CILE – Capo Horn, di Marco Massimo Marini
Aggiornamento al Notiziario RTM OCEANO ATLANTICO
Di Marco Massimo Marini
Ci siamo allontanati dalle coste di Wollaston per evitare i venti di caduta procedendo verso nord-ovest fino a Paso Norte. Da li comincerà la discesa fino al 56° parallelo sud fino a Horn. La navigazione è gradevole, ora senza l’anemometro facciamo stime a occhio e con un reale tra i 25-30 nodi si può dire sia una gran giornatona. Luis concorda per firmare con me queste condizioni fino a Ushuaia. E’ tornato il sorriso a bordo e ci godiamo questi momenti asciutti.
Spero che una volta arrivati a Paso Norte non ci siano troppi giri di vento per scendere a sud.
l’Armada de Chile di chiama per radio, parlano con Luis e chiedono le nostre condizioni ed eventuali avarie. La stazione di controllo di Capo Horn ha registrato venti fino a 68 nodi e Puerto Navarino di 60 nodi. Un’altra barca, un 40 piedi battente bandiera belga che era stanotte dietro di noi sono dovuti tornare indietro verso Isla Nueva, dove noi abbiamo avvistato i delfini, problemi di vele anche loro e niente altro. Nonostante le difficoltà chi naviga in questi mari difficilmente emette May Day, gli equipaggi sono preparati e le barche molto robuste, le difficoltà maggiori sono per la perdita di uomini in mare a seguito di marosi.
Ci confermano che il vento da ovest dovrebbe rimanere fino alla notte. Spero solo non giri a sud-ovest altrimenti con vento e corrente contro non riusciremo a scendere verso sud.
Siamo così vicini, eppure è tutto così complicato; un miglio di navigazione in questa area corrisponde a dieci miglia nelle acque mediterranee…
Sono le 17.00, Isla Middle l’abbiamo lasciata alla nostra sinistra, Paso Norte è a soli 10 miglia ma dobbiamo stringere per arrivarci sotto il più possibile. Comincia a farsi sentire la corrente, il Gps dice che la nostra velocità è di 3 nodi più 2 di corrente che ci sono tutti, ne approfitto per riposare un po’, mi butto a terra in zona tuga, abbiamo deciso di evitare di andare in cuccetta per essere pronti ad episodi come questa notte e non far sentire solo l’altro al timone.
Non ho fatto i conti precisi ma dall’ultimo controllo per doppiare Horn dovrebbero mancare 50 miglia, sarebbe magnifico lasciarlo alle spalle domani mattina presto, in questo caso avremmo il tempo per scappare a nord verso Lennox con la luce. Da li in poi tutta la corrente che abbiamo avuto a favore la troveremo contro ma almeno la soddisfazione di essere un “Hornier” penso ci farà essere più pazienti con le avversità.
La mia ora di riposo è volata, anzi Luis mi ha lasciato mezz’ora in più di bonus, ci confrontiamo un attimo e decidiamo di chiamare la stazione di controllo cilena per un ragguaglio, ci confermano vento nord-ovest 7 mare 6 pressione 990millibar. Non capisco, noi abbiamo il vento da ovest-sud-ovest di circa 25 nodi, forse 30 in raffica, abbiamo una sola spiegazione; questa è una risultante tra vento e isole, questo significa che quando saremo a Paso Norte avremo un taglio di vento, non ci resta che aspettare, tocca Luis riposare.
Questo passaggio sarebbe stato più saggio affrontarlo con la luce, in un taglio di mare come questo vedere i giochi di corrente e vento sarebbe stato meglio, penso rapidamente a quello che avevamo passato solo un giorno fa con il fiocco tangonato a seguito di una termica. Chiamo Luis, riduciamo ulteriormente la randa alla 3° mano e assicuro la nuova fettuccia della balumina intorno al boma.
Sappiamo che per le prossime 24 ore al massimo ci potrà scappare un riposino, quindi, meglio essere il più prudenti possibile, in più senza randa ci metteremo una vita a tornare a Ushuaia.
Siamo al traverso di Isla Dédalo, sono le 20.30 circa, la corrente gira da nord ovest a ovest, prendiamo un po’ velocità ma aumenta anche la deriva verso est.
l’idea è di salire ancora fino a quando il vento non ci girerà sulla prua, sperando non sarà troppo repentino.
Ne approfittiamo per ricaricare le batterie accendendo il motore e mettiamo in marcia, è una buona idea, nell’eventualità di pericolo.
Procediamo con una prua di 340° a 3 nodi anche se tra deriva e scarroccio i punti nave riportati sulla carta parla di una rotta vera di 005°!
Il vento cala, è instabile, decidiamo di mettere in marcia e velocizzare la nostra virata verso ovest, lascando le vele. Ora la corrente è quasi in prua, non facciamo più di 2 nodi, teniamo il riferimento di Isla Yellow in prua a 12 miglia da noi.
La fortuna ci assiste e il colpo di vento da nord ovest si completa in un minuto dandoci il tempo per poggiare fino a 230°, rotta perfetta per portarci a ridosso sotto il Falso Cabo de Hornos. A questa velocità sarà eterno arrivare a doppiare il Capo, cosa buona è che sarà già l’alba e questa è buona cosa. Non ho mai visto le onde del Pacifico, lunghe a perdita d’occhio e alte, chissà che effetto mi faranno. Ciò che importa è che ora io sia tranquillo, sono passati 30 anni quando un amico di mio padre ufficiale di navi mercantili ci raccontò il suo passaggio, ed ora, dopo tutto questo tempo tra sogni e organizzazione sono finalmente qui. E’ incredibile come pensieri così contrastanti possano coesistere tra loro, non posso dire di non essere un po’ in ansia ma sono anche eccitato. Vorrei riuscire a staccarmi dai miei pensieri, riuscire a mettermi in “standby” come nelle notti estive in Mediterraneo ma ora no…non mi viene proprio, la notte ha voce metallica, come una lamiera agitata per produrne dei suoni. Ho mille pensieri, spero solo non arrivi il vento di ieri in Bahia Nassau, pensare che in fondo non eravamo nemmeno in aperto Oceano. Provo immaginare qui i 60 nodi che mare possono alzare…abbiamo deciso che nei cambi che faremo da adesso in poi, oltre che legarci bene con cintura e cima, teniamo la chiusura stagna della tuga semi aperta nel caso si verifichino altre emergenze. l’unica cosa che mi manca in questo momento è la mia musica, melodica e dolce ma forte allo stesso tempo, trovo la musica classica molto simile a questi eventi; un moto tenebroso, allegro con brio, leggiadro e allegretto, possono descrivere bene gli eventi, Io mi accontento di scrivere un toccata e fuga senza lacrimosa.
Fa veramente freddo, sono contento sia ora del cambio, non che vada al caldo ma levarsi questi aghi dal viso per un’oretta non ha prezzo, sono vestito di indumenti belli asciutti, se ci sarà una prossima volta mi porterò un casco con la copertura facciale.
Un urlo di Luis mi sveglia di soprassalto, mi affaccio veloce, il suo sorriso mi tranquillizza quando si accorge che mi ero appisolato si scusa per esser stato troppo brusco. Ci confrontiamo sul da farsi e in breve decidiamo che prima di essere allo scoperto in Pacifico porteremo la barca al vento per ammainare la randa, da li in poi il vento dovrebbe essere tutto portante, corrente e tormentina spero saranno sufficienti e potremmo andare di conserva, sperando così di non dover andare a prua.
E’ ormai l’alba del 12 febbraio e sono passate da poco le 6 del mattino, dalla mezza notte ad ora abbiamo percorso poco più di 13 miglia nonostante il passo tra i 4 e 5 nodi, può sembrare un tormento ma basta farne l’abitudine aggiornando la propria scala di misura, tutto scorre veloce a parte la nostra velocità. Il vento risente del falso Capo ed è girato verso ovest, ne approfittiamo per ammainare la randa completando il tutto in modo rapido trovandosi già alla terza mano. Mi auguro che il vento non voglia girare a sud ovest e ci permetta la discesa per 180° fino al capo sud ovest di Isla Hermite che dista una decina di miglia, se così non fosse ci rimarrebbe solo il piano “B”, passando a nord dell’isola per poi scendere a Horn una volta arrivati ad Isla Jerdan. Non voglio trovarmi senza energie e nonostante non senta una particolare fame, ingurgito a forza qualcosa; frutta secca e gallette di riso, un pastone in bocca che mi ricorda anche di quanto sia importante bere.
Siamo in Pacifico, me ne accorgo dal mare, le onde si allungano e all’alzarsi del mare aumenta la mia emozione, la luce regala solo due colori; un grigio che unisce cielo e mare e il nero cupo delle terre che ci circondano, ciò nonostante, in questo angolo sperduto sento il pulsare del mondo, come se vento e onde fosse il respiro di una belva assopita.