mercoledì, Ottobre 30, 2024

Buonasperanza 6

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La crociera estiva xxxx di Buonasperanza, già Byzance

giovedì 3 settembre
mail per FranCo :
Quest’ estate ho rifatto la conoscenza delle Plejadi con annessi e connessi, e poi anche di Orione con la sua nebulosa una notte in cui ero dovuto uscire fuori a controllare la situazione un po’ prima dell’ alba. Le solite emozioni. Mi chiedevo però quale fosse il nome del pianeta che la faceva da padrone verso S, e che si staglia ancora adesso alto nel cielo -ad occhio e croce una quarantina di gradi sull’ orizzonte- verso mezzanotte, proprio in direzione S. Ero indeciso fra Giove e Saturno … si tratta di Giove quindi ? E mi pare che ancora qualche ora più tardi ci sia un altro “sconosciuto” -almeno per me- alto nel cielo, ma non saprei dirti in quale posizione, nemmeno approssimativa . Ne sai qualcosa ? Approfitto poi dell’ occasione per chiederti se mi potresti dare un’ aiuto meteo per il rientro alla base di Buonasperanza : sabato mattina sarò a Meleda – Mlijet -solo soletto- e conto di muovermi soltanto con delle buone previsioni meteo . Probabilmente andrò a Lagosta-Lastovo – 42 45 10 N, 16 52 18 E – , lì farò l’ uscita in dogana, e poi partenza per Vieste, una sessantina di nm. Farei volentieri una sosta a Pelagosa – Palagruza – 42 23 25 N, 16 15 46 E – anche per recuperare qualche ora di sonno -e questo non dovrebbe costituire un problema – , ma pare che l’ ancoraggio lì sia particolarmente problematico e comunque da sconsigliare in caso di tempo non perfettamente dichiarato. La cosa che più mi secca, in verità, è l’ obbligo di partire non appena fatta dogana : ma se si volesse partire di notte, come fare ? I croati tollererebbero una sosta all’ ancora nelle acque di Lagosta di qualche ora ? Oppure se –fatta dogana- le condizioni fossero tali da sconsigliare la partenza, cosa fare ? Vabbe’ staremo a vedere ! Allora Franco, che dici ? me lo faresti un vaticinio per la prossima settimana, a partire da domenica ? Grazie, BV

sabato 5 settembre
Sono appena arrivato a Porto Camara – Mlijet da Bari, in traghetto. Traversata tranquilla, funestata dal caldo eccessivo nella sala dove mi ero rifugiato su una scomoda poltrona, scirocchetto che alzava poco mare. Alla ripartenza da Dubrovnick per Mlijet lo scirocco rinforza e le nuvole sono sempre più fitte, il traghetto mi sbarca a Sobra dove cerco subito un mezzo per Porto Camara ; Tiho aveva infatti detto che avrebbe avuto  difficoltà per venire a prendermi in macchina, quindi mi rassegno all’  ulteriore rapina ( 250 Kuna ) del pullmino per evitargli altre seccature ;  arrivo finalmente al pontile che  sta per  scatenarsi un bel temporale , e poco dopo mi telefona Tiho che, facendo l’  autostop, è andato a Sobra per prelevarmi . Mi dispiace molto per il  malinteso e gli chiedo scusa, poi riprendo possesso della barca trovando  tutto in ordine, risistemo ormeggi e spring, e  vado in acqua per completare  la pulizia della carena e delle murate iniziata prima di partire.  Ogni tanto goccioloni d’ acqua, ma non una bella pioggia tonificante.  Non vicinissimi tuoni, fulmini e saette (giusto per fare il verso al  dialettale “troni, furmini e saiette”), incombenti invece plumbei nuvoloni.  Completato il lavoro doccia calda (al pontile non c’è nè corrente nè acqua,  ma il serbatoio è quasi pieno, ed ho fatto un’ ora buona di motore per  rinvigorire le batterie e scaldare il boiler) e poi spuntino freddo visto  che la cucina non vuol saperne di accendersi ; mi era già successo, poi si  era ripresa senza spiegare il perchè, speriamo bene.  Ora cercherò di recuperare qualche ora di sonno, in attesa che il Navtex  spari un meteo.  Qui ho lasciato l’ estate e trovo un autunno inoltrato !  La cucina, dopo squotimento della bombola come sul vecchio “Passe à  deux”, ha ripreso ad andare !  Contrariamente alla connessione, che nonostante la chiavetta T-mobile  recentemente acquistata non si stabilisce.  Il Navtex tace ancora.  Più tardi vado a cena al Maestral, e al momento del conto dico a Tiho di  metterci anche l’ ormeggio : torna presentandomi un conto da 140 Kuna, ed  alle mie insistenze mi propone “va bene 500 K in tutto ?”. Naturalmente va  benissimo, anzi gliene lascio 600, ringrazio ancora e vado a dormire.  In questi giorni, già prima di partire da Lecce, è un susseguirsi di  sensazioni nuove: queste 250 nm da fare per tornare a casa, da solo, una  certa apprensione me la mettono, inutile negarlo; non ci sarà niente di  eroico, però …… qualche problema meccanico, la novità della solitudine  così prolungata -almeno per i miei standard- il sospetto che l’ estate possa  concludersi anticipatamente spalancando le porte ad un autunno inclemente,  tutto questo mi ispira un certo timore reverenziale ,  Dall’ altra parte c’ è la consapevolezza di non avere necessità di  affrettare i tempi ed il poter confidare in una barca valida; non avrò  problemi, certamente, però c’ è quel filo di adrenalina che tiene desta l’  attenzione e ti dà comunque il gusto dell’ esperienza mai fatta prima.

domenica 6 settembre
Alle 5.30 un temporale con raffiche da S mi sveglia, sistemo meglio il cavo di prua e mi preparo una cioccolata calda, poi torno di nuovo a poltrire in cuccetta; piove ma non tantissimo. In mattinata armo lo strallo volante con relativa trinchetta e scotte –mai fatto prima-, serro per bene la vela per avere tutto bene in chiaro nel caso dovesse servire. Mi domando se sostituire il genoa con lo Yankee, ma poi preferisco rimanere come sono; anche con poca tela la barca naviga male, meglio rimanere bene invelati, all’ occorrenza ci sarà la trinca. Piccoli lavoretti durante il giorno ed occhio alle condimeteo : ci sono ancora temporali in giro, ma forse ho bisogno di tempo per abituarmi lentamente all’ idea di partire.  Al tramonto un attempato -più o meno come me- signore inglese, mentre insieme ammainiamo le rispettive bandiere, mi  chiede che barca fosse la mia -dopo avermi fatto i soliti , oramai stucchevoli  :-))) – complimenti ( forse uno S. & S. ? ): gli racconto in poche parole come il vecchio Olin avesse tentato -con successo- di appropriarsi della paternità di quel progetto a cui aveva contribuito solo per gli interni, e come la stessa paternità fosse in realtà di Danilo Cattadori e di uno sconosciuto ingegnere alle dipendenze del Cantiere. Mi dice che somiglia allo Swan 36 con cui lui aveva spesso corso , gli rispondo che il bulbo è in realtà molto diverso, meno spigoloso, meglio  avviato. Saputo che venivo da Lecce mi dice anche di esserci stato l’ anno prima, ricorda palazzi, chiese , ed altro ; quando gli  preciso che casa mia è proprio di fronte alla Basilica di S. Croce commenta, nella sua lingua ” si vede che ti piacciono le cose belle “. Io non gli faccio nessun complimento per il suo plasticone sui 13 m, forse avrei dovuto ? per la verità non ricordo nemmeno che barca fosse.

lunedì 7 settembre
Sono a Lastovo – Lagosta, effettivamente a Porto Camara si stava benissimo, a Portorosso – 42 44 05 N, 16 53 14 E – ancora meglio. Un mese fa qui c’ erano forse un centinaio di barche, adesso a malapena una decina. Ho messo due lattine di birra accanto alla piastra del frigo, a raffreddarsi per bene. Per cena o patate al forno o pasta  al sugo, deciderò all’ ultimo momento. Per ora mi godo la mia Old Lady con le mie musiche preferite in sottofondo. Poco fa ho fatto, come ogni sera,  l’ ammaina bandiera ; tutte le altre barche hanno i loro bei vessilli che  garriscono al vento (poco per la verità).  Stamani a Porto Camara, per allontanarmi dall’ ormeggio, col ponente che tendeva a schiacciarmi sugli inglesi, sono stato qualche minuto a tonneggiarmi sulla trappa e su un paio di doppini extra lunghi a poppa, poi mi sono defilato senza intoppi. Gli albionici hanno commentato con un applauso corale. Grande giornata ! Sono uscito da Porto Camara alzando la randa con due mani e mure a sn,  un bel maestrale teso, cintura indossata, pronto a tutto : prese a mare chiuse, tutto ben rizzato anche sottocoperta, osteriggi ed oblò tutti controllati, scarpe ai piedi ed  indumenti da vento a portata di mano; dopo mezzo miglio ho aperto per 3/4 il genoa e virato mettendo la prua a ponente. Ci sono un paio di altre barche sulla mia stessa rotta ma molto sottovento, pericolosamente vicine alla costa : in caso di avaria non avrebbero molto tempo per pensarci su! Bolina molto stretta, ogni tanto mi aiuto con qualche giro d’ elica quando il vento, mediamente sui 25 knt, cala vistosamente : passo nei canali fra gli isolotti sulla rotta per Polace, si vedono già i colori dell’ autunno, lo spettacolo è magnifico, acque calme, raffiche da tutte le direzioni. Più avanti esco dal ridosso , c’ è un po’ di mare ed il vento è calato, faccio rotta su Lagosta tenendomi ben sopravvento agli scogli Lastovnjaci dove un mese fa mi ero fermato con Ugo. Alle 18.15 sono all’ ancora a Porto Rosso. PS : grazie Mario, conosco Polace e Pomena. Mi sarei fermato lì se le condizioni fossero state pesanti , invece mi è stato facile arrivare a Lastovo. I canali fra le isolette prima di arrivare a Polace erano un incanto , con il vento che spazzava le acque ed i colori dell’ autunno incipiente.

martedì 8 settembre
Parto alle 11.15 per Ubli (sempre a Lastovo) – 42 44 43 N, 16 49 29 E – e verso mezzogiorno sono lì, ormeggiato all’ inglese al pontile della Dogana. C’ è posto giusto per me, fra due barche già lì, una “abitata” e l’ altra no. Rasento la riva destra dell’ anfratto e poi accosto a sinistra presentandomi giusto giusto con la murata di dritta già munita di sei parabordi, con tre cavi dati volta in coperta e pronti al lancio. Ma gli abitanti della barca abitata non  fanno una piega quindi -fortunatamente l’ accosto alla banchina è stato preciso, ed avevo già sganciato le draglie al barcarizzo- faccio tutto da solo saltando in banchina e passando i doppini, quindi di nuovo in barca a dare ancora volta. Fossi stato l’ armatore della barca abitata vedendo uno tutto solo arrivare mi sarei precipitato ad aiutare, naturalmente prima di tutto per salvaguardare la mia barca. Mah ! Poi vado in Dogana per prendere accordi per il check out, faccio un po’ di cambusa, compro una tanica d’ olio per il motore -dovessi rimanere a secco- ad un prezzo irrisorio (non so se avrò il coraggio di usarlo), e tornato a bordo per pranzo (insalata di pomodori “arricchita”) e pennica. Vengo svegliato da un tizio che mi dice che di lì a poco arriverà il catamarano e che devo subito liberare il posto, io e gli altri ; lo skipper di una barca croata noleggiata da austriaci che si potrà limitare ad indietreggiare mi invita a mettermi in seconda fila accanto a lui, io accetto di buon grado, cortesemente mi aiutano e poi si chiacchiera un po’. Vedo che, dopo aver notato come ho incappellato la mia gassa sulla bitta passando sotto quelle del catamarano che nel frattempo è arrivato, tiene una lezione al suo equipaggio austro ungarico sulla materia, naturalmente in una lingua a me del

tutto sconosciuta. Comincio a sentirmi mancare il terreno sotto i piedi, nel senso che comincio a levitare. Continuiamo la chiacchierata, loro tornano verso Spalato dove consegneranno la barca dopo tre settimane di noleggio, quando il croato sente che l’ indomani torno in Italia da solo mi guarda ammirato (o più probabilmente stupito pensando che sono tanto sfigato da non aver trovato uno straccio di amico che mi accompagnasse): la levitazione si accentua. Torno in Dogana, arriva anche la poliziotta del casotto di fronte, sistemiamo i documenti, mi augurano buon viaggio ed io li ringrazio per come sono stato accolto nel loro meraviglioso Paese. Si chiama “captatio benevolentiae”. Mi chiedono quando partirò, gli rispondo “stanotte”, si ma a che ora ? “verso mezzanotte “, mento, e mi dicono che va bene. Torno alla barca, preparo i cavi per la manovra, gli austriaci vorrebbero che mi fermassi ad assaggiare le loro “penne all’ arrabbiata” ; atterrito, ringrazio e dico di dover andare.

Mi aiutano ancora, grandi saluti, arrivederci in Italia. Mi dirigo verso Veli Lago, fra due isolotti vedo la sagoma rosseggiante del sole che si tuffa in acqua, in cielo c’è nuvolaglia ma lo skipper croato mi ha confermato che non significa nulla di particolare, e che domani sarà una buona giornata per attraversare. Dò un’ occhiata nella rada del bunker ma ci sarebbe posto solo con cavi a terra, nemmeno da pensarci : ci sono due barche che si sono quasi infilate nel bunker, mettendosi all’ inglese sui pontili che sporgono oltre la volta. Proseguo per Jurjeva Luka – 42 45 52 N, 16 48 42 E – dove invece il posto c’è, alla ruota, proprio nel centro della piccola baia su 9 m con 35 m di catena ; spero di non incappare in qualche rottame. Dò fondo, il vento intanto cala, accanto ho una bella barca americana sui 14 m di linee naturalmente classiche, davanti a prua -ma oramai è quasi buio- un’ altra barca di forme vecchiotte, forse da lavoro, ma non riesco a vederla bene. Bellissima serata, posto accogliente, stelle a non finire. Vorrei preparare un piatto di spaghetti per cena, il sugo ce l’ ho già pronto, preparato dalle amorevoli mani di mia moglie -e da me pastorizzato- che si appresta a partire per Bologna – 44 30 46 N, 11 21 21 E per lì assistere il pargolo grande che ha in programma un piccolo intervento. Bella serata, dovrei andare a dormire presto ma non so se ce la farò, troppo bello, e poi è l’ ultima serata in Dalmazia, dormirò a Vieste. Nota per Mony B.D.O. : mentre scrivo si susseguono Pat Boone con “Put your head on my shoulder”, Gabriella Ferri con “Quanto sei bella Roma”, uno sconosciuto con “Harbour lights”, e così via : quando la gatta (i figli ) manca, i topi (cioè io) ballano !!! E per stasera credo che basti, adesso cena e doccia , in contemporanea. Poi un’ oretta in pozzetto col solito passito (o zibibbo ? boh !) , quindi in cuccetta, a leggere e poi dormire. Serata struggente, tempo bellissimo, venticello e tutte le altre barche disposte in un cerchio attorno a me come se avessero voluto lasciarmi libero il posto migliore; è la mia ultima notte dalmata, almeno per quest’ anno. Non mi decido ad andare giù, troppo bello qui fuori, troppe stelle che occhieggiano : mi manca solo una cosa, anzi una persona che non vi dico, ma lei lo sa già bene. Ma ora basta romanticherie, in cuccetta . Con la sveglia sulle sei.

mercoledì 9 settembre
Sveglia alle 6.00, caffè, occhiata in giro, salpo l’ ancora facendo gli  scongiuri e sperando di non essere incappato in un relitto o nella  famigerata catena, e via ; come lunedì, le prese a mare e le aperture in  coperta tutte chiuse, abbigliamento adeguato a portata di mano, cintura  indossata . Non c’ è vento, la giornata si preannuncia bella, la Dalmazia mi  dà il suo arrivederci all’ anno prossimo.  Alzo la randa con una mano, apro il fiocco, e via : il vento è da E, sui 4-5  knt, sarà una smotorata .  Alle 10.30 avvisto Pelagosa-Palagruza sulla dritta, rimarrà in vista per  diverse ore ; il prossimo anno vedremo di andare a far visita ai faristi ;  verso le 11.30 un calo di giri del motore, che per una quindicina di minuti  continua a singhiozzare. Rimanere adesso senza motore sarebbe veramente  problematico , provo ad aggiungere una tanica con abbondante Fastol, e poco  dopo tutto torna tranquillo.  Mare calmo, nulla da segnalare, di vento neanche da parlare.  Verso le 15.30 avvisto il Gargano – 41 48 15 N, 16 01 30 E – , e nel  frattempo il mare, da azzurro che  era, è diventato lattiginoso : avevo già notato la colorazione in queste  acque in occasione del trasferimento da Pescara – 42 29 56 N, 14 10 01 E – ,  evidentemente le rocce tufacee rilasciano particelle che rimangono in  sospensione.  C’ è un gran numero di pescherecci che strascicano, anche vicino alla costa.  Alle 17.00 sono in porto a Vieste alla banchina della L.N.I. ; al solito non c’ è  posto, vado da un privato che, nonostante i servizi siano inagibili in  quanto in ristrutturazione,  mi succhia ugualmente 45 Euro i quali  mi  bruciano molto più dei 60 e passa delle isole Croate.  Sistemata la barca faccio un giro a piedi in paese, cena in pizzeria, poi in  barca da dove alle 10.30 vedo passare l’aereo che da Brindisi porta mia  moglie a Bologna ; quindi a dormire.

giovedì 10 settembre
Si parte alle 9.00, poco vento da N, mare un po’ gonfio e disordinato, probabilmente a N si sta preparando qualcosa . Intorno alle 15.00 nuovo momentaneo calo di giri, speravo di aver superato quest’ inconveniente ed invece ci sono ancora dentro ! Alle 16.00 sono a Trani – 41 16 45 N, 16 25 15 E – : avevo cercato ospitalità alla L.N.I. ma mi avevano detto di non avere posti liberi, essendo le barche dei soci tutte già rientrate in sede. Vado al pontile comunale, anche questo tutto pieno, però c’ è una barca che sta partendo per andare a fare una regata non so dove, quindi mi fanno infilare lì dentro. 32 Euro. Solito giro a piedi in paese dove, da un giornale  trovato sul tavolino di un bar, apprendo la notizia bomba sulle escort che frequentavano  politici ed amministratori della sanità locale, pronubo il solito Tarantini. Ma di che ci proccupiamo, mica son soldi nostri !    :-(((  Vado a dormire pensando alle due tappe che mi rimangono, ed ai cigolii che arrivano sempre più insistenti da sotto il pagliolo.

venerdì 11 settembre
Stamattina me la prendo comoda, anzi vado a terra per fare cambusa , giusto quel poco che serve per altri due giorni (sperando che siano veramente due). Parto alle 11.00, pregustando una bella giornata di vela : fuori vedo già qualche cresta, c’ è un bel vento da N. Infatti  è abbastanza sostenuto, dai 15 ai 28 knt, ma c’ è tanto mare, molto disordinato, non è un bel navigare : ho la randa con una mano ed il genoa, cerco di fare bordi in poppa ma mentre con mure a dx si va decentemente, sulle altre mure è uno strazio : mare piuttosto mosso, da maestrale, disordinato, parecchie creste ma niente di preoccupante, solo una navigazione molto fastidiosa, per nulla piacevole, forse anche per colpa del basso fondale intorno ai 15-20 m. Il vento è calato, tanto che metto la  marcia e dò gas  : alla fine tolgo il  genoa e rimango con la sola randa cazzata al centro.

Il solito momentaneo calo di giri, così, tanto per non farmi annoiare. Più tardi il vento torna a rinfrescare, ma oramai siamo a Monopoli – 40 57 23 N, 17 18 12 E – : ho studiato la situazione sulle carte, decido di tentare una sosta alla ruota all’ interno del porto, anche perchè i cigolii dalla trasmissione sono sempre più inquietanti. Arrivato all’ altezza dell’ imboccatura accosto a dx e risalgo a motore  ammainando la randa : oramai sono in acque calme, vado a N verso la diga foranea, vedo che non ci sarebbe nemmeno la possibilità di un ormeggio in banchina, dò fondo in pochi m d’ acqua in una zona ridossata dove sono sicuro di non dare fastidio, e chiamo la Capitaneria ; spiego la situazione, dico di avere un’ avaria alla trasmissione e di non poter manovrare in sicurezza, ma sono inflessibili , lì non posso stare. Alla mia richiesta su dove poter ormeggiare mi mandano alla banchina dei transiti, dove c’ è posto ; chiedo se c’ è qualcuno per avere assistenza e mi assicurano che manderanno un marinaio : ringrazio e mi accingo a spostarmi. Salpo l’ ancora, metto la marcia, faccio fare alla barca un giro su sè stessa per assicurarmi che in effetti manovri, e vado verso i transiti , che si trovano sottovento a me.   Mi sposto lentamente, parabordi e cavi già pronti per ormeggiare all’ inglese, vedo un marinaio in divisa bianca che mi aspetta e mi tranquillizzo, mi avvicino, lancio il cavo di prua, poi quello di poppa, e la barca è in sicurezza. Bisogna però sistemarla per bene, il vento  è ad almeno 20 knt, c’ è un fetch di 500 m e quindi un po’ di maretta c’ è : traversini, spring, parabordi risistemati, e passo a dare un’ occhiata a motore e trasmissione. Non si nota niente di anomalo, metto in moto, provo sia in marcia avanti che indietro, sembra tutto in ordine, niente cigolii, ma qualcosa ci sarà pure, purtroppo.     Faccio una doccia, e scendo a fare quattro passi : mi infilo nel castello appena restaurato, bel monumento che vale da solo una visita a Monopoli, per assistere ad una conferenza di presentazione di una mostra fotografica ma le foto in verità non mi entusiasmano. Continuo poi per il centro storico dove mi colpisce la mole dei portali dei palazzi dei maggiorenti della città, che somigliano a quelli napoletani contrariamente a quelli leccesi che invece hanno dimensioni più umane. Gironzolo per vie e piazzette, concedendomi anche un gelato, poi torno in barca, per godermi l’ ultima notte a bordo.

sabato 12 settembre
Caffè, controlli d’ abitudine, il navtex prevede tempo perturbato, da N, con possibilità di colpi di vento fino a 50 knt : che si fa ? Mah ! 50 knt non sono mica uno scherzo, d’ altra parte si ipotizza un colpo di vento, mica una burrasca, un colpo di vento non dura una vita, basta non farsi sorprendere e reggerlo per un po’, e poi sarebbe sempre in poppa ….. che si fà ? via, si va , l’ ultima tappa, e se poi invece arrivassero burrasche da S ? rischierei di svernare a Monopoli, col motore in avaria ….. si va, dunque, si va ….     Chiamo la Capitaneria per ringraziare per l’ ospitalità, preparo la manovra, c’ è già un bel vento al mascone di sinistra, sposto un parabordo a poppa, appennello l’ ancora per essere pronto a dare fondo (non si sa mai), preparo doppini e spring a prua ed a poppa, motore già caldo, si va ….. mollo a
prua, una leggera spinta sulla banchina e la prua comincia ad abbattere a sn, aspetto che si sia scostata per bene, mollo anche a poppa, siamo liberi : sono le 9.00, e ricominciano i cigolii, mi scosto subito dalla banchina e risalgo il vento verso l’ imboccatura del porto. Dò poco gas, l’ indispensabile, comincio ad accostare a dx, oramai l’ imboccatura è lì, sottovento,  è fatta, dò un po’ più di gas e sono fuori : alzo la randa, stavolta con tre mani : se arrivassero i 50 knt sarei pronto, inoltre posso tenere in forza le volanti , e la trinca è sempre lì a prua, in coperta, pronta per essere alzata; poi apro il genoa, finalmente si va ! Si va dove ? sono ancora ridossato dalla diga foranea ma c’ è un mare caotico, ed il vento non è poi tanto : dò più gas, per portarmi in una zona migliore, più lontana da terra, ma la velocità rimane bassa, accelero ancora , però …… ci siamo, la trasmissione mi ha mollato, sto andando a sola vela . Vado sottocoperta per un controllo visivo che non dà alcun esito, come ultima spe decido di fare un tuffo per un controllo dall’ esterno, quindi ammaino tutto e salto in acqua dopo essermi naturalmente legato con una cima ed aver indossato pinne e maschera : anche dall’ esterno non si vede niente di anomalo quindi è chiaro che il danno è nel mancione, ipotizzo ancora il dado che accoppia asse e mancione, oppure la chiavetta di bloccaggio. Comunque mi metto l’ anima in pace, il motore non c’ è più ! D’ altra parte sono su una barca a vela, niente di drammatico.   Risalgo a bordo, spengo il motore, su la randa, apro il fiocco, e si prosegue a vela : 40 nm, se il vento non molla si fanno facilmente. Il vento non è poi tanto, spesso arriva anche ai 25 knt da maestrale ma poi cala, il mare è davvero molto mosso, al solito il bordo con mure a dx è discreto, quello con mure a sn disastroso se voglio fare strada verso SE. Ma si va. Comincio ad organizzarmi, chiamo l’ assistenza della mia Compagnia, spiego come stanno le cose : probabilmente ce la farò ad arrivare a Brindisi da solo, ma arrivato lì dovranno rimorchiarmi in banchina ; nemmeno da pensare di avvicinarmi a vela, la CP di Brindisi non scherza ed è meglio non sfruculiarli. Se però le condimeteo dovessero peggiorare, non è da escludere che possa chiedere un rimorchio anche da una maggiore distanza da Brindisi, meglio quindi avvertire i rimorchiatori perchè si tengano pronti. Mi rassicurano, dò loro il mio recapito cellulare, ci risentiremo. Chiamo anche la Guardia Costiera per comunicare la situazione e chiedere di essere monitorato : mi metto in contatto prima con Bari, poi con Monopoli ed infine con Brindisi. Si assicurano che non ci siano pericoli imminenti e mi garantiscono il monitoraggio fino a destinazione. Poi torno in pozzetto per pensare alla barca : non è una bella navigazione ma tutto sommato si fa strada verso Brindisi ; mi volto spesso a poppa per prevenire eventuali rinforzi, ma la situazione  rimane stabile. In avvicinamento a Torre Guaceto – 40 42 55 N, 17 47 58 E – mi accorgo un po’ tardi delle boe -veramente non ne conoscevo nemmeno l’ esistenza- che delimitano l’ area protetta costringendomi a mettermi quasi di bolina per rimontare quella più esterna e tenermi fuori dall’ area, poi a poca distanza da Brindisi devo vedermela anche con onde di prua riflesse dalla diga foranea : non conoscevo questo fenomeno, ma amici conoscitori di quelle acque mi hanno poi confermato che a Brindisi con quel vento il mare è veramente brutto. Alle 16.30 arrotolo il genoa mentre orzo per entrare in porto, dopo 10 minuti arriva un piccolo rimorchiatore con due persone  una delle quali sale a bordo; prepariamo un cavo, lui torna sul rimorchiatore ed in pochi minuti siamo sottovento al pontile. Il cavo viene passato al personale a terra ed in breve l’ ormeggio è a posto. Chiamo la CP per comunicare il cessato allarme e ringraziare, a mia richiesta mi assicurano che provvederanno loro ad avvisare Monopoli e Bari. Si passa alla firma dei moduli per l’ assicurazione, e la crociera 2009 è finita, dopo 76 giorni di navigazione e 1100 nm percorse : niente di epico, tutt’ altro , ma è stata una magnifica esperienza, non avevo mai passato tanto tempo in mare, mai fatto le esperienze vissute in questo periodo. Ora mi aspetta un inverno di lavori piccoli e grandi, certamente bisognerà sbarcare di nuovo il motore, e questo non me lo sarei aspettato di sicuro , pazienza !   Poi ci saranno tante piccole cose da sistemare o innovare, ma tutto questo fa parte del gioco : intanto è tutta esperienza accumulata, anche sulla gestione della barca, sulla manutenzione, sul governo.   L’ inverno lo passeremo a terra, Buonasperanza ed io, e l’ anno prossimo vedremo di andare in acqua per tempo sia per fare una bella messa a punto prima di partire, sia per allungare ancora di più la durata della crociera. Probabilmente sarà ancora Croatia e poi Slovenia, anche se la Grecia già mi manca: può darsi che  prima della crociera vera e propria ci possa essere un “mordi e scappa” nello Jonio, vedremo.