mercoledì, Dicembre 11, 2024

Gulliver 2

Ecco un racconto di Michele del Gulliver, che già avete conosciuto (Gulliver 1) …….un grande navigatore che ha fatto del Gulliver e della Polinesia la sua seconda casa

La scoperta di un atollo fuori dal mondo…: Mopelia

Pur vivendo per la maggior parte dell’anno in Polinesia e nel contempo lavorando per la maggior parte dell’anno sempre in quel di Polinesia, Ludovica non era ancora riuscita ad andare su un atollo, come d’altra parte avrebbe voluto provare l’esperienza di navigare di notte o semplicemente il navigare senza vedere terra all’orizzonte. Oramai era diventato navigare e realizzare questo sogno. Le Tuamotu un po lontanine da Raiatea per 10 giorni utili tra navigazione e permanenza ma d’altra parte l’unico atollo ‘a portata di mano’ vicino alle isole della società è Mopelia, tutta a ovest, 160 miglia, ma con una Pass da brivido e un ritorno che al 99% dei casi ci farà piangere per ritornare… avendo mare, corrente e vento contro…
Alla fine decidiamo lo stesso per Mopelia , un sogno che non potevo disattendere  ulteriormente e così, avendo 15gg liberi da impegni di crociere, abbiamo deciso di fare  un po’ di cambusa e rifornimenti di gasolio, benzina ed acqua dolce, e la mattina del 12 ottobre partiamo!  rotta per Mopelia
Il viaggio inizia bene grazie ad un branco di delfini che ci scorta fino alla Pass di Tahaa anche se a sud ed est ci sono nuvole minacciose che ci inseguono ma, come giocando a nascondino, per tutta la durata del viaggio non ci bagneranno mai completamente… solo qualche goccia. Il vento è debole per una andatura di poppa come si deve ed utile per farci arrivare a Mopelia per l’indomani prima del successivo tramonto del sole, quindi ci aiutiamo con un po’ di motore.

Prima delle 11,00 siamo in vista dell’atollo… una sottile linea verde all’orizzonte, una linea che con il passare delle ore diventa sempre più definita… ora si possono distinguere le palme da cocco e lì, più a sinistra… l’onda frange libera con tanta schiuma… ci deve essere solo un po di piattaforma interna e quindi l’oceano può entrare più pimpante in laguna.
Che spavento… un tonfo sordo a dritta della barca ed una imponente figura scura si erge sempre più…….     sembra non finire mai… poi si corica lentamente su un lato e si lascia andare provocando un fragore impressionante. Talmente vicina da poter vedere gli occhi, occhi che ci son sembrati di rimprovero perché l’avevamo disturbata con il nostro rumore… talmente vicina da distinguere le incrostazione sulla pelle grigio scuro… Sì una megattera… e poi in rapida successione ancora una ed un’altra ancora.
Non penso ci fosse il piccolo perché le dimensioni erano pressoché simili ma giurerei che era una famigliola di megattere.
Il comitato di accoglienza è ancora in attività alla nostra poppa con salti spettacolari e siamo circondati da centinaia di Sterne, Sule ed imponenti Fregat… sono loro che ci vengono a vedere, a conoscere… Le Sule in particolare arrivano ad un paio di metri dalle nostre teste e girano la testa verso di noi… ci osservano… ne sono certo; altre tentano di approdare sulle crocette alte dell’albero di maestra ma è di alluminio e quindi scivolano. Le Fregate, con il loro volo imponente e calmo ci osservano dall’alto, senza muovere le ali e sfruttando con l’innata maestria le correnti ascensionali.


Coroniamo dall’esterno l’atollo fino a intravedere la famigerata Pass dove verrà messa alla prova l’esperienza e la capacità marinara del Capitano. Un odore acre di guano e di ammoniaca pervade l’aria che respiriamo: alla nostra dritta c’è un motu che migliaia di uccelli hanno eletto a loro dimora e il frastuono è tale che con Ludovica dobbiamo gridare per intenderci.
Il Gps mi posiziona sulla carta a 100 metri dall’inizio della Pass ma… Non può essere perché la vedo davanti a me… a dritta, Mi fido della carta o del mio intuito… no, le carte possono essere non precise per questi luoghi dimenticati… meglio l’intuito… E così attacco l’entrata senza nessun supporto se non Ludovica che a prua, osservando la diversa colorazione dell’acqua mi indica da quale parte restare… si restare e non andare… la pass è leggermente più larga della barca e quindi non c‘è spazio per gli errori. Motore al massimo dei giri per superare i 4 nodi di corrente che mi respingono fuori dalla Pass e in 20 minuti riusciamo a superare la parte più problematica… ora ci sono solo qua e la delle patate di corallo affioranti ma si vedono bene.
Diamo fondo in 6 metri di acqua in una laguna da mozzafiato ed i colori sono vivaci e netti grazie al sole che questa mattina ci ha accompagnati.
Su questo atollo vivono solo 3 persone, una coppia della quale per il momento ricordo solo il nome di lei… Monique, mentre il marito è polinesiano, di Maupiti.  Anche Hinatea, una ragazza di 35 anni, viene da Maupiti. Vivono isolati in questo paradiso facendo copra che una nave ogni tot di mesi recupera e con questo introito comprano ciò che non è disponibile sull’atollo, prevalentemente alimenti ed utensili.
Grande festa il giorno successivo per il nostro arrivo. Abbiamo portato un cosciotto di agnello e delle costicine di agnello… ovviamente è molto gradita la carne qui, dove l’alimento di base è il pesce. Un po’ di buon vino per accompagnare questa inaspettata grigliata sotto gli occhi attenti di decine di grandi Paguri che attendono qualche residuo che cade in terra. La sera, ritornando in spiaggia dove ci attendeva il nostro gommone, abbiamo dovuto fare uno slalom serrato per non pestarne un po’!!
Hinatea ci sorprende con i suoi racconti.


Originaria di Maupiti sognava di fare il pompiere e così è riuscita ad andare in Francia, fare il corso per pompiere, essere abilitata e quindi ha lavorato per 2 anni vicino Tolone.
Troppo freddo, sia come clima che nei rapporti con la gente, il grigio ed il nero i colori predominanti dei vestiti della gente, lei che era abituata al colore ed al calore , alla luce… No questo era un sogno  è vero ma anche nel sognare si sbaglia ed allora è meglio rientrare nei ranghi prima che il senso di disagio si trasformi in stress e depressione. Di Ritorno a Maupiti una decina di anni fa, dopo alcuni mesi si sente ancora a disagio… anche qui non riesce a trovare la pace che cerca… Troppi cani che abbaiano galli che cantano, motorini che sfrecciano con le marmitte bucate e musica dum dum che assorda le orecchie… Mopelia… si questa può essere la prossima destinazione.
Lei vive tranquilla, con i suoi ritmi e quelli della natura, la mattina dedicata al lavoro, a raccogliere i cocchi, a sgusciare il mallo ed a metterlo sull’essiccatoio… poi un pranzo leggero e poi a pesca per procurarsi la cena. Dovrebbe andare a Bora dal dentista perché ha un po di fastidio ad un dente ed aspetta una barca di pescatori che le hanno detto che verranno a giorni …non vuole restare troppo fuori dall’atollo, sa già che penerà per ritornarci poiché dovrà affidarsi alla compiacenza di qualche altra barca che si spingerà lontana per la pesca!!


Restiamo 6gg in questo atollo, diamo una mano per quanto possibile, ma la meteo è inclemente e giorno dopo giorno piove, l’onda è alta ed il vento rafficoso. Peccato!
Facciamo qualche escursione di qualche ora ma non possiamo spingerci dalla parte opposta dell’atollo perché con il vento e l’onda che si è creata sarebbe imprudente andarci. Comunque riusciamo a vedere qualche motu ed una parte del vecchio reef dove nidificano le Sterne.
Una notte siamo anche andati a caccia di ‘Caveu’, i così detti Granchi del cocco. Sono enormi e a ben guardarli hanno veramente un non so che di preistorico. Il carapace e l’addome sono grandi come una noce di cocco e le chele sono enormi, possono tranciarti un dito senza fare troppo sforzo ma… bolliti e mangiati sono una prelibatezza.


Ne abbiamo mangiati diversi, insieme all’immancabile cuore di Palma, dico cuore di palma e non di palmito, quello che generalmente si conosce. Il cuore di palma che si ricava abbattendo una palma di 3-4 metri è generalmente lungo sul metro e con un diametro di 6-7 centimetri… croccante, bianchissimo, gustoso… Ciò che più gli assomiglia qui da noi è l’ovulo fresco mangiato crudo a fettine. Non voglio farvi sbavare ma credetemi, pescare in riva dei pesci, sfilettarli e mangiarli a mo’ di poisson cru con un po’ di lime e latte di cocco dopo un’ora… non ha prezzo… come recita una pubblicità.
A causa del mal tempo abbiamo rimandato la partenza ma bisogna andare… abbiamo una crociera programmata fra 4gg e non possiamo mancare all’appuntamento!!!!
Partiamo, sapevamo che sarebbe stata dura… ma non così!!


Dopo aver veleggiato caparbiamente per una mezza giornata abbiamo fatto solo una decina di miglia di avvicinamento alla meta e, a causa di onde alte la barca beccheggia violentemente: il motore fuoribordo, da 15cv, che era ‘saldamente legato a poppa della barca ha rotto i bulloni che lo trattenevano e penzola pericolosamente fuoribordo… solo la tenacia di Ludovica evita che venga portato fuoribordo e lasciato in obolo a Nettuno. La barca è come un cavallo in corsa ad ostacoli e bisogna tenersi saldamente per non cadere e farsi del male… il pilota automatico non funziona più e bisogna timonare a turno, giorno e notte. Nel mentre mi riposo sul divano, in dinette, il tavolo che era anch’esso saldamente ancorato a terra o meglio al pagliolato per dirla in termini marinari, rompe anch’esso e mi piomba con tutto il suo peso sulla schiena, fortunatamente di piatto e i danni sono limitati. Cosa fare se non lasciarlo a terra e mettere degli strofinacci per evitare che scivoli nelle rollate e faccia ancora danni? Dopo 42 ore di questa tormentata traversata siamo in vista, si fa per dire poiché sono le 2 del mattino ed è buio pesto, della Pass di Tahaa che ci riporta finalmente in laguna.
Da queste parti non si naviga mai di notte poiché non sempre i fanali sono accesi e di notte è impossibile vedere pericoli come bassi fondali, reef etc etc.
L’ho fatta innumerevoli volte questa pass ma sempre di giorno. Tutti i miei sensi sono tesi come corde di violino, sono tesi a percepire il minimo rumore, la minima luce, il minimo segno che mi possa indicare che davanti a me c’è un pericolo. L’allineamento è giusto mi pare ma allineare due luci rosse non ben definite può dare scarti di rotta anche di 20m metri e in queste occasioni anche 10 metri fanno la differenza.
Il Gulliver scivola sicuro nell’onda che lo spinge nella pass non ho diritto ad errori… ancora una volta…


L’onda si placa e il suo frangere è ora solo un mormorio… ci siamo, siamo dentro: tutto ritorna alla normalità… la barca è un po’ un campo di battaglia sia dentro che fuori… mangiamo qualcosa, di frugale certo, siamo stanchi. Arriviamo alla nostra boa, a Raiatea, è occupata da un’altra barca mondo ladro… beh c’è un’altra boa libera più in la, prendiamo quella per questa notte. Poche manovre indispensabili e poi andiamo a nanna. Si certo molto stanchi ma con una esperienza da non dimenticare.

Michele