domenica, Ottobre 6, 2024

Crociera delle isole pt3

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Crociera delle Isole- 3
La vita è strana e foriera di continue sorprese, ti porta a sognare nuove sensazioni ed a fare programmi che non sono assolutamente relazionabili con le tue precedenti esperienze.
     

Biserta/Teulada: 30-31/05
Partenza alle 9 (due ore di ritardo sul programma, ci attendono 120 mn) ma è una splendida mattinata, sole e venticello da ovest (ideale per la nostra rotta, ma la rotazione a nord/ovest?): una riflessione, se non avessi avuto il Pc avrei ascoltato il pescatore di Marettimo, saremmo arrivati ieri sera tranquilli. Amen, non si piange sul latte versato, non serve a nulla. Ho il sospetto che le previsioni siano corrette ma in anticipo di quasi due giorni rispetto alla realtà, un messaggio appena ricevuto da Franco Cossu si rivelerà perfetto.
È una traversata ideale, un unico bordo da Biserta fino in vista della Sardegna poi il vento gira ad est e ci porta a Teulada, mare perfettamente gestibile dal fido Asdrubale (massimo due metri di onda), bolina, poi bolina larga, poi traverso, quasi sempre sui 7 nodi di Gps, la luce è splendida, l’autostrada marina da Gibilterra verso est serve solo, con il suo traffico commerciale, a far passare il tempo senza problemi: alcune regolazioni di vele, si dormicchia al sole, troppa onda per pescare ma non ci serve, salama varia e formaggi a mezzogiorno, aguglia alla griglia per cena, nel corso della giornata evaporano un paio di bottiglie di vino siciliano (ottime ma non ne ricordo l’etichetta). La serata e la prima parte della notte sono da sogno ad occhi aperti, poi le luci della Sardegna, il golfo ed il porto di Teulada ci vengono amichevolmente incontro.
Alle tre di notte completiamo l’ormeggio in un’aria frizzante da est (il mistral combatte contro lo scirocco, ma per ora verso ovest) assistiti da un addetto (in alcuni porti l’assistenza è garantita 24 ore, molto rassicurante e gradita). Mi dimentico di attivare il Findspot, rimedio al mattino (spero che mio figlio dormisse, non vorrei si fosse preoccupato per il mio silenzio).
120 mn in meno di 18 ore, non male, da ricordare.
Dovrei portare il mio equipaggio a Cagliari, il 31 di primo pomeriggio e poi (forse, non ricordo bene) il 1° giugno di mattina ci provo, esco in mare ma prima di capo Spartivento le condizioni diventano veramente dure, perché rischiare? Esistono i taxi per l’aeroporto, si torna nel rifugio di Teulada, dove un ormeggiatore gentilissimo ci presta la sua auto (Teulada è un bel porto moderno e sicuro, costruito però nel deserto e nel paese, a 7 km, non hanno più auto a noleggio disponibili).
Sono rimasto quindi rintanato (fortunatamente in compagnia ed in porto) due giorni a Portu Nou di Teulada ad osservare lo scontro titanico tra Scirocco e Mistral: nelle zone di confine meteo succede di tutto, cielo terso con lo scirocco, pioggia con il mistral, poi il vento girava e si tornava alla normalità di un cielo limpidissimo leggermente striato da nubi bianche che fuggivano verso sudest.
Un giro turistico in auto fino a capo Malfatano con paesi, golfi e spiagge splendide non ancora invasi dai turisti sono il meritato periodo di riposo che ci concediamo, concluso verso sera da una passeggiata nei camping e sulle spiagge ad Ovest di Porto Teulada.
Miglia totali 1270

Teulada/Carloforte: 02/06
Una settimana in compagnia è finita, con molti ricordi ed un poco di nostalgia riparto da solo.
Oggi ho deciso di affrontare la coda del Mistral, risalendo dal golfo di Teulada a Carloforte: finalmente previsioni abbastanza in linea, davano 20/24 nodi, ne ho trovato fino a trenta ma è normale. Mare ancora formato, dopo Capo Teulada vento rigorosamente di prua piena, ho tirato un bordo di venti miglia mura a dritta virando solo quando il mare è diventato veramente duro ed ancora una volta il Mistral si è preso la sua rivincita girando di 30 gradi a sfavore del nuovo bordo, ma chi la dura la vince, 65 miglia in dieci ore per farne 30 reali, ma ne valeva la pena. Le isolette del Toro della Vacca e del Vitello (che i nomi li abbiano attribuiti dei contadini finiti in mare?) si sono aggiunte alla collezione insieme a Sant’Antioco (che poi isola non è) ed a S. Pietro.
Particolare la caccia alla barca in arrivo organizzata da una delle piccole società che hanno in concessione alcuni dei moli del porto: escono in gommone per un paio di miglia ad incontrare chi arriva (ed il mare non era propriamente adatto ad un gommone) e lo guidano fino ad uno dei propri posti barca: fino ad ora lo avevo visto fare nei ristoranti e nei locali notturni.
Volevo mettermi in rada ma l’aggancio in mare abbinato alla stanchezza di una giornata dura ha avuto la meglio.
Giro turistico per Carloforte, segue cena luculliana (da ieri sera non ho mangiato nulla), ogni tanto si può derogare alla normalità, mi hanno indicato un ottimo ristorante dal nome strano (il Tonno di Corsa), bello e con una buona cucina ed ottima cantina: gli scalini per tornare al porto si muovevano in orizzontale, non ci sono più le scale di una volta. Domani si continua, il nord mi chiama: dura la vita per i marinai erranti.
70 mn, con bordi duri ma divertenti, solito sole. Miglia totali 1340

Carloforte/Capo Mannu: 03/06
Solita sveglia all’alba (devo avere un orologio in testa, mi sveglio sempre alle sei), caffè, rifornimento di acqua, qualche controllo alla barca, analisi delle previsioni meteo che danno da quindici a venti nodi da nord (quindi perfettamente in prua) fino al tardo pomeriggio, poi lenta rotazione (strana) a ovest/sud/ovest fino a domani. Con questo tipo di vento non esiste alcun ridosso fino al golfo di Oristano, sono 40 miglia in linea retta, calcolando scarroccio per vento e corrente contrari almeno 70. Ne ho viste ben altre, ci provo. Poco dopo le sette esco dal porto, bordo di alcune miglia verso PortoVesme (zona splendida un tempo, rovinata poi da una assurda dislocazione politica di industrie inquinanti) e Porto Scuso che era per me ed i miei una alternativa alberghiera ad Iglesias quando a fine anni 80/inizio anni 90 avevo le minieri del Sulcis (proprietà Eni/Agip) come cliente: lo ricordo allora come un porticciolo trasandato e tranquillo, paese scarsamente turistico, una tonnara, un ottimo ristorante con aragoste tutto l’anno a prezzi di … bistecca. Sono tentato di fermarmi e fare il turista (l’entroterra è particolare con i suoi cumoli di scorie minerali, aree collinari coperte da corbezzoli, case bianche, le strutture lunari delle miniere, una necropoli fenicia, boschi di sughero e calette deserte verso nord) ma poi prevale la voglia di mare (meglio lasciare i vecchi ricordi di terra come sono) e viro verso il largo. Di bolina stretta (ma non troppo, oggi preferisco la velocità) tiro un bordo di cinquanta miglia con sette ore di silenzio rotto solo dal fruscio del vento tra le vele e dagli scrosci delle onde (niente di eccezionale, da uno a due metri) contro Camilla: sonnecchio, mi arrostisco al sole, piccole riparazioni tra le onde. Verso le tredici sarebbe ora di virare verso Oristano, ma è una giornata fantastica, il mare aperto mi attira e mi affascina, perché virare verso terra? Minorca è a poco più di 150 miglia, se poggio un poco ed il vento tiene domani sera sono alle Baleari: poi la ragione prevale, viro mura a sinistra verso la Sardegna, stringo la bolina e vado dove il vento mi porta, prima o poi la Sardegna la incontro.
A pomeriggio inoltrato il vento cala a 10 nodi e ruota ad ovest, su il gennaker, studio la carta, Capo Mannu ha a nord una baietta (Cala su Palosu) abbastanza riparata da Ovest, ben riparata da Sud e da Est, se le previsioni sono corrette è un buon ormeggio, altrimenti punto su Alghero (potrei arrivarci prima dell’alba). Prima del tramonto passo a nord dell’isolotto Mal di Ventre, poi all’imbrunire devo scapolare molto a nord di Capo Mannu per evitare secche e scogli, si fa buio ma riesco ad ormeggiare in cinque metri d’acqua in una zona ben riparata e senza vento.
Sono cotto dal sole e bianco di sale, tuffo in acqua limpida e fredda, cena leggera, quasi mi addormento in pozzetto, a nanna. 95 mn sul log, molto meno come progressione verso nord, domani è un altro giorno.
Miglia totali 1435

Capo Mannu/Asinara: 04/06
Altra sveglia all’alba, vorrei sbarcare ma sento il richiamo del mare e del nord, gli obbiettivi prefissati si modificano per i motivi più svariati, ma non ho vincoli o programmi rigidi, seguo i miei istinti e richiami intimi.
Il meteo prevede vento da nord tra i 15 e i 20 nodi, al solito di prua piena. No, non è giusto che io mi lamenti del vento: ne ho quasi sempre trovato, spesso favorevole, quasi sempre gestibile con un minimo di attenzione e sangue freddo, la calma piatta l’ho trovata nell’unico giorno (Palinuro/Vibo M.) in cui dovevo rispettare un programma orario rigido (di solito non possibile a vela), la pioggia mi ha coinvolto un’unica volta e per di più a terra (Lipari). La primavera è il periodo ideale per Ligure e Tirreno, autunno ed inverno hanno molti aspetti positivi ma le giornate di possibile vela si riducono di numero, l’estate è per lo più un misto di calma piatta e di temporali (spesso violenti e repentini), situazioni queste abbinate a porti e rade superaffollati.
Partenza mura a dritta, obbiettivo minimo tra Alghero e porto Conte, variabile nel corso della giornata in base al variare del mare, del vento, dell’umore personale. La libertà ora per me è questa assoluta mancanza di vincoli esterni che non siano quelli naturali, di piacere puro di affrontare senza alcuna remora quello che le prossime ore mi riserveranno, mi va bene qualsiasi fattore esterno di vento, sole, pioggia, onde, calma piatta: ohi, non esageriamo, vento e sole sono “cchiù meglio”. Dopo le 11 viro mura a sinistra, un bordo di 20 mn verso Fertilia ma in vista della costa cambio idea, vado verso capo Caccia, calcoli veloci, quaranta miglia per Baia della Reale all’Asinara, 5 ore di luce, bel vento, decido di provarci: se arrivo ai Fornelli troppo tardi farò il periplo dell’Asinara, poco dopo mezzanotte dovrei comunque arrivare alla baia.
Ora navigo con attenzione alle vele, alla velocità ed alla rotta, bolina stretta, timone gestito direttamente. Non sono più un turista, sono in regata contro il tempo, amo il rischio ma non farei mai i Fornelli (lo stretto tra Sardegna ed Asinara) al buio. La direzione del vento mi da una mano ma il cielo si copre di nubi, alle 19 sono in vista dell’Asinara, riduco il genoa non per l’intensità del vento ma per poterlo utilizzare come auto virante (tecnica che ho già sperimentato con mare durissimo), trasto al centro, randa lascata di 15 gradi, voglio fare lo stretto a vela.
Alle 19.30 entro nei Fornelli sotto un cielo cupo, vento da nord ideale (sui 10 nodi), mare piatto, acqua limpida e dai colori incredibili con macchie scure (rocce sommerse? Alghe?) alternate a macchie di azzurro chiarissimo, da laghetto di montagna (sabbia bianca, senza dubbio, ma quanta profondità?).Non posso distrarmi, accendo il motore (tenuto in folle) per ogni evenienza, mi allineo ai segnali, manovro con estrema attenzione, viro verso dritta senza toccare le vele e senza lasciare il timone, serpeggio in base alle indicazioni del gps verificata con il log di profondità, adrenalina alle stelle quando macchie di acqua blu scura mi vengono incontro, una eternità in termini di tempo, tre quarti d’ora nella realtà, sono oltre lo stretto.
Mi rilasso e mi godo il paesaggio, le nuvole ora sono meno cupe, ho abbastanza luce per ammirare il paesaggio, punto sulla baia del Reale, chiamo per avere una boa, nessuno mi risponde. Non ho nessuna voglia di lasciare l’Asinara per andare a Stintino (in rada o in porto): ho di fronte 6 lampioni allineati davanti ad una fila di case buie, nessuna altra luce, mi sposto nella zona più vietata (in vista di una costruzione poco allegra, l’Ossario) e calo l’ancora in meno di dieci metri d’acqua.
Cena in pozzetto, il vento da nord mi fa un baffo, le nubi se ne vanno, i sei lampioni mi fanno l’occhiolino, lontane a sud le luci industriali di porto Torres, giornata lunga ed intensa, a nanna.
75 mn. Miglia totali 1510

Asinara/Stintino: 05/06
Sveglia all’alba, mi soffermo un poco ad ascoltare un coro variegato di uccelli ma voglio andarmene da questa zona dove è vietato l’ancoraggio prima che arrivi qualcuno.
Il salpa ancore parte ma si ferma a metà dell’opera, finisco di alare l’ancora a mano.
Poco vento, lemme lemme mi dirigo verso Stintino bordeggiando senza fretta. Porto disordinato, servizio al distributore da profondo sud (devo attendere un quarto d’ora prima che una ragazza esca dal suo minuscolo ufficio e mi inviti a far rifornimento da solo), lascio la barca al distributore e cerco un ormeggio. Qui avrei diritto ad un posto della LNI, forte delle esperienze precedenti non mi sono nemmeno preso la briga di telefonare e mi presento in ufficio: solita risposta, tutti i posti barca sono occupati dai soci. Me ne vado a spasso per i pontili (è una specie di porto canale), trovo i cartelli LNI con un buon posto libero (per di più senza cime di ormeggio, quindi difficilmente è di qualcuno appena uscito per un bagno in mare). Lascio il distributore, ormeggio tranquillamente, mi ripresento all’ufficio LNI con le mie tessere in regola “ho trovato un posto libero”: l’impiegato fa buon viso a cattivo gioco, registra scrupolosamente tutti i miei dati, 24 ore di ormeggio gratis (meglio pagato con la quota supplementare annuale della LNI).
In fondo al canale c’è una officina, un elettrauto mi garantisce che domani mattina mi sistemerà il salpa ancore. Ristorante, turista a piedi per il piccolo paese, bagno in una caletta deserta, qualche acquisto per la cambusa, cena in barca.
10 mn. Miglia totali 1520

Stintino/Cap de Feno (Corsica): 06/06
Sveglia alle sette (non ho fretta), poi arriva l’elettrauto, smonta e sistema alla belle e meglio le spazzole del motorino (sono da rettificare), scuote la testa per la scarsa qualità dei pulsanti (acquistati ed installati da ben 15 giorni ad Ischia), prendo nota di risostituirli appena arrivo in Liguria, verso le 10 sono fuori dal porto: le previsioni sono ottime, da 15 a 20 nodi da nord (di nuovo in prua, ma ormai mi sono abituato), punto verso la Corsica.
Da Stintino fino alla punta nord dell’Asinara riesco a procedere quasi parallelo all’isola, poi il vento ruota verso destra di almeno 30 gradi, anche oggi sono attirato da mare aperto, viro e vado al largo. Prolungando la linea del Gps vedo Marsiglia ad ovest, le Porquerolles più a est, località che conosco, non sono particolarmente interessato ai luoghi in se stessi ma alle 150 miglia per raggiungerli, al mistral che potrebbe piombarmi addosso in mare aperto, ma resisto al richiamo delle sirene (ho richiami molto più forti a nord), viro e procedo per dove mi porta l’angolo minimo di bolina che mi consenta una velocità accettabile. Potrei allargare e dirigere su Ajaccio, ma non mi interessa un porto, voglio una rada. Nella nottata il vento ruoterà ad ovest pieno (nonostante le scoppole prese continuo a fidarmi dei siti meteo), l’unico ridosso possibile (anche se di dimensioni ridottissime) è a nord di Cap de Feno, è una zona sconosciuta, mi va bene provarci. Alle 20 sono ancora a sud del golfo di Ajaccio, lancio un messaggio con Findspot per tranquillare chi mi segue, ho ancora almeno 40 miglia davanti a me, ma ormai ho deciso, non cambio opinione.
Altri due bordi e nel buio più completo avvisto il faro delle Iles Sanguinaires, il vento ruota e posso tenere una rotta verso nord, mi avvicino troppo ad una zona pericolosa con al centro un grosso scoglie (La Botte) e mede spesso senza luce. Verso l’una scapolo Cap de Feno, devo anche qui tenermi largo per la presenza di scogli, finalmente la baietta scelta: “merde “ (sono in area francese, anche i moccoli devono essere adeguati) è il commento che mi sfugge nel vedere le luci di fonda di diverse barche all’ancora, impiego una mezzora per trovare uno spazio sufficiente e finalmente alle due di notte calo l’ancora.
Grande galoppata nonostante la partenza ritardata, 90 mn di vela, sono quasi a digiuno da ieri sera ma non mi importa, un buon bicchiere di vino sardo (il mio bicchiere è da … birra), delle scaglie di grana e pane carasau, a nanna.
Miglia totali 1610.

Cap de Feno/Girolata: 07/06
Sveglia insolitamente ritardata (ogni tanto mi capita), il vento è da ovest (ancora debole perché il ridosso del piccolo promontorio funziona), ma il mare più a nord è piuttosto mosso con molte ochette bianche visibili anche da lontano: delle 7 barche intorno a me contate all’arrivo, ne è partita solo una, le altre ballano irrequiete nelle onde di risacca che arriva dal largo. Arrischio una partenza a vele piene, Camilla tiene egregiamente il mare, da 20 a 25 nodi praticamente al traverso, si vola.
Dopo un paio d’ore il vento dimezza di intensità, punto direttamente verso il fondo del golfo De Porto dove si trova La Girolata. Sono impaziente di entrare nella piccola baia, lo scorso anno vi ho trascorso un giorno fantastico attraccato ad un gavitello, una sola altra barca molto pittoresca, il silenzio assoluto in un paesaggio d’altri tempi. I primi dubbi sulla nuova realtà mi insorgono vedendo un battello carico di turisti sbucare dal promontorio a nord/ovest, un paio di miglia a poppa ho un’altra vela sulla mia stessa rotta, un ferro da stiro esce con un gran fracasso di motori, alcuni alberi di barca spuntano oltre il promontorio. Quando sono a qualche centinaio di metri un gommone si avvicina ed un ormeggiatore mi ingiunge di mettermi in stand bay fuori dalla baia in attesa del mio turno. La baietta è diventata un porto con due file parallele di gavitelli che sostituiscono i pontili, a riva sono sorti due pontili veri con attraccati battelli di turisti, ferri da stiro e catamarani, la spiaggia si è riempita di costruzioni, sulla strada sterrata due quad fanno un casino infernale: dove sono capitato?
Ormeggiata la barca a due gavitelli (uno a poppa, l’altro a prua) mi ritrovo in mezzo ad altre barche, esattamente come in un porto con tutti i relativi inconvenienti ma senza i vantaggi (pontile, acqua, luce, ecc.). È di primo pomeriggio, c’è un bel sole, molte persone fanno il bagno vicino alle barche, gli ormeggiatori vanno avanti ed indietro con un motoscafo, grida, richiami. Non ho voglia di preparare il tender, visto che devo scendere a terra per pagare (35 euro una notte al gavitello) mi faccio dare un passaggio dagli ormeggiatori e poi faccio una camminata a terra. Altra delusione, il piccolo castello sul promontorio che delimita la baia è proprietà privata, non ci si può nemmeno avvicinare. Sul km di strada (prima sterrata ora cementata) c’è traffico rumoroso e puzzolente dei mostriciattoli a quattro ruote, molta turisti in giro (ci sono tre battelli ormeggiati), i bar sono abbastanza affollati: troppa gente per i miei gusti attuali, mi allontano verso l’interno ma non trovo sentieri, la macchia mediterranea mi costringe a giri tortuosi, non ne va dritta una oggi.
Prima di sera altro passaggio dall’ormeggiatore, cena in barca, mi devo adeguare all’ambiente e metto anch’io musica a pieno volume, poi non mi sembra giusto e passo alle cuffie. Pomeriggio e serata da dimenticare, mi aspettavo troppo da questa località, la delusione è doppia.
25 mn. Miglia totali 1635

Girolata/Ile Rousse: 08/06
Sveglia di prima mattina, vorrei fermarmi, come da programma, almeno un’altra giornata ma sono incerto, penso che è lunedì (anche se non sono troppo certo, sto perdendo il senso del tempo) e quindi l’ambiente dovrebbe essere più tranquillo di ieri. L’arrivo di un battello di rifornimenti (bar e ristoranti sono spuntati come funghi) seguito da un altro battello abbastanza carico di turisti mi toglie ogni dubbio, mollo gli ormeggi e me ne vado a spasso per il mare.
Nuovamente una bella giornata con vento discreto, bordeggio lungo queste coste deserte, scogli, vegetazione fitta intervallata da roccia rossa, un faro, capo Mursetta e capo Cavallo con le loro baie, la Revellata con il suo faro squadrato alto sopra le rocce, Calvì con l’imponente rocca che domina e protegge il porto e la cittadina, le alte montagne ancora con qualche macchia bianca di neve del nord della Corsica, poi la costa si allontana e sbiadisce per poi riemergere prepotentemente prima dell’Ile Rousse con un altro bellissimo faro alto sul mare, scapolata la finta isola si vedono turisti affacciati sulle rocce vicino ad una torre tipica genovese, poi il porto di pescatori con qualche barca a vela (con il sole in fronte non riesco a vedere se all’ancora o in banchina), la baia di sabbia bianca, la cittadina con la sua lunga spiaggia con i primi bagnanti. Calo l’ancora meno di 10 metri d’acqua, 300 metri da riva, tra un grosso ferro da stiro ed un’altra vela, mare piatto, vento previsto per la notte da terra.
Sono ancora indeciso se cercare un ristorante o cenare a bordo, ho solo pane duro come il cemento, preparo il tender e scendo a terra a remi (ma quel fuoribordo che mi trascino da due mesi lo metterò in moto prima o poi?).
Ile Rousse è chiaramente una località turistica che tra qualche settimana sarà invivibile, già ora i bar, i negozi e le strade sono pieni di gente, cerco inutilmente una panetteria, mi rassegno ad entrare in un supermarket dove trovo del pane decente (le onnipresenti baguette sono ottime appena sfornate, ma poi diventano di gomma prima, di cemento dopo due giorni).
Un pastis seduto all’aperto tra tavoli affollati, discussioni ad un tavolino di fianco al mio tra due camerieri che si contendono dei malcapitati turisti in bilico tra la linea invisibile che separa gli spazi (e le mance) di due bar, musica a tutto volume, frastuono di auto, di bambini che giocano: “Via dalla pazza folla”, mi precipito al tender, spruzzi a gogò per superare la risacca, sono finalmente tornato in barca, nella mia piccola isola. Cena solitaria, evaporazione sotto le stelle, a nanna.
35 mn. Miglia totali 1670

Ile Rousse/Desert des Agriates: 09/06
Nottata tranquilla, vengo svegliato dai motori dei pescherecci, la temperatura è piuttosto bassa, l’aria che entra dal tambucio e dai passa uomo è frizzante, mi avvolgo nel lenzuolo e mi attardo un poco a sognare ad occhi aperti il prossimo wknd, poi mi alzo, solita cerimonia del caffè (rigorosamente in piedi), mi concedo eccezionalmente un sorso di martini come colazione, levo l’ancora, partenza a vela con un leggero vento di terra.
Altra giornata di sole, la costa scorre alla mia destra, le costruzioni piano piano diradano, ora la costa è inframmezzata da baie e baiette, metto le vele a collo, cima di sicurezza in vita, bagno in acqua azzurra e fredda, si intravvede il bianco della sabbia sul fondale, qualche macchia scura (alghe o scogli?), davanti a me ora la costa è disabitata, una vela all’ancora, un’altra più al largo.
Procedo lentamente (rigorosamente a vela) lungo la costa del Desert des Agriates, cerco una rada adatta controllando con Gps e vista diretta, vorrei entrare in un’ansa piccolissima con l’acqua di un blu intenso, scelgo alla fine la baia de Ghignu, pochi metri d’acqua, colori cangianti, rocce ad ovest, sabbia di fronte, qualche centinaio di metri d’acqua ad est, il mar Ligure alle spalle a nord.
Sono preso da un desiderio di terra e di verde, sono sazio di azzurro e di mare: scendo per alcune ore a terra, tra gli alberi, sentieri appena tracciati, vallette con alberi rigogliosi, collinette a macchia mediterranea dove la roccia marrone fa capolino tra gli arbusti, il mare che si infila in piccoli fiordi colorandosi di verde, cartelli che invitano al rispetto della natura, qualche casupola di pastori apparentemente abbandonata per l’erba secca che spunta dal tetto a volta, ma il legno delle porte e dei telai delle finestre è lucido e curato, non ci sono cartacce in giro, quasi tutto perfetto anche se le tracce di gomme nella polvere sono un poco fuori posto.
Torno in barca prima dell’imbrunire, nel risalire sul tender incappo in uno strano individuo che fa le sabbiature agli ultimi raggi del sole, completamente ricoperto dalla sabbia salvo parte del viso, le dita dei piedi e gli … attributi maschili: non è di mio interesse, non è un maialino ma piuttosto una grossa scrofa, meglio andarsene.
Cenetta solitaria, meditazione evaporativa in pozzetto, a nanna.
20 mn. Miglia totali 1690

Desert des Agriates/Marina Aregai: 13/06
È ora di rientrare, da alcuni giorni sono combattuto da due opposti desideri, fare della barca e del mare la mia casa abituale o ritornare alla vita di terra. Alcuni avvenimenti recenti in primo luogo ed i legami con la mia famiglia fanno pendere la bilancia verso il ritorno.
Le previsioni danno tra 20 e 25 nodi costanti da SW, onde sui tre metri, posso fare la traversata con la luce del giorno.
Lascio la splendida baietta alle prime luci dell’alba, il cielo è coperto di nubi, le colline alle mie spalle sono grigie, l’acqua è diversa dai giorni precedenti, ora è di tonalità blu. Meno di un miglio a motore ed appena fuori dal ridosso della Corsica inizia la galoppata al traverso/lasco.
Senza storia la mattinata, troppe onde per pescare, cielo sempre grigio, il vento è costante sui 25 nodi, qualche raffica sfiora i 30 (ma non li supererà mai in tutta la giornata), Camilla è abbastanza sbandata, qualche onda colpisce al traverso e spruzza fino all’albero. La monotonia viene rotta solo dall’apparire all’orizzonte di una vela, è sulla mia stessa rotta, ma procede molto più lentamente di me (sono costantemente tra i 7 e gli 8 nodi) ed ingrandisce a vista d’occhio. Per passare il tempo prendo il cannocchiale, quando sono in alto sull’onda posso ora vedere chiaramente la barca davanti a me. È appena più grande di Camilla, tre mani di terzaroli, un fazzoletto di fiocco, un equipaggio notevole formato da 6 persone in coperta, tutte in cerata rossa identica, berretti blu, uno al timone, 5 seduti sulla falchetta di sinistra con le gambe penzoloni (non capisco a cosa servono, con quella ridottissima tela la barca è pochissimo sbandata): sembrano in parata.Vengo preso dalla tentazione di uno scherzo, tolgo maglietta e pantaloncini da bagno rimanendo completamente nudo, scendo in quadrato e mi porto in coperta una bottiglia (iniziata da poco) di vino rosso, poi stringo di bolina e quando sono quasi all’altezza dell’altra barca poggio decisamente e li passo da poppa a meno di 50 metri, poi mentre stringo di nuovo il vento per affiancarli verso una dose abbondante di vino rosso in un bicchiere da birra e li sorpasso sottovento brindando alla loro salute.
Sei facce mi guardano come se fossi un ufo, sono praticamente immobili (solo una leggera rotazione del collo per seguire la mia rotta mentre li supero), nessun cenno di saluto: o mi hanno preso per matto o hanno pensato ad un’allucinazione collettiva.
Nel pomeriggio il vento cala leggermente, le onde sono meno fastidiose, poi appare finalmente la linea della costa ligure, alle 17 entro in porto. Sono tornato , come dicono gli amici sardi, “sul continente”.
Metto un po’ in ordine il quadrato, una robusta sciacquata a Camilla per liberarla dal sale, una passeggiata sul pontile per controllare che l’auto sia ancora nel parcheggio (sono trascorsi quasi due mesi), doccia calda e un po’ spaesato ritorno in barca. Mando l’ultimo messaggio con il Findspot, cena al mio ristorante cinese preferito (solito menù, ma mi sembra nuovo), torno in barca a sognare.
90 mn. Miglia totali 1780

FINE

La crociera delle isole è finita: sono rientrato alla base con un bordo mura sx di 90 miglia a 7 nodi di media (dal golfo di Sant Florent a Marina Aregai) portato da un libeccio impagabile.
È stata una esperienza interessante, circa 1.800 miglia di mare (1.500 da solo, le altre in ottima compagnia) in 7 settimane (se scrivessi 50 giorni qualche lavoratore si arrabbierebbe, 7 invece è un numero piccolo piccolo) con l’intervallo divertente della Velista x Tutti a Palermo.
Ho visto posti molto belli, altri interessanti, qualcuno irrimediabilmente compromesso, pochi porti, molte rade. In alcune isole mi sono trattenuto da turista, in altre toccata e fuga.

Le note positive:

  • le intense ore al timone nelle interminabili risalite contro il mistral (ovviamente in prua piena), una paio di tratte con libeccio (ovviamente quasi di poppa piena) con surfate a 12 nodi su onde che viste dalla barca sembrano montagne che ti inseguono,
  • la durezza (bella da ricordare) della tratta Marettimo/Biserta (28 ore)
  • la bellezza e la grandiosità di molte isole nelle notti (molte) e giorni (pochi) passati ormeggiato in rada. Ricordo particolarmente Marina di Campo, il Giglio, Giannutri, Ponza, Ventotene, Ischia, Capri sotto i Faraglioni, Palinuro, Stromboli con una boa occasionale scoperta alle 10 di sera, Vulcano, Lipari, Alicudi, Ustica, capo Zafferano, Marettino dove con venti nodi di vento ho agganciato (da pirla) un relitto, capo Mannu (Sardegna W), l’Asinara dove (dopo aver passato a vela ed all’imbrunire i Fornelli con incredibili colori del mare) non ho trovato le boe ed ho dato ancora nella rada della Reale all’Asinara (zona vietatissima) in 6 metri d’acqua e sono stato risvegliato all’alba da un coro meraviglioso organizzato da una banda di uccelli in festa per festeggiare l’ospite inatteso, Stintino con i suoi colori e le sue barche di foggia antiche, cap de Feno (Corsica W) nella rada piena di scogli di Petra Piombata, Ile Rousse ed infine la baietta di Ghignu di fronte al Desert de Agriate dove mi sono piazzato in acqua azzurra dai colori cangianti a meno di cento metri dalla spiaggia da un lato e dalle rocce dall’altro (30 metri di catena e grappino afforcato) in una ansa di 100 metri di diametro ed un fondo di sabbia bianca da 2,70 a 3,50.
  • la bellezza quasi incontaminata del Desert de Agriate, dove ci sono però segnali preoccupanti. Le capanne dei pescatori sono state sistemate (per ora solo all’interno e con molta spartanità) e vengono affittate, c’è una reception, le strade sterrate sono percorse da jeep cariche di turisti: speriamo bene.
  • previsioni meteo azzeccate per alcune tratte importanti (dalla Liguria all’Elba, dalla Tunisia alla Sardegna, il lungo e pericoloso tratto Ovest di Sardegna e Corsica, la tratta finale dalla baia di Saint Florent alla Liguria),
  • 50 giorni di sole con poche ore di nubi, senza una goccia di pioggia in mare e senza alcun temporale

Le (poche) note negative:

  • previsioni meteo sballate da tre siti contemporaneamente per un paio di tratte, la più ostica Marettimo/Biserta (hanno sbagliato “solo” direzione e rotazione del vento, intensità del vento, altezza delle onde)
  • i ricatti miserabili (sono i termini corretti e comprovabili da testimonianza) della polizia di Biserta, dove 30 ore di ormeggio mi sono infatti costati:
    • circa 20 euro di tariffa ufficiale (con mezz’ora esatta, alle sette di mattina, di calcoli da parte di un addetto del porto, peraltro molto corretto),
    • circa 80 euro di mance (“cadò”) obbligatorie ad ogni cambio di ormeggiatori, alla dogana, alla guardia costiera, alla polizia chieste con umiltà fastidiosa ma accettabile nelle fasi di ormeggio e di controllo (un’ora abbondante di visite a ondate successive alle due di notte),
    • circa 10 euro (a fronte dei 200) chiesti con arroganza e minacce esplicite nella fase di riconsegna dei passaporti da parte della polizia tunisina
  • la Girolata: a maggio 2008 c’erano 5 boe (ed eravamo in due barche), un piccolo e silenzioso villaggio di pescatori, una capanna bar, un piccolo pontile pieno di reti dei pescatori.
    A giugno 2009 ci sono 50 doppie boe (si viene ormeggiati con una boa a prua ed una a poppa, fianco a fianco come in un porto, ma senza pontile, acqua, energia), ormeggiatori con relativo tender rumoroso e puzzolente sfrecciano da mattina a sera, si sono aggiunti due pontili dove arrivano e partono battelli carichi di turisti vocianti e dove ormeggiano anche ferri da stiro e catamarani, c’è una reception dove si pagano 28 euro a giugno (non mi ricordo se 40 o 50 a Luglio/agosto) per ogni notte di un 41 piedi a vela, sono sorti (o forse c’erano già, ma ad aprile erano chiusi) quattro bar/ristoranti (con musica e fracasso fino a notte inoltrata), i 500 metri di strada sono intasati da 20 (li ho contati) mostri quadrati a quattro ruote (credo che per anno prossimo metteranno i semafori), bottegucce di chincaglieria, deposito rifiuti: un disastro. Sono arrivato alle due del pomeriggio, alle otto del mattino successivo sono scappato al colpo di clacson da corriera del primo battello.

Ora, appena sbarcato dondolo spaesato sul pontile e mi pongo una domanda:
perché sono qui e non in qualche rada?

Alla prossima, BV a tutti
Bruno