giovedì, Novembre 21, 2024

Parliamo di… cicloni!

18 settembre 2020…

Sembra che il 18 sia un giorno fatale…

Sono almeno 6 anni che monitoro con particolare attenzione le previsioni del tempo nel mese di settembre/ottobre, perchè  si ripetono con sempre maggior violenza situazioni meteo impegnative.

Da sottolineare come questo periodo dell’anno risulta spesso piuttosto delicato a causa dei forti contrasti che si vengono a creare tra masse d’aria completamente diverse: gli ultimi caldi da una parte e i primi affondi freddi in discesa dal Nord Europa dall’altra. Un fattore determinante in queste settimane è la temperatura ancora troppo elevata dei nostri mari che potrebbe fornire l’energia necessaria (maggiore umidità nei bassi strati dell’atmosfera) per lo sviluppo di imponenti celle temporalesche in grado di scaricare al suolo ingenti quantità d’acqua nel giro di poche ore: le famigerate alluvioni lampo.

Questi richiami sull’osservazione del meteo dovrebbe sensibilizzare anche a noi velisti ad acuire  l’attenzione a ciò che potrebbe accadere in mare, perchè la violenza che si manifesta a terra, e che viene “rimbalzata” dai media, non è altrettanto diffusa per ciò che avviene in mare…e molti di noi lo sanno…

Vi ho già raccontato ciò che è accaduto il 18 agosto 2022 in Corsica, ma è interessante  ricordare anche la situazione verificatasi il 18 settembre 2020  nel basso Ionio che è già stato proposta  su RTM dall’amico Ennio  Nichelatti il 22 gennaio: Medicane 2020  con l’articolo URAGANO .

Forse questa foto vi aiuta….è la situazione meteo che  stava esplodendo nel basso Ionio, fra le isole di Zante e Cefalonia…

Vi propongo ora un articolo che Marco Nannini ha pubblicato sul sito della GSC, e conto che ogni velista che si avvicina a RTM apprezzi l’invito ad approfondire questa materia anche attraverso la lettura di esperienze che hanno avuto molti velisti e navigatori.

 

Qual è il settore più pericoloso di un ciclone?

Forse una delle peggiori situazioni che una barca a vela in mare aperto possa affrontare è trovarsi in un ciclone tropicale. Questi fenomeni di solito hanno una stagionalità piuttosto definita, si verificano a latitudini e in zone ben segnalate dalla letteratura nautica, e la loro evoluzione e le direzioni di spostamento sono indicate da modelli comprovati. Ma possono sempre sorprenderci con formazioni di forte intensità laddove normalmente non si verificano o possono assumere “strani” comportamenti.

navigatori e le loro barche, soprattutto quelli che partecipano a eventi come la Global Solo Challenge (GSC), devono essere preparati a resistere a tutti i tipi di tempesta in alto mare, di qualsiasi natura. Burrasche e basse pressioni associate ai fronti che creano violenti rovesci improvvisi in zone calme possono essere dannosi per la barca e per lo skipper quanto un ciclone. Inoltre, il mare può sempre stupirci con più potenza, più vento, più onde di quanto previsto. Quando ci si trova nel mezzo di una tempesta di qualsiasi tipo, non si può mai sapere con certezza quanto durerà né fino a che livello arriverà a esprimere la propria potenza. Per coloro che navigano sembra sempre che soffi con più intensità di quanto annunciato dalle previsioni.

Un fenomeno interessante ci capita quando le condizioni da estreme si fanno meno violente. Inizi a navigare con 35 nodi di vento e mare formato, e ti sembra tosta. Poi il vento aumenta a 50 nodi con mare più vivo, e questo ti sembra tosto. Ma dopo un po’ che navighi in questa condizione e il vento inizia a calare, i 35 nodi che inizialmente ti sembravano così impegnativi ti sembrano un regalo e hai la sensazione di navigare in condizioni “normali”…

Strategia e previdenza sono sempre i primi strumenti che abbiamo per ridurre, per quanto possibile, le situazioni peggiori o più pericolose di ogni burrasca in mare. Ogni singola tempesta richiede una specifica tattica, un modo di anticiparla o di seguirla, una preparazione della barca e di tutte le cose. Sebbene sia difficile per noi eliminare del tutto il rischio di finire in una perturbazione, la migliore prevenzione è essere pronti al meglio nel momento in cui questa ci raggiunge. La barca deve essere preparata sia all’interno che all’esterno per quando la tempesta colpirà. Possono esserci diversi modi di prepararsi a seconda della situazione in cui ci troviamo. Non è la stessa cosa trovarsi in mare aperto senza terra nei paraggi piuttosto che sotto costa, soprattutto se questa è sottovento. Ogni circostanza determinerà le decisioni da prendere.

Nel caso dei cicloni tropicali, seguendo da bordo le informazioni che arrivano dalle stazioni meteo, è possibile seguire la traiettoria della tempesta. Queste informazioni e la posizione della nostra barca ci consentono di valutare i rischi a cui andiamo incontro e ci aiutano a capire in che contesto ci troviamo rispetto al ciclone e che strategia adottare.

Se stiamo navigando nell’emisfero nord in direzione ovest, e osserviamo che il vento viene verso di noi, il centro del ciclone si troverà tra 90° e 135° alla nostra destra; se il vento tende a ruotare a dritta, significa che la barca si trova nel semicerchio destro della tempesta e quindi nel semicerchio pericoloso; se al contrario il vento gira a sinistra significa che ci troviamo nel semicerchio maneggevole. Se la direzione del vento è stabile e aumenta di intensità mentre il barometro scende, la barca si trova sul percorso del ciclone; viceversa, se il vento non cambia direzione e diminuisce mentre sale la pressione, vuol dire che ci siamo lasciati il centro alle spalle.

La tattica raccomandata nel caso ci trovassimo sul cammino del ciclone è quella di effettuare un percorso perpendicolare alla sua traiettoria, virare a dritta e mantenere questo angolo; la stessa cosa se ci trovassimo nel semicerchio maneggevole. A seconda del comportamento della barca al formarsi del mare, all’aumentare dell’intensità del vento e alle raffiche, dovremo attraversare la tempesta, a secco di vele o con la tormentina in base alle condizioni.

Nel caso ci trovassimo nel semicerchio pericoloso, dipende dalla nostra posizione: il primo quadrante è il più pericoloso, e in questo caso, o nel caso di una possibile flessione nel percorso del ciclone, possiamo provare – sempre che le condizioni lo permettano – una virata stretta a dritta e un percorso perpendicolare alla presunta traiettoria, oppure puntare al capo, sempre con mura a dritta; adotteremo questa tattica anche nel secondo quadrante del semicerchio pericoloso, sempre con lo scopo di allontanarci dal centro della tempesta.

Se ci si trova nell’emisfero sud, l’occhio del ciclone sarà tra 90° e 135° alla sinistra dell’osservatore. Se il vento gira a sinistra, la barca si trova nel semicerchio sinistro del ciclone, quello pericoloso; se il vento gira a destra, si trova nel semicerchio maneggevole. Se si verificano le stesse condizioni di vento e pressione descritte per l’emisfero boreale, sapremo se ci troviamo lungo il cammino della tempesta o dietro il suo centro. La tattica è la medesima tranne che le stesse manovre andranno fatte verso babordo, correndo nel semicerchio maneggevole o virando e cavalcando in quello pericoloso.

Queste regole sono generali e possono essere applicate nella maggior parte dei casi, ma ci saranno molte circostanze che ci porteranno a decisioni diverse. Per esempio, la prossimità della costa, con quindi poco mare per attraversare la tempesta; o il comportamento della nostra barca con venti forti o con mare grosso… Di sicuro la cosa migliore è evitare le zone e i periodi in cui di norma si verificano questi fenomeni, ma a volte comportamenti inaspettati o formazioni improvvise ci sorprendono e ci intrappolano.

I sottoscritti e “Mitch” confermano che queste strategie, se ben applicate, funzionano. Possiamo essere sorpresi da una tempesta che in teoria si sta allontanando ma in cui, a causa dei suddetti comportamenti imprevedibili, ci troviamo improvvisamente dentro!

Nel nostro caso, la tattica è stata quella della virata a dritta mentre eravamo nel semicerchio pericoloso, nel quadrante “morbido” dietro l’occhio del ciclone. La notizia migliore che avevamo era che in teoria si stesse allontanando da noi, cosa che ci ha “sollevato” per tutte le 19 infinite ore che la tempesta è durata!

Poi ha iniziato a placarsi e tutto è diventato più “liscio” nonostante continuassimo a toccare punte di 50 nodi!

Caos e distruzione ci aspettavano al nostro arrivo alle Islas de la Bahia, in particolare a Guanaja, in Honduras. Lì ci siamo resi conti di ciò che era accaduto e che cosa avevamo davvero affrontato!