domenica, Settembre 8, 2024

Luciano Làdavas

Ho conosciuto Luciano Làdavas. Dopo aver letto il suo libro L’ESILIO DEI SOGNI, incontrarlo era diventata per me una priorità, quasi un’ossessione.

Volevo parlargli, volevo stringergli la mano, volevo farmi raccontare da lui una storia di vita; una vita di chi “ha camminato oceani”, del suo rapporto con Moitessier, Tabarly, Falk, delle “sue” barche; dell’esperienze di uomo e di navigatore che trasudano dal libro. La precisione, l’accortezza nell’uso delle parole e la dettagliata descrizione degli eventi sono proprie di un grande scrittore.  Vi assicuro che valeva la pena di fare anticamera per oltre un anno, ed è stato un grande onore, perchè parlando di se stesso scrive :<… Sono l’animale meno social della Terra. Una statistica personale mi rivela che ho rifiutato più inviti di quanti ne abbia accettati…> e potete immaginare il mio stato d’animo nel poterlo incontrare.

Del mio incontro con Luciano non vi parlerò adesso: per ora spero di incuriosirvi con due brani estratti dal suo sito http://www.lucianoladavas.it/scrittore.php in cui si presenta come scrittore e traduttore.

Infine seguirà un estratto della sua prefazione alla traduzione appena uscita del libro di Jacques Nougier, L’ALBATRO E IL TAMARIS: …nella traduzione c’è un uso di termini e un linguaggio encomiabili, che mi hanno rievocato  Tyfoon di Conrad.

Scrittore
“Il viaggio è il tema che percorre L’esilio dei sogni dalla prima all’ultima pagina, sia in forma di metafora, sia in forma di racconto. Il viaggio inteso come pratica dell’altrove, un’apertura all’altro, al diverso da noi… viaggio di scoperta di ciò che sta fuori di noi, ma nello stesso tempo anche di ciò che sta dentro di noi, che è poi la parte più importante di un vero viaggio…

C’è un bel vocabolo di origine greca per indicare questo aspetto del viaggio verso l’interno: anàbasi. [È anche il titolo di una raccolta di poemi di Saint-John Perse, premio Nobel 1960]. Significa spedizione verso l’interno di una terra, e contiene la radice salire (aná). Viaggio verso l’interno di se stessi e ascensione nello stesso tempo, conquista di un più vasto orizzonte.

Traduttore
Distinguerei tre diversi modi di fare il traduttore:

  1. Tradurre unicamente per il compenso (sempre molto scarso), correndo il più possibile, guardando l’orologio, usando la forbice davanti a difficoltà (apparentemente) insormontabili. Non è un modo serio, anche se il più diffuso.
  2. Tradurre con la dovuta serietà e tutta l’onestà necessarie per trasferire in un’altra lingua non solo il testo ma anche la voce dell’autore (ritmo, silenzi, parole chiave, rime interne etc.). Si può fare allora l’equazione traduttore=doppiatore. (Equazione idealistica; nel caso della poesia è quasi sempre una utopia.)
  3. Tradurre per sé stessi, senza mire di pubblicazione, unicamente per introiettare il testo e la voce dell’autore: per sedersi accanto a lui e spiarlo nel momento stesso della creazione, per smontare e ricreare le frasi insieme con lui (sentendosi  magari geniali come lui, ahimè per poco).

Ho iniziato in quest’ultimo modo e mi auguro di non dovere mai ridurmi al primo.

“…Un albatro usato come “piccione viaggiatore” per inviare una richiesta di soccorso. Non è dato sapere con certezza se i naufraghi del Tamaris fossero al corrente di esempi precedenti. Gli storici hanno appurato che i primi casi di messaggi attaccati alle zampe o al collo di albatri, con la data e la posizione del veliero, risalgono al Settecento.

Un esempio per tutti: la testimonianza certa del comandante di un veliero, il Cachalot, che a Capo Horn uccise un albatro urlatore il 30 dicembre 1847. L’uccello aveva al collo il messaggio di un altro veliero, l’Euphrate, con la posizione e la data: 8 dicembre. L’albatro aveva compiuto una distanza di almeno 5.400 chilometri un ventidue giorni.

Un metodo certo più rapido che non la classica bottiglia abbandonata al capriccio delle correnti. Il ritrovamento di messaggi spediti per via….aerea, dimostrava quello che i marinai avevano osservato e intuito da tempo: la grande autonomia di volo degli albatri e le immense distanze che riescono a percorrere…”

SCOPRI