domenica, Ottobre 6, 2024

Crociera delle isole pt2

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Crociera delle Isole- 2
La vita è strana e foriera di continue sorprese, ti porta a sognare nuove sensazioni ed a fare programmi che non sono assolutamente relazionabili con le tue precedenti esperienze.

 Porto di Roma/Anzio: 04/05
Sveglia alle 8, scarpinata di 2 km per andare in capitaneria a pagare (ma come si fa a dislocare la capitaneria praticamente fuori dal porto?), mi ritirano la chiavetta elettronica del cancello: come rientro al pontile? Le mandiamo un addetto, risponde un attempata donzella. Per me sono matti, il personale costa, possibile che per ogni barca in partenza debbano inviare un addetto ad aprire il cancello del suo pontile? Sono un illuso, nessun addetto arriva, fortunatamente il mio aspetto poco rassicurante attira l’attenzione di una guardia del porto (in divisa e pennacchio direbbe De Andrè) che mi chiede addirittura i documenti ricevendo in cambio alcuni moccoli e la fattura del porto.
Alle 10 lascio questo porto, bello il cartello “porto con ricambio d’acqua forzato”, meno bello il colore dell’acqua ed il relativo profumo.
Sempre sole e vento favorevole (sono evidentemente “sfortunato”) minimo sui 10 nodi: veleggio tranquillo verso SE (strana l’Italia per noi nordici, siamo convinti che per andare verso la Calabria si debba procedere verso sud, poi scopriamo che è a SE), non ho ancora deciso se per il Circeo o per le Pontine direttamente.

A mezzogiorno mi chiama Scarnicchia (tornato a tarda notte dalla Sardegna) e mi convince (in realtà senza alcuna fatica) a far rotta su Anzio per una cena insieme.
Conoscevo Anzio da terra, belle le rovine romane viste dal mare, una sorpresa il porto con ormeggio al transito gratis: accosto di poppa di fianco alla barca indicatami per radio, cerco il corpo morto che non c’è e vengo sorpreso da un essere barbuto che abbaiando mezzo in tedesco e mezzo in un italiano gutturale mi informa con molta malagrazia che devo dare ancora. Mi scosto, preparo l’ancora, mi riallineo, un colpetto di motore indietro e mi precipito a prua per calare l’ancora: il barbuto urla come un ossesso, convinto di aver combinato qualche guaio mi precipito al timone e torno fuori. Mi sembra tutto regolare, chiedo al crucco che continua ad urlare cosa vuole e quello “taliani incapaci, tu non poter abbandonare timone…”: mi avvicino di prua, quello continua ad urlare, prima cerco di spiegargli che sono da solo, poi visto che non smette lo mando a spigolare prima a parole e poi con il gesto dell’ombrello seguito dalle dita delle mani messe a cerchio, capisce, smette di urlare e sparisce sottocoperta. Finalmente posso calare l’ancora, arretrare e zompare a terra con una cima in mano e fissare la poppa: mannaggia ai transiti gratis senza assistenza e mannaggia ai crucchi (secondo me il panzone era pieno di birra fino alle orecchie).
Bella cena offerta da Luigi S. accompagnato dal figlio (dall’aria sveglia) e da uno zio molto simpatico: grande mondo quello di Velista, ci siamo visti tre volte e ci sentiamo amici da una vita.
Giornata di relax, 25 mn. Miglia totali 345

Anzio/Ponza: 05/05
Sveglia alle 7, non mi è stato possibile rifornirmi di acqua a Roma (me ne sono in realtà dimenticato) cerco il distributore per fare rifornimento (non so dove entrerò in un altro porto, meglio avere il serbatoio pieno), alla destra uscendo lo trovo nascosto da un megayacht di 50 metri. Manovra surreale, mi fanno ormeggiare di fianco al mostro, il tubo del gasolio che attraversa il salone, quello dell’acqua idem, l’addetto alla pompa che cammina avanti e indietro sulla moquette avana lasciando tracce di morchia e di gasolio con le sue scarpe da lavoro, io che scendo a terra per pagare cercando di non far danni, il gestore che mi mostra orgoglioso la ricevuta di carta di credito da 2.700 euro per il rifornimento del mostro, sorride con aria furba e confida “è arrivato ieri sera, l’ho fatto ormeggiare al distributore per tutta la notte facendogli risparmiare il costo del porto, mancia in arrivo!”: saranno legnate penso io, pago 45 euro di gasolio e me ne torno alla mia minuscola Camilla (anche le mie scarpe si sono insozzate sul molo molto sporco, prima di tornare sulla mia barca le ho ripulite su un tappetino “WELCOME ON BOARD” di tre metri quadri, era o non era posizionato lì per quello scopo?).
Poco vento, procedo lentamente, provo ad utilizzare il motore a basso regime, il rumore mi preoccupa, provo ad accelerare e, con sorpresa, a 1800 giri il rumore quasi sparisce: ho trovato il ritmo giusto (almeno spero), si cammina oltre i 5 nodi, ma appena c’è un po’ di vento vado a vela utilizzando anche il gennaker (sono alle prime armi con questo tipo di vela, faccio un po’ di casino ma per un paio d’ore riesco a tenere una buona media con poco vento).
Tour di Palmarola, poi di Ponza (la parte W è bella, quella ad Est è meravigliosa) con puntata fino a Zannone ed alla fine verso le 18 mi presento al porto di Ponza mentre chiamo per radio: mi hanno quasi sparato perché avrei dovuto chiamare almeno un’ora prima. Ho risposto (con le mie blande disapprovazioni) in dialetto bresciano, hanno equivocato (quindi ringraziato … per gli insulti) ma invitato ad andare in altri lidi. Mi sono piazzato in rada a nord del porto di Ponza in 10 m d’acqua, calo solo l’ancora, non è previsto vento per la notte. Una sola altra barca in rada, scendo a terra con il tender, bottegucce, pescatori, soliti sfaccendati, aperitivo e torno a cenare in barca (sto diventando allergico ai ristoranti). Serata tranquilla in pozzetto con luna quasi piena.
Giornata un po’ noiosa per la prima parte, mi sono rifatto con le isole, 55 mn in oltre 10 ore di navigazione.
Miglia totali 400

 

Ponza/Ischia Porto: 06/05
Mi sveglio presto, altra giornata di sole, purtroppo poco vento da W quasi di poppa piena, provo nuovamente il gennaker e procedo con lunghi bordi per sfruttare il venticello, 6 nodi di vento e 4 di Gps: chi ha detto che Camilla con venti leggeri è un “purpone”? Butto l’ancora a Ventotene giusto per dare un’occhiata e poi riparto per Ischia. Dopo le 14 sale la termica, si va come un treno, mi faccio un po’ prendere la mano e non ammaino il gennaker anche quando qualche raffica raggiunge i 20 nodi. In prossimità di Ischia riesco ad ammainare il gennaker con una manovra da manuale, rapida e precisa (fattore c?): devo confessare di essermi prima riletto sul Pc tutti i commenti sull’argomento (raccolti in un file) degli amici Velisti in risposta ad un trend che avevo provocato appositamente prima di partire.
Sono riuscito a prenotare un posto della LNI ad Ischia Porto (sono un socio ed ho pagato il supplemento per i porti, il primo giorno è gratis), dove entro in mezzo ad un traffico “incredibbile” di traghetti. Ormeggio di poppa dopo essermi aperto (guidato da terra dall’addetto) un passaggio tra barche di vario tipo ormeggiate anche in terza fila perpendicolarmente al molo.
Il porto è molto caratteristico, circondato da due lati dal paese vecchio con le sue casette basse mentre il terzo lato è pieno di ristoranti: peccato il rombo dei motori, l’odore fastidioso di gasolio e lo sferragliare delle ancore dei traghetti che cessa dopo l’una di notte e riprende alle 5 di mattina.
Cena in un buon ristorante, visita turistica alla cittadina di Ischia piena di turisti, soprattutto stranieri: come sarà qui in agosto? Il giorno 7 lo dedico inizialmente a progettare l’installazione in pozzetto di pulsanti doppi per il salpa ancore che devo poter comandare dal pozzetto, avevo prima un comando a distanza finito poi in discarica (continuo a considerare pazzesco che vengano utilizzati materiali di scarto per attrezzature nautiche vendute normalmente al triplo del loro valore commerciale effettivo), poi acquisto (a peso d’oro) i pulsanti in un negozietto di nautica ed installo il tutto lavorando fino a sera tarda. I prossimi ormeggi in rada dovrebbero essere più agevoli.
Il giorno 8 lo dedico inizialmente ad altre piccole manutenzioni e prima di mezzogiorno esco per un giro turistico verso Procida, Capo Miseno e Napoli, prima a motore e poi di pomeriggio sfruttando la termica (15/20 nodi): il golfo di Napoli merita sempre una visita, peccato che sia costretto a tornare ad Ischia perché la Lega navale di Napoli mi rifiuta un ormeggio.
Solite risposte, se chiami il giorno precedente rispondono che è troppo presto, se telefoni il giorno di arrivo che è troppo tardi: in realtà i posti riservati ai soci che pagano l’apposito supplemento sono utilizzati dai notabili locali. In tutta la crociera ho utilizzato solo due ormeggi LNI (sui 10 possibili sulla mia rotta), uno ad Ischia per e caso (l’ormeggiatore mi ha testualmente detto “lei è fortunato, questo posto è riservato al presidente della sezione, ma in questi giorni è fuori con la sua barca”) ed uno a Stintino (anche qui solo perché sono entrato in porto, ho attraccato al distributore e, mentre facevano rifornimento, sono andato a cercarmi un posto libero tra quelli con cartello LNI, ho poi ormeggiato e successivamente sono andato alla sezione LNI chiedendo un posto: solita risposta “tutti occupati da soci in transito”, “ok ho risposto io, sono un socio in transito, queste sono le mie tessere 2009 ed ho occupato un posto, vogliamo chiamare la LNI sede centrale di Roma?”).
Rientro verso le 17, 35 mn.
Prendo poi un traghetto per Napoli, cena in perfetto stile napoletano da amici “in goppa ‘o Vesuvio”, rientro dopo l’una di notte.
Sabato 9 è il mio compleanno e decido di passarlo a Milano: traghetto, taxi, aereo ed alle 16 pm sono a casa.
Miglia totali 450

Ischia: 07/05 Salpa ancore
Calare e salpare l’ancora da soli non è molto razionale farlo da prua, ergo avevo cercato dal mio solito elettricista marino di farmi installare un telecomando: vengo oggi, vengo domani, devo vedere la barca, non è un problema … sono partito senza telecomando.
Su consiglio di un grande tecnico (nonché caro amico) ho duplicato i comandi portandoli in pozzetto (ho trovato spazio nello scomparto del quadro di accensione, quindi anche al riparo dalla pioggia). Costo dell’operazione 22 euro per i due interruttori più una buona mezza giornata per far passare una piattina da prua al pozzetto (ore di duro lavoro con moccoli variegati prima per far passare nella canalina la molla da elettricista, poi per far passare una piattina) e poi un filo singolo dall’uscita dell’interruttore “salpa ancore” del quadro elettrico al pozzetto. A seguire due fori del 16, avvitare, collegare, provare.
Non sapendo quasi nulla di elettricità, ripeto quello che altri hanno fatto (e che sino ad ora non ha dato noie): ho utilizzato fili della stessa sezione di quelli presenti sugli interruttori attuali (impianto fatto da sua eccellenza “L’elettricista Marino”) e non ho inserito fusibili o altri aggeggi. Per eccitare (si dice così?) delle valvole giovani (ahimè, mi sorgono vaghi ed indefiniti ricordi) non serve grande energia ma basta una acconcia presenza (questo ora me lo ricordo): una volte eccitate perché turbarle con barbari oggetti atti ad interrompere quel che è felicemente iniziato?
Ora calo e salpo dal pozzetto, una goduria. Grazie all’amico: un consiglio giusto, un po’ di tenacia, niente elettricisti professionisti del …
Ho perso una giornata che potevo dedicare al turismo ad Ischia, ma ho troppe rade davanti a me nei prossimi giorni, soprattutto Stromboli e le Eolie dove tutti dicono che l’ormeggio sia un problema.

Ischia/Capri: 10/05
Sveglia a Milano alle 5.30, aereo alle sette, traghetto per Ischia dove arrivo alle 10.30: ho dimenticato il pane, i negozi sono chiusi (è domenica) ma c’è una pizzeria di fronte alla mia barca, hanno appena acceso il fuoco di legna, mi preparano due focacce con la pasta da pizza (soluzione ottima, sono una valida alternativa al pane) e prima di mezzogiorno sono in mare. Solito sole e mare piatto, libeccio sui 10 nodi seguito da un rinforzo per la termica pomeridiana, 20 miglia di bolina verso Sorrento poi viro verso Capri (qualche bordo fino a Marina Grande), giro dell’isola in senso antiorario fino ai Faraglioni. Arrivo con il sole al tramonto, il luogo merita la fama che lo circonda, incrocio gli ultimi battelli di turisti, un paio di passaggi davanti a Marina Piccola ed ai Faraglioni e poi punto sulla costiera amalfitana ma vedo che una vela ed un ferro da stiro sono all’ancora ben ridossati, cambio idea, ritorno a sud dei Faraglioni e calo l’ancora anch’io (i comandi dal pozzetto sono una manna, perché al solito il ridosso di rilievi con canaloni funziona in un modo del tutto particolare). Cena in barca con luna piena e paesaggio da favola, mi manca qualcosa ma non si può avere tutto (qualche sacrificio bisogna pur farlo).
Giornata lunga, serata da ricordare, un malto scozzese di 18 anni per festeggiare in pozzetto, a nanna.
8 ore di navigazione rigorosamente a vela, almeno 35 mn con partenza da … Milano.
Miglia totali 485

Capri/Palinuro: 11/05
Sveglia all’alba, solito caffè (non faccio mai colazione), si riparte verso SE: sole, libeccio sui 10/12 nodi, bordo al lasco fino a Positano (la costiera non l’ho mai vista dal mare), poi traverso/bolina larga per puntare su Licosa e quindi su Palinuro dove arrivo al calar del sole. Pomeriggio ancora di sole con vento da Sud sugli 8/10 nodi, mare piatto, bolina sui 5-6 nodi: peccato che dalle 17 zero vento e sono costretto ad un paio d’ore a motore (sempre con prudenza, il rumore metallico è sempre presente).
Capo Palinuro al tramonto è bellissimo ed il piccolo porto è una sorpresa piacevole. È riparato da tutti i venti, il transito (con corpo morto) è gratuito, gli ormeggiatori sono gentilissimi: mi affiancano in due con il gommone, uno prende il corpo morto e fissa la prua, mentre l’altro sale a bordo (chiedendomi il permesso) e lancia le cime di ormeggio ad una terza persona. Incredibile, rimango con il mezzo marinaio in mano, devo solo spegnare il motore: servizio perfetto, grande cortesia, gratis. Cena (senza lode e senza infamia) in uno dei due ristoranti del porto, brutte notizie da Milano, a nanna alle 22.
12 ore di navigazione (quasi tutte a vela), 65 mn.
Miglia totali 550

Palinuro/Vibo Marina: 12/05
Mi sveglio alle cinque e decido di partire la sera per Milano, l’aeroporto più vicino è Lamezia (dove non c’è porto), parto a motore (il vento oggi, per la prima volta, mi ha abbandonato) a 1800 giri e poco più 5 nodi di Gps, doppio capo Palinuro puntando sul porto di Amantea a 40 km a nord di Lamezia, prenoto il volo delle 21.50 per Milano, ho tutto il tempo. Dopo le 8 chiamo Amantea, finalmente dopo le 9 ottengo risposta e scopro che il porto è sotto sequestro da parte della Guardia di Finanza: trattativa positiva con un graduato a cui spiego il mio problema e chiedo di ormeggiare per almeno 2 notti, ok subordinato al parere dei suoi capi ma poi interviene un maresciallo che mi vieta l’accesso. Ripiego su Diamante, chiamo per telefono senza ottenere risposta, provo con la radio e dopo un certo tempo mi risponde Maratea avvisandomi che il porto di Diamante è chiuso fino all’estate. Porca mucca, ma dove siamo? O torno indietro verso Maratea o faccio una tirata su Vibo Marina (35 km a sud di Lamezia): per prudenza chiamo, ottengo facilmente un posto e la prenotazione di un taxi per le 20. Sono le 10, mi trovo all’altezza di Scalea a 70 mn da Vibo, devo tenere una media superiore a 7 nodi per esser ragionevolmente sicuro di ormeggiare entro le 20. Vento molto scarso, forse più avanti avrò un po’ di termica, ma il motore? Provo ad accelerare a 2300 giri, il rumore è molto forte, aumenta e poi diminuisce ad ogni onda, scendo sotto e provo ad infilare un manico di legno (smontato da un martello) sotto la parte dx, se sollevo il motore il rumore si affievolisce, rassicurato incastro il legno e procedo a 2200 giri e 7 nodi di Gps.
Per alcune ore del pomeriggio la termica mi da una piccola mano e con vela e motore sfioro spesso gli 8 nodi. Alle 19.30 sono all’imboccatura del porto di Vibo, alle 20 sul taxi, a mezzanotte a casa a Milano.
Oltre 14 ore a motore, 90 mn. Miglia totali 640

Vibo Marina/Stromboli: 14/05
Il 13 a Milano prima delle 17 tutto si risolve positivamente, altro aereo alle 19.30, alle 23 sono in barca: oggi dieta, un toast ed una birra prima di partire, qualche caffè.
Il 14 mattina mi alzo alle 8 (il distributore dovrebbe aprire verso le 8.30), preparo la barca, mollo gli ormeggi, punto su Stromboli con sole ed un venticello da Sud: 4 nodi di Gps, Stromboli è a poco più di 40 mn, il vento dovrebbe aumentare, nessun problema, cedo il timone ad Asdrubale e mi preparo un caffè. Mentre lavo la tazza lo scorrere dell’acqua mi ricorda i rifornimenti di acqua e gasolio: moccolo irripetibile al mio indirizzo, sono come minimo affetto da pirlite acuta, dimenticati entrambi i rifornimenti, vado verso le isole, devo rimediare. Inversione (Tropea è un porto estivo, non mi fido più di questa zona), torno a Vibo da cui riparto quasi alle 11.
Dopo il ridosso di Capo Vaticano entra lo scirocco con raffiche fin verso i 25 nodi, resisto a vele piene, un po’ di calcoli, per le 17 dovrei essere a Stromboli. Sole con cielo scuro ad Ovest, le previsioni davano max 20 nodi in attenuazione verso sera con rotazione verso W, speriamo in bene.
Vedo un capo lontano alla mia sinistra, è la Sicilia, è a circa 40 miglia, troppe come alternativa a Stromboli dove però dovrei essere ridossato (almeno stando alle previsioni).
Prima delle 16 il vento cala e ruota ad W, devo fare bordi ma la velocità è buona, alle 18 sono davanti a Stromboli, decido di fare un giro turistico e scapolo Strombolicchio, poi ammiro la parte Nord ed Ovest di Stromboli con salti di vento fantastici, con la costa sottovento è adrenalina pura ma ogni tanto è necessario sfidare la natura, poi torno a Ficogrande passando tra lo scoglio e l’isola.
Laboriosa ricerca di un punto decente dove ormeggiare, il fondo passa da 7-8 metri (con costa e scogli vicinissimi) a 40 in un attimo, calo l’ancora a poco più di 50 metri da riva in dieci metri d’acqua subito a nord di una specie di moletto con alle spalle una trentina di metri in pendenza da 10 a 15 metri prima di un salto a 50 metri: sono incerto su come piazzare il grappino quando scorgo a poppa un grosso gavitello sommerso di almeno un paio di metri. Usando il motore con delicatezza tonneggio sull’ancora, calo a mare la scaletta, scendo con i piedi in acqua e con il mezzo marinaio riesco a passare una cima sotto il gavitello (non ha anello, è strano) e la faccio girare tre o quattro volte intorno alla grossa cima che vedo scendere verticalmente verso il fondo, ritorno a bordo, metto la cima in tensione, provo a marcia in avanti, evviva tiene, sono con prua (ed ancora) al vento previsto, gavitello a poppa, mi attende una notte tranquilla con una unica preoccupazione: le previsioni sono per una sciroccata notevole da domani pomeriggio, speriamo non sia in anticipo.
Ammiro una scena antica come il mondo: una barchetta di legno viene caricata di un numero inverosimile di nasse (mi sembrano di ferro), poi in due remano fino a 200 metri da riva e buttano le nasse in mare.
La vita del piccolo paese è disturbata solo dai barconi di turisti che sbarcano fino al tramonto ed imbarcano fino a mezzanotte in un modo singolare: si arenano lentamente di prua sulla spiaggetta di ciottoli, calano una specie di scala retrattile (ricorda le scale degli abbaini) che si appoggia sul terreno, poi vanno ad ormeggiare, raggruppati a due o tre, un po’ più a sud di dove mi trovo.
Cena in barca alla luce della luna piena, la sommità dello Stromboli è leggermente colorata di rosso pallido, Camilla beccheggia dolcemente e concilia il sonno.
Giornata da ricordare, 10 ore di navigazione e 50 mn.
Miglia totali 690