci a sentirti a casa tua al supermercato ( che buoni i meloni gialli con il prosciutto crudo), quando sei riconosciuto in pasticceria, o al bar del marina, dove ho gustato una birra al doppio malto di 10,5° che mi ha quasi abbattuto, quando gli amici ti coccolano facendoti conoscere le facce della città, degustare sapori che non hanno età, conoscere angoli che ti immergono in pieno barocco, quando anche la masseria ti viene aperta per ospitarti, quando neppure Donnalucata ti riserva più segreti culinari…… allora penso che dovrò ripetere questi momenti, perchè finchè è possibile questa vita va assaporata così, come viene, consapevole comunque che nulla avviene per caso…..la abbiamo costruita noi……
Che dirvi ancora del soundofsilence: ho dovuto mettere i mollettoni a poppa, con tanto di catena, per evitarle “colpi di coda”, con Emilio abbiamo cambiato olio, filtri, girante, cambiato il galleggiante della sentina, pulito lo scarico del secondo secchiaio della cucina, ho lavato bimini e tendalino, in lavatrice tutte drizze e scotte, le ho messo le gonne, per riparare le fiancate, l’ho coperta con il cagnaro, sperando che non si sfondi se piove molto, e mercoledì mattina sono sbarcato ed ho lasciato la mia fidanzata, poi il marina, poi a Ragusa Antonella, e infine a Catania la Sicilia…….. ma solo per un arrivederci.
Grazie Antonella e Giovanni….merito vostro se ho scelto Marina di Ragusa per lasciare la barca, ma ve le dovevo, te lo dovevo……. Grazie
Sound of Silence a riposo