mercoledì, Ottobre 30, 2024

Buonasperanza 4

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La crociera estiva xxxx di Buonasperanza, già Byzance 

 

Mercoledì 12 agosto
Lasciamo in pozzetto, bene in vista, un biglietto con i nostri recapiti telefonici (non si sa mai), e poi andiamo a fare i biglietti per la visita alle cascate ed al corso superiore del Krka – 43 49 13 N, 15 56 45 – ,  ma ci danno solo quelli per il primo tratto assicurando che potremo  prendere quelli per il secondo quando arrivati alle cascate. Molto piacevole il trasferimento, paesaggio diverso da quello della parte del fiume a valle di Scardona, qui molto più dolce e riposante.  Il barcone su cui siamo imbarcati trova il passaggio fra le canne che in gran copia prosperano nell’ acqua, ed in breve arriviamo alle cascate; qui ci indicano la strada per arrivare – a piedi –  più a monte, da dove finalmente potremo proseguire per il tratto più  in alto che non abbiamo mai visto: ci attende però una brutta sorpresa, i biglietti sono tutti esauriti e per oggi non se ne parla proprio! avrebbero anche potuto dircelo più in basso, non so se saremmo arrivati fin qui, pazienza …… Con le pive nel sacco torniamo indietro, ripercorrendo tutto il sentiero fra pozze d’ acqua e ruscelli: tutto molto bello in verità, però la visita all’ isola e relativo monastero avremmo proprio voluto farla. Tornando a Scardona, con il barcone, notiamo uno strano effetto ottico provocato dalle canne che ondeggiano spinte dalla scia , non saprei descriverlo ora ma era veramente da vedere. Arrivati in banchina noto subito che il vento è un po’ girato, e che un grande catamarano che alla nostra partenza non c’ era sta finendo addosso alla barca : velocissimamente , col tender, raggiungiamo il posto giusto in tempo per evitare la collisione spingendo Buonasperanza col tender : l’ equipaggio del cat, serafico, non fa una mossa, ed alle mie rimostranze non rispondono nemmeno; si guardano intorno e poi, con calma, salpano e se ne vanno: era lo “Spirito di Stella”. Rabbocchiamo 15 litri di gasolio da una tanica e ripartiamo, ripromettendoci di fare rifornimento a Sebenico; ripercorriamo a ritroso la forra che ci porta verso il mare, passiamo sotto un alto ponte da dove un bungee-jumper esita un po’, lo incitiamo, aspettiamo che si decida, finalmente lui ci manda a quel paese e poi salta. Più avanti c’ è la città col distributore di gasolio, ma la fila è tale da scoraggiarci; alla fine rinunciamo, e proseguiamo per Zlarin. Solita attenzione ai cardinali davanti alla foce del Krka, e rotta su Zlarin, proprio davanti al naso: entriamo in porto e, non tenendo nel dovuto conto il basso fondale (poco più di due m) all’ interno della diga foranea dove cerchiamo posto, ed i calumi molto vicini alla superficie delle poche altre barche ormeggiate, finisco per impigliarmi col bulbo nel cavo di prua di una di queste: c’ è un po’ di vento che mi spinge verso la prua della barca agganciata, tento di svincolarmi senza riuscirci, sull’ altra barca forse non si sono nemmeno resi conto della situazione, richiamo la loro attenzione dicendogli di mettere in moto in maniera tale da poter mollare leggermente il cavo di prua, tanto da permettermi di uscire ; non sembrano intenzionati a far niente, non si muovono, li chiamo ancora perché se non si sbrigano gli finisco addosso e con quel cavo fra timone e pinna , ed il vento che mi spinge verso di loro, non posso fare nulla. Finalmente uno di loro si alza, si avvia a prua e , lì arrivato prorompe in un cortese “ma va’ fora da ‘i ball” (o qualcosa del genere, comunque il senso era molto chiaro). Resto interdetto, ma nel frattempo qualcun altro ha capito, mettono in moto, mollano a prua, ed io posso svincolarmi. Una volta ormeggiato mi incammino verso la barca di prima, a pochi passi di distanza e chiedo del Comandante; quello del “ma va’ ….”  mi fà “diciamo che sarei io” (nel frattempo capisco che probabilmente sulla carta è lui, ma in realtà c’ è qualcun altro che bene o male pensa a far andare la barca), mi presento, gli chiedo scusa per l’ incidente, ma gli faccio anche presente che non è simpatico che, mentre si è in difficoltà e si sta cercando di evitare danni a sè ed agli altri, qualcuno ti dica “ma va’ ….” : si schermisce, si scusa, farfuglia che era un momento di particolare agitazione, ed a quel punto gli stringo la mano augurandogli un buon proseguimento della vacanza e vado via. Mah !!! Ovviamente non ho nulla contro quegli ottimi velisti o marinai che, non potendo o non volendo avere una barca propria, scelgono di noleggiare, si fanno la loro vacanza, e poi sbarcano e se ne tornano a casa o dove loro pare, ma è innegabile che nel popolo dei noleggiatori sono confluiti moltissimi di quei ragazzotti, talvolta ben cresciuti, che fino ad un po’ di tempo fa passavano le vacanze in un villaggio turistico fra spiaggia e discoteca ed ora, avendo scoperto la nautica popolare, la vacanza la passano su di una barca, dopo essere riusciti a trovare nella comitiva uno che abbia una qualche idea di come fare per spostarsi da un marina all’ altro. Non tutti, certamente no, ma molti si, forse sono in maggioranza; e sicuramente ce ne sono diversi anche fra quelli che la barca se la comprano. Fra quelli che invece hanno la loro barca invece non è così, c’ è più attenzione per la barca stessa, c’ è più comprensione delle esigenze e delle difficoltà altrui, anche il fatto di provvedere spesso in proprio alla piccola manutenzione crea una mentalità diversa, la quale poi porta ad un rapporto diverso col vicino di banchina o di rada : è un ambiente diverso, anche questo con le sue debite e purtroppo  numerose eccezioni, ma nella generalità dei casi è così. Nella Grecia Jonica poi,  chè quell’ altra sfortunatamente non la conosco, dove specialmente in bassa stagione si incontrano spesso equipaggi di gente un po’ strana, spesso quasi dei vagabondi, o dei solitari, e dove le barche da noleggio sono in percentuale molto inferiore, la differenza si nota ancora più nettamente. A qualcuno il mio potrà sembrare un atteggiamento classista, pazienza, io so che non lo è di sicuro. Zlarin  ci è piaciuta veramente tanto, pur essendo già ampiamente “contaminata” dal turismo : però il paese, tutto affacciato sul porticciolo è molto piacevole, ben curato, non caotico, da visitare con una breve passeggiata anche nell’ interno. Ceniamo a terra e poi torniamo in barca ; occorre fare attenzione perché anche il lato interno della diga foranea soffre per le scie delle barche che passano al largo.

Giovedì 13 agosto
39 € per il pernottamento, ci sembra un po’ caro per una banchina attrezzata, senza le frivolezze di un marina vero come servizi, reception, bar, e tutto il resto. Decisamente caro. Si parte, con un po’ di maestrale che ci fa sperare in una navigazione piacevole, ma poco dopo è di nuovo motore, sempre motore ! Bella la costa orientale di Zlarin, molto verde. Decidiamo di andare fino a Movar – 43 30 32 N, 15 57 18 E -, dove siamo già stati quando si risaliva verso N, e lì arrivati ci fermiamo per un bagno ristoratore. Vedo subito, però, che c’ è possibilità di fare un ricco bottino di ricci: così è, quindi, organizzata una sorta di catena di smontaggio, ne puliamo un paio di centinaia non pienissimi ma comunque abbondanti per un ricco sugo per quattro persone. Dopo il pisolino di prammatica ci spostiamo poco più a S, nella stretta insenatura di Boroviza – 43 30 18 N, 15 59 05 E – dove i posti migliori sono stati già presi, e dove quindi mi tocca ormeggiare abbastanza in fondo, nella parte stretta, con l’ ancora un po’ troppo vicina alla costa che mi trovo sulla prua e due cavi di poppa a terra ; la sistemazione non mi entusiasma, l’ insenatura è aperta a libeccio e l’ ancora probabilmente in contropendenza non mi dà molte garanzie , mi faccio passare il bombolino ma purtroppo l’ erogatore perde, quindi -anche a causa del buio incipiente- non riesco a vedere l’ ancora nonostante la torcia piuttosto potente. Non molto convinto risalgo a bordo sperando che il tempo rimanga buono, con maestrale leggero; in effetti così sarà fino al giorno dopo. Cena a bordo , linguine ai ricci per tre perchè il sugo era meno abbondante di quello che sembrava, le mie le condisco con il burro e mi limito ad assaggiare quelle lasciate a moglie e figli : superlative, davvero molto buone, speriamo di poter fare il bis presto. Nottata tranquilla, ogni tanto metto il naso fuori per controllare che il tempo non cambi.

Venerdì 14 agosto
Partiamo intorno alle 10.15, dopo colazioni ed abluzioni varie, bagno “finalizzato” e contemplazione del posto che merita davvero. Durante la navigazione rabbocco altri 15  l, sto dando fondo alle mie riserve. Ci fermiamo per il bagno a Drvenik Mali – 43 27 11 N, 16 04 07 E -, in lontananza vediamo le boe degli allevamenti di tonni e non ci capacitiamo di come bestie di quel genere possano essere tenute in un recinto. Alle 18.00 siamo al marina di Traù-Trogir, avendo la necessità, all’ indomani mattina presto, di far arrivare Ugo all’ aeroporto di Spalato per il rientro: dopo un po’ però ci dicono che non c’ è posto, e siamo costretti a cercare altrove. Telefoniamo a Marina – 43 30 52 N, 16 06 38 E – , dove c’ è un altro marina, ma anche lì tutto pieno.

Cominciamo a sentirci perduti, anche perchè il maestrale comincia a rinforzare, quando i ragazzi scorgono, sulla dritta, quello che sembra essere un marina : ci avviciniamo e così infatti è, ancora in costruzione, ma con dei pontili galleggianti ed ancora tanto posto libero ; ci sono dei grandi cat che manovrano indecisi, nel frattempo il vento rinforza notevolmente e la situazione comincia a farsi difficile, quindi rinuncio ad andare di poppa in banchina e mi avvicino di prua, sottovento ad una barca inglese piuttosto grandicella con skipper ed hostess molto gentile che si dà da fare per darci una mano: oramai il più è fatto, prendiamo la trappa, mettiamo un paio di spring a terra, regoliamo le tensioni dei cavi e mi dedico al rassetto della barca. Il pontile dove siamo noi non ha ancora né corrente né acqua, pazienza. Usiamo il tender per scendere a terra e quindi, una volta sistematici, prendiamo il pullmino che fa servizio per Trogir: la città è sempre piacevole, perfino con la folla di turisti della vigilia di ferragosto. Gironzoliamo un po’ e dopo ci fermiamo per la cena nella Konoba Idro: posto simpatico, una coppia suona la chitarra e canta, andirivieni di belle ragazze straniere la qual cosa non guasta. Dopo cena ci facciamo riportare in taxi alla barca, i ragazzi invece si attardano e più tardi cercheranno invano un passaggio in autostop. Giornata finita, siamo un po’ tristi perchè domani Ugo parte: è stato bello avere tutti e due i ragazzi insieme a noi in barca per tanto tempo, Buonasperanza ci ha regalato anche questo!

sabato 15 agosto
E siamo a Ferragosto ! Giornata triste, perchè il fotografo di bordo ha un aereo che lo aspetta -beh, non credo che lo aspetterà tanto, sarà meglio che sia puntuale- per riportarlo a Pavia – 45 10 57 N, 09 08 53 E – per una rimpatriata con i suoi amici, e da dove poi proseguirà per la Spagna, oramai il suo Paese di adozione. Lo accompagniamo all’ ingresso del marina, dove ben presto arriva il taxi prenotato dal giorno prima. Solite cose che vi risparmio, ma la separazione ci pesa davvero tanto ; ci consola il pensiero che lui si sta costruendo il suo futuro, ma non è un bel momento lo stesso ! Paghiamo 42 € per il pernottamento (ci hanno fatto il 20 % di sconto perché al nostro pontile non arrivano nè acqua nè corrente), poi ci spostiamo per l’ acquata in testa ad un altro pontile, e quindi via , si parte. Abbiamo deciso di passare la prossima notte a Sesula – 43 23 40 N, 16 12 43 E – ,  ai gavitelli del ristorantino dove ero già stato il 2 agosto, per fare assaggiare le patate al forno -buonissime- all’ equipaggio, però prima di arrivare lì ci fermiamo per bagno, pranzo e pennica vicino agli isolotti davanti a Maslinica – 43 23 45 N, 16 11 51 E – ; c’ è un bel maestralino che ci rinfresca. Nel pomeriggio rabbocchiamo altri 16 l di gasolio -oramai siamo agli sgoccioli anche con le riserve, dovremo deciderci a fare rifornimento- poi ci spostiamo a Sesula, dove ormeggiamo al gavitello più prossimo al pontile, aiutati dal giovane gestore del posto, e poi scendiamo a terra. Io mi stravacco in poltrona sotto un ombrellone della konoba a leggere un libro e bere qualcosa, Nanà e Giovanni vanno a fare una passeggiata a Maslinica; dall’ alto c’ è una bella vista sulla baia sottostante, barche che arrivano ed ormeggiano. Dopo un bel po’ -è già buio- l’ equipaggio è di ritorno, e ci sediamo ad un tavolo per la cena. Tutto buono, ma quello che ricordo sono le patate al forno, buonissime anche se non ho origini teutoniche. Al ritorno in barca dò un’occhiata al motore, oggi sentivo delle strane vibrazioni: in effetti c’è il dado superiore del silent-block di avanti-dx lento, questo spiega le vibrazioni di oggi, specialmente in retromarcia. Ma ormai e’ tardi, si va a dormire.

Sesula


Il bar di Sesula

domenica 16 agosto
Vorrei partire, ma devo aspettare i comodi di due barche, purtroppo italiane, che dallo stesso gavitello hanno portato a terra due cavi, uno alla mia dritta e l’ altro alla mia sn : sono praticamente loro ostaggio ! Perdo un po’ di tempo a stringere il dado del silent – block. Quando finalmente si decidono possiamo mollare anche noi e dirigerci verso Brac – 43 19 15 N, 16 37 44 E – , costeggiando Solta – 43 22 49 N, 16 17 53 E-. Di nuovo le scogliere a strapiombo, sarebbe bello poter dare fondo e fare un po’ di apnea lì vicino, ma i fondali da parecchie decine di m lo impediscono: peccato! Arriviamo all’ estremità SE dell’ isola, al canale fra questa e Brac, e ci fermiamo per il bagno nell’ ultima profonda insenatura, U. Livka – 43 20 04 N, 16 23 20 E – , aperta solo ai venti del secondo quadrante; bel posto, con qualche difficoltà per l’ ancoraggio : dopo un po’ che ho dato fondo mi rendo conto che sto allegramente scarrocciando sottovento, verso un’ altra barca tedesca che si è sistemata lì da poco. Riprovo a dare fondo ma probabilmente mi trovo su una grande lastra liscia, niente da fare ; allora salpo e mi sposto verso il centro, in acque più profonde : ma sessanta m di catena che ci starebbero lì a fare , altrimenti ? Nel pomeriggio solito trasferimento verso Milna attraversando il canale – 43 19 48 N, 16 24 16 E – tanto caro a Giorgio : è davvero un bel posto, un po’ trafficato ma decisamente bello. Entriamo a Milna – 43 19 33 N, 16 26 55 E – con una bava di vento, quasi niente : sarà una manovra senza problemi. Invece, il disastro, o almeno così mi sembra : ci mostrano la banchina dove ormeggiare, ci avviciniamo, retromarcia e ….. un rumoraccio sotto il pagliolo; folle, mi guardo intorno, provo timidamente a mettere la marcia avanti, la barca rimane ferma , con forti cigolii in sentina. Faccio capire agli ormeggiatori di essere in difficoltà, lentamente la barca scarroccia verso un altro pontile, riusciamo a controllare la situazione ed ormeggiamo : spengo il motore per cercare di capire qualcosa e sento un rumore di cospiquo ingresso d’ acqua sotto il pagliolo : controllo la sentina, non c’ è molta acqua, comunque attacco la pompa  bassa che facilmente esaurisce l’ acqua imbarcata . Dò un’ occhiata in zona asse elica ma non vedo nulla, scendo a terra per controllare la situazione e vedo -attraverso l’ acqua non proprio cristallina del porto di Milna- che l’ elica è ancora al suo posto, quindi ipotizzo una rottura in zona crociera – mancione e svergolamento dell’ asse con danneggiamento dell’ astuccio . Mi immagino già tornare a rimorchio verso Spalato – 43 30 16 N, 16 26 08 E – , messa a terra della barca e lavori importanti per la risistemazione ; annuncio all’ equipaggio la fine della vacanza e vado alla Direzione del marina per chiedere di un meccanico. Così, per scrupolo, tanto so che non potrà fare niente. Lungo la banchina adocchio una gru, ma la portata è di sole otto T, siamo proprio al limite, meglio non pensarci. In Direzione mi danno i recapiti di tre meccanici, e chiamo subito l’ unico di Milna : ma figuriamoci, è il pomeriggio di domenica 16 agosto ! Mi risponde subito e mi dice che è lì al marina, che nel giro di mezz’ ora verrà a vedere; infatti arriva e si tuffa sotto il pagliolo del pozzetto , poco dopo lo “scroscio” d’ acqua non si sente più, poi riemerge e mi dice che forse può risolvere, che lo pagherò solo se riuscirà a risolvere. Mi sembra un miracolo, staremo a vedere. Va via e torna poco dopo, si rituffa, armeggia, mi chiede se sono disponibile ad andare in acqua per spingere dentro l’ elica -figuriamoci, a quel punto mi sentirei di battere tutti i record di Majorca-, torna fuori e mi spiega che il danno viene dal dado che ferma l’ asse sul mancione, che si è sfilettato. E’ un dado particolare, forse potrà trovarlo a Spalato il giorno dopo, altrimenti vedrà di farselo fare. L’ atmosfera si rasserena, forse non tutto è perduto, forse ce la facciamo a proseguire, ma vedo il programma di andare a svernare al N sempre più sfumato ….. se in barca c’ è qualche problema preferisco tornare a Brindisi – 40 39 12 N, 17 58 55 E – per sistemare tutto per bene. Passiamo la serata a terra, che è un posto molto piacevole come d’ altra parte la generalità delle cittadine croate.

lunedì 17 agosto
Aspettiamo il meccanico, che si ripresenta in tarda mattinata con un suo assistente smilzo, molto smilzo : è quello che ci vuole per trafficare intorno alla trasmissione di Buonasperanza. Lo smilzo ha il dado trovato a Spalato, che però purtroppo non va bene ; ritorna in officina, va -suppongo- da un tornitore, ritorna e finalmente ricompare da dentro il vano motore dicendo che è tutto ok ; il dado non era proprio perfetto, mi dicono, meglio di così non era possibile fare. Hanno anche adoperato abbondante “glue”, suppongo sia un frenafiletti, per due o tre anni non dovrei avere problemi. Messaggio ricevuto, mi dico, appena arrivo a casa faccio smontare e risistemare tutto con calma : speriamo solo di arrivarci, a casa. Facciamo un giro di prova fuori dal porto, pare che non ci siano problemi ; tornato, riordino la barca, aspetto moglie e figlio che sono andati in giro per l’ isola in motorino, riposo tardo-pomeridiano e la sera di nuovo cena a terra. Milna è proprio piacevole, peccato che la ricorderemo principalmente per quell’ avaria.

martedì 18 agosto
Siamo a Milna, fiduciosi in un luminoso futuro; la barca in ordine, noi  pure, per quanto si può. Paghiamo 122€ per le due notti ed anche questo ci pare una rapina. Volendo proprio partire perfettino perfettino dò un’ occhiata al livello dell’ olio trovandolo drammaticamente basso, come altre volte ; temo proprio che quest’ inverno sarà un’ altra stagione di grandi lavori. Comunque rabbocco quei due litri di cui dispongo, e poi verso anche un residuo che trovo in una tanichetta conservata nel vano motore : orrore ! mentre scende nell’ imbuto vedo che è troppo fluido, altro che olio, quella è una rimanenza di gasolio ! Anche questa ci mancava , e purtroppo il tempo comincia a stringere perché oggi pomeriggio dobbiamo essere necessariamente a Cittavecchia-Starigrad – 43 11 05 N , 16 35 18 E – (Isola Hvar)  , da dove Giovanni si imbarca per tornare in Italia. Telefono al solito meccanico per chiedergli di venire a farmi un cambio di olio veloce, ed in poco tempo risolviamo con qualche danno solamente per il portafogli. La navigazione verso CittaVecchia è senza storia ed atterriamo su capo Cabal – 43 13 32 N, 13 31 09 E – , a NW della baia antistante la città. Diamo un’ occhiata alle molte calette che contraddistinguono questo tratto di costa, ripromettendoci di passare qui la notte di domani. Proseguiamo per il porto,  individuando sulla dx il molo dei traghetti e tenendo bene d’ occhio la secca segnalata da una boa verde nel porto, ed ormeggiamo con qualche difficoltà a causa del maestrale che nel frattempo si è levato bello fresco. Completata la manovra, durante la quale sposto rapidissimamente alcuni dei parabordi di una barca accanto chiedendo scusa in perfetto inglese alla madam che dalla prua ci osserva senza muovere un dito, e che mi risponderà in un romanaccio strettissimo, mi metto a tenere d’occhio un charterone sui 45′ che gironzola in prossimità chiaramente desideroso di infilarsi fra me e l’ altra barca sulla mia sn. Sono pronto ad aiutarli quando mi accorgo che hanno solo due parabordi mezzi sgonfi a metà barca, cerco di attirare l’ attenzione del timoniere sul fatto, quello non si accorge di niente e continua ad andare indietro; alzo la voce, comincio a risentirmi ma quelli niente, si infilano senza preoccupazioni, le gentili fanciulle di bordo si preoccupano di scostarsi puntandosi sulle mie draglie, io sempre più seccato gli faccio le mie rimostranze accorgendomi anche dell’ impossibilità di spostare velocemente i loro parabordi a causa del viluppo di cime e cimette che li bloccano insieme ad un windsurf affrancato alle draglie ; chiaramente sono di quelli che navigano con i parabordi appesi fuori. Alla fine li convinco a tirare fuori qualche altro parabordo, cerco di spiegargli qualcosa ma poi mi dò per vinto e finirò per fare la pace anche con loro. In tutto questo bailamme Giovanni è riuscito a trovare un imbarco sul taxi che lo porterà fino ai traghetti, solo il tempo per un saluto alla voce e siamo completamente orfani dei figli! Per consolarci, dopo aver affidato la bombola del gas ad un tipo che a carissimo prezzo ce la carica, noleggiamo dallo stesso tipo uno scooter  con cui poi ci spostiamo a Hvar. La strada per l arrivarci ha degli scorci bellissimi, e la città è tutta da vedere : le fortezze spagnola e napoleonica che si stagliano sulle colline, il mandracchio, la grande piazza, i palazzi, le chiese, anche il lungomare pur sovraffollato di turisti, tutto merita che ci si spenda un po’ di tempo! L’ impressione è di gran lunga migliore di quella che avevo avuto arrivandoci da mare e stando qualche ora all’ ancora nella bolgia delle acque antistanti, insieme ad una moltitudine di altre barche e barchette e barconi, contiamo comunque di ritornarci quando andremo a Palmizana. Ceniamo in un locale simpatico in città, e poi ritorniamo a Cittavecchia sempre, ovviamente, con lo scooter.

mercoledì 19 agosto
Abbiamo ancora lo scooter a nostra disposizione, e ne approfitto per fare un giro andando prima al pontile dei traghetti per vedere se lì si può fare il biglietto per tornare da Ragusa-Dubrovnick in Italia e poi fino a Vrboska – 43 10 46 N, 16 40 41 E, – alla ricerca di un distributore perchè le taniche di riserva di gasolio sono ormai tutte vuote. Vrboska è un altro bel posto, un lungo fiordo che si incunea nell’ isola dando ormeggio ad una moltitudine di barche; riempio la tanica e torno a Starigrad. Con Nanà andiamo nuovamente alla biglietteria per procurarci l’ imbarco da Ragusa per il giorno 28/8, e poi la porto a vedere Vrboska. Per mezzogiorno o poco più siamo di nuovo al porto dove restituiamo lo scooter, saldiamo il conto del Marina, 30€, rabbocchiamo il gasolio, e ci trasferiamo in una delle baiette – 43 13 06 N, 16  33 06  E – NW della città, dove ci ancoriamo con cavi a terra vicino -ma non troppo- ad una barca francese ; nei dintorni qualche altra barca. Maestrale deciso ma siamo ben ridossati, l’ ormeggio non ci dovrebbe dare problemi. Bagno, pranzo, pennica e pomeriggio tranquillo ; cena in barca, finalmente si risparmia qualcosa, e poi a dormire sotto un bel cielo magnificamente stellato.

i palazzi di Cittàvecchia-Starigrad

giovedì 20 agosto
partiamo alle 9.30, con tempo buono, diretti su capo Pelegrin – 43 11 48 N,  16 22 04 E – ; poco vento , qualche delfino che gioca fra noi e la costa sulla nostra sn : si avvicinano, si allontanano, poi se ne vanno definitivamente, sono i primi di questa vacanza.

Doppiato il capo la rotta è sulla baietta di Vlaka – 43 09 59 N, 16 22 11 E – ,  ad W e N di Palmizana – 43 09 45 N , 16 23 36 E – ; ancoriamo alla meno peggio , fondo scosceso ma tempo buono , e ci tuffiamo per un bagno ristoratore . C’ è una gran quantità di ricci piuttosto grandi, chissà se sono anche pieni. Ne apro qualcuno e li trovo pienissimi, straripanti : ne prendo un po’, non moltissimi, ormai siamo solo in due , li puliamo e conserviamo in frigo, e poi via a Palmizana. Bel marina (69 €),  relativamente rispettoso dell’ ambiente per quanto lo può essere un marina, servizi decorosi, uno spaccio con quel che serve e un ristorante accogliente : dimenticavo la piantina di pomodori alla radice del nostro pontile, vicino ad una doccia che la innaffia quanto serve, e che saccheggiamo accuratamente prima di vedere il cartello che lo proibisce qualche metro più in là : pazienza. Più tardi prendiamo il taxi per Hvar, o meglio il bus, quello dei poveri, per intenderci. Passiamo la serata a terra, oramai conosciamo la città come le nostre tasche, prenotiamo l’ albergo di Ragusa – Dubrovnick – 42 39 22 N, 18 04 34 E –  per i giorni 25, 26 e 27 (circa 285 €) e poi torniamo a Palmizana, dove ceniamo a terra nel ristorante del marina, anche questo molto piacevole.

La bellissima piazza principale di Hvar

venerdì 21 agosto
Ce la prendiamo comoda e partiamo verso le 11.00, dopo aver saldato il conto : 69 € e dire che Milna ci era sembrata una rapina ! Passiamo fra gli isolotti a levante del marina e facciamo rotta su Vis-Lissa – 43 04 44 N, 16 11 40 E – dove necessariamente dovremo fare gasolio. Ci avviciniamo al porto , stiamo per accostare a dx per entrare quando un Rowenta con bandiera -purtroppo- italiana che ci raggiungeva da poppa dà una sgassata e taglia la linea d’ arrivo in semiplanata pochi metri davanti a noi : complimenti, bella manovra ! Al distributore c’ è un’ altra barca, aspettiamo gironzolando, arriva il turno del Rowenta ma vediamo che ci mette un po’ troppo tempo, hanno finito col rifornimento ma non se ne vanno, come mai ? anche gli altri in attesa gironzolano sempre più vicini, che cavolo staranno facendo i motoscafisti ? dopo un po’ si vede un tizio che arriva di corsa, ma non troppo, sale a bordo, pagano e se ne vanno : erano arrivati lì senza soldi, son dovuti andare a cercare un Bancomat, mentre gli altri aspettavano i loro comodi ! Non potevano continuare ad andare nei villaggi turistici, invece di farsi la barca ? mah ! Riforniamo, riempiendo anche le tre taniche, e diamo fondo poco lontano, in mezzo allo specchio d’ acqua ; dopo un po’ si avvicina un gommone della Guardia Costiera e con buone maniere ci dice che, essendo in arrivo il traghetto, dobbiamo spostarci ; gli chiedo se posso stare altri 5′, mi dice di si, ci salutiamo e se ne va. Poco dopo salpiamo e ci muoviamo, usciti dal porto vediamo il traghetto che sta per entrare, ci teniamo larghi dalla sua rotta e ci salutiamo di nuovo con il marinaio col gommone che circola lì vicino. Usciti, seguiamo la costa verso levante alla ricerca di un posto dove fermarci per la notte ; Lissa è una meraviglia, almeno questa parte, : molto verde, costa rocciosa con una infinità di baiette, scogli ed isolotti che impongono una certa attenzione navigando vicino alla terra. Proseguiamo verso S, facendo lo slalom fra gli scogli, e decidiamo infine di fermarci a Rukavac – 43 01 14 N, 16 12 51 E -. Bagno, solito tran tran pomeridiano, poi il richiamo dei ricci di Palmizana non ci dà tregua, e passiamo alla cucina : preleviamo come al solito l’ acqua calda dal boiler e poco dopo due piatti di fettuccine fumanti ai ricci sono in tavola : che schianto ! non li dimenticheremo. Andiamo a dormire pensando alla tappa di domani per Curzola – 42 57 31 N, 17 08 13 E – , una delle tante stupendamente intatte cittadine medioevali che costellano le coste della Dalmazia : mia moglie, uscendo da non ricordo più quale museo, ha giustamente scritto sul libro delle firme “Venezia  , sei stata grande !”.

un faro sulla rotta per Vis

le meritate linguine con i ricci

sabato 22 agosto
La tappa di oggi è lunghetta, per le nostre abitudini, quindi partiamo presto ma senza esagerare, intorno alle 9.00. Al solito poco o niente vento , solo motore che continua a succhiare olio in misura preoccupante ; ma oramai sono rassegnato, ci sarà da metterci le mani di nuovo, di sicuro. Approfitto della lunga e noiosa smotorata per sistemare il boma meglio di come mi è stato consegnato, cambio i gerli che in origine erano sostenuti da un lungo elastico dalla trozza alla varea, e li fisso invece con le solite fascette da cablaggio ai ponticelli rivettati sotto il boma : così tutto è molto più pulito ed altrettanto funzionale : mi studio anche la posizione delle borose, annotando i punti dove rivettare i ponticelli su cui verrà dato volta il dormiente. Rimuovo poi i bozzelli su mastra e trozza dove fanno via le borose prima di andare ai verricelli sulla tuga : dalla poca esperienza di terzaroli fatta su Buonasperanza mi è parso di capire che le borose siano manovrabili a tiro diretto da vicino l’ albero, quindi elimino tutto quello che non è necessario ; se proprio rileverò l’ utilità dei verricelli sarò sempre in tempo a rimontare tutto l’ ambaradan. Per la regolazione della base qualcosa ho già fatto in precedenza, per completare il lavoro mi serve un bozzello doppio che troverò in Italia. Alle 15.00 arriviamo a Kneza – 42 58 37 N, 17 03 00 E – , e diamo fondo fra i due isolotti per il bagno ; niente pennica, ed alle 17.30 siamo in banchina a Curzola, dove a causa della risacca gli sfiati sulla banchina della diga foranea si fanno notare innaffiando i passanti e le poppe delle barche. In serata andiamo in città, dove non ci facciamo mancare la visita a quella che viene indicata come la casa di Marco Polo : in realtà il sito pare sia quello, ma la casa è stata demolita per poi essere riedificata con quello che noi oggi possiamo vedere ; visitiamo anche altri posti, fra cui la torre da cui si dominano i dintorni. Ceniamo quindi a terra dopo aver cercato a lungo, senza ritrovarla, la Konoba dove avevo cenato con Ugo un mese prima, circa. Era un posto piacevole in una piazzetta tranquilla, peccato non averlo ritrovato. La fine della vacanza si avvicina.

domenica 23 agosto
Solito pellegrinaggio in Direzione, solito conto salatissimo da 69 € per una notte : per il futuro sarà un imperativo sfruttare meglio le baie ed in seconda battuta i pontili dei ristoratori ; i marina solo in casi estremi o per i rifornimenti ! Anche in questo caso sfruttiamo l’ ormeggio fino all’ ultimo, tornando in città per qualche spesuccia ed un minimo di cambusa. molliamo alle 14.00, intenzionati a passare la notte a Pomena, sulla nostra ancora. Passiamo fra gli isolotti, davanti a Lumbarda – 42 55 29 N, 17 10 15 E – ,  e poi, usciti dal ridosso, puntiamo sulla punta NW – 42 48 19 N, 17 22 17 E – di Meleda-Mljet. Spero, dato l’ orario, di trovare un po’ di vento favorevole, ma così non è, c’ è foschia, ed il ponente solito di quest’ ora non si vede : pazienza ! Raggiungiamo Meleda e quindi Pomena , lasciandoci lo scoglio Skoj – 42 47 30 N, 17 20 05 E – a sn, alle 17.30, e ci ancoriamo  nella baia di Lokva – 42 46 54 N, 17 19 55 E – . So, per averlo letto da qualche parte, che con venti da N l’ ancoraggio soffre un po’, ma il Navtex mi rassicura prevedendo si vento durante la notte, ma non fortissimo. Ceniamo quindi a bordo, ma verso le 22  il vento rinforza non tanto, ma abbastanza da mettere in difficoltà un catamarano ed un’ altra barca che avevano messo dei cavi a terra : sul catamarano c’ è un bel po’ di trambusto, sono in chiara difficoltà, finalmente riescono ad allontanarsi da terra andando a dare fondo dalla parte opposta della baia , in una zona più riparata. La mia ancora tiene bene e presto posso andarmene in cuccetta a recuperare il sonno perso nel pomeriggio.
  
il centro storico di Hvar


la “sedicente” casa di Marco Polo, veneziano